All’Asilo Notturno la fragilità diventa speranza


All’Asilo Notturno di Monza – in via Raiberti, gestito dalla Conferenza San Piergiorgio Frassati della Società di San Vincenzo De Paoli – ogni giorno si incrociano storie diverse, unite da un filo comune: la fragilità che diventa speranza. Qui non si trova soltanto un letto o un pasto caldo, ma uno sguardo capace di restituire dignità.
Storie di rinascita
C’è chi arriva con un passato segnato dal dolore. Un uomo di 60 anni, dopo vent’anni di carcere, racconta: «A vent’anni le prime sparatorie, poi le rapine a mano armata. Ho speso 250 mila euro in un anno tra cocaina, macchine e donne. Oggi mi sento uno scarto, ma qui trovo ristoro e speranza. Nessuno mi giudica».
Ben, oggi custode della struttura, ne è la prova vivente: da ospite fragile e in difficoltà è diventato punto di riferimento quotidiano. «Sa cosa significa stare dall’altra parte – sottolinea Andrea Maestri, presidente della Conferenza – e lo dimostra con dedizione e cura».
Ci sono anche storie di solitudine improvvisa, come quella di un meccanico 60enne rimasto senza famiglia dopo una vita di lavoro, o quella di un giovane di 30 anni con fragilità psichiche, che qui ha trovato ascolto e voglia di ricominciare. E non mancano le famiglie, come Stefano, costretto a chiedere aiuto nonostante un lavoro che non basta a garantire una vita dignitosa.
Oltre il letto e il pasto
L’Asilo Notturno non è solo assistenza materiale. È uno spazio di ascolto e accompagnamento. Claudia Beltrame, membro dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Centrale di Monza della Società di San Vincenzo De Paoli, ricorda un incontro speciale: «Un uomo, appoggiato alla sua vecchia bicicletta, mi ha preso la mano senza chiedere nulla. Mi ha solo ringraziato. Ho capito che il nostro servizio non è distribuire pasti o preparare letti: è restituire valore a chi troppo spesso si sente invisibile».
I numeri dell’impegno
L’Asilo mette a disposizione 36 posti letto (per un massimo di 90 giorni), distribuisce circa 140 pasti al giorno ed è sostenuto da 10 soci e 35 volontari. A mezzogiorno chiunque può sedersi a tavola per un pranzo caldo; la sera, la cena è riservata agli ospiti, ma chi bussa riceve comunque un sacchetto completo.
La forza dell’accoglienza
«Ciò che la società definisce grave marginalità – ricorda Stefano Bellini, presidente della San Vincenzo di Monza – per noi è l’incontro con persone che custodiscono ancora possibilità di inclusione e riscatto. Basta saperle riconoscere e accompagnare».
Ogni giorno, tra le mura dell’Asilo Notturno, la solitudine lascia spazio alla speranza. E ogni gesto concreto diventa un passo verso la rinascita.
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