Allenamento Reax Chain: come allenarsi con le catene

Ottobre 4, 2025 - 02:00
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Allenamento Reax Chain: come allenarsi con le catene

QUANTE VOLTE, durante una sessione di allenamento, il gesto di sollevare un manubrio di ghisa diventa faticoso e, in fondo, anche un po’ ripetitivo? E perché, quando si alza un peso, si ha sempre la sensazione di stimolare solo il distretto polso-braccio-spalla, mentre il resto del corpo rimane quasi inerte? Ma il vero rischio è che, a lungo andare, con la pesistica tradizionale il fisico cambi forma, perdendo bellezza, armonia e, per le ragazze, anche un pizzico di femminilità. Un’alternativa esiste e si chiama Reax Chain. Un attrezzo a forma di catena, composto da una serie di grossi anelli snodati e collegati fra loro, mobili e morbidi al tatto, che rendono il peso instabile e dinamico.

Cos’è il Reax Chain?

«A differenza di manubri, kettlebell e bilancieri rigidi, la Chain oscilla e si muove durante gli esercizi. Questo aumenta la reattività e la plasticità di tutto il corpo», spiega Alessandro Barbero. Direttore generale della Reaxing Academy, team di formazione interno a Reaxing, brand italiano specializzato in tool innovativi per l’allenamento funzionale e neuroreattivo. «Quando si lavora con i pesi standard, si innescano due fasi, una concentrica e una eccentrica, con due momenti di stop. Un primo sforzo serve per alzare il carico, poi si fa una brevissima pausa, e infine si rilasciano i muscoli riportando il peso nella posizione iniziale. In questo modo, però, il movimento risulta sequenziale e frammentato, mentre con la Chain diventa ciclico e continuo», chiarisce l’esperto.

Courtesy Press Office

Allenarsi con le catene, quindi, anche con sottofondo musicale, consente di entrare in un flusso motorio che coinvolge il corpo nella sua interezza. Con vantaggi a livello di postura, equilibrio, coordinazione e tonicità. Il nome “chain” richiama il concetto di catena muscolare, in quanto l’input che si ottiene utilizzandola determina un’attivazione della fascia, il sistema di tessuto connettivo profondo che avvolge e collega muscoli e organi. Non a caso è proprio sulla fascia che lavorano anche alcune leggende viventi del fitness mondiale. Come Gunnar Peterson, nume tutelare delle palestre più esclusive di Beverly Hills. Celebre per aver rivoluzionato il training funzionale e per essere stato il punto di riferimento di star internazionali del calibro di Jennifer Lopez e Hugh Jackman. Oltre che di svariati campioni di football americano e basket.

E come Bill Parisi, fondatore della Parisi Speed School, autore del manuale bestseller Fascia training. A whole-system approach. Ma attenzione: grazie alle catene, la sollecitazione sulla fascia diventa ancora più intuitiva ed efficace e lo scarico a terra dei pesi risulta più naturale e diret- to. «Le Chain sono sicure sia per l’utente, sia per l’ambiente dove si maneggiano. Infatti, l’anima d’acciaio è rivestita con schiuma poliuretanica e un tubolare di tessuto sintetico. Se scivolano su un piede o sul pavimento, non accade nulla», conferma Barbero.

Chi può usare le “catene”?

«Inoltre possono essere utilizzate anche da adolescenti e over 65, con la possibilità di scegliere fra due tipologie. Le catene da due anelli, proposte in coppia nelle versioni da 1, 2 e 3 kg, ideali per il lavoro sulle braccia e per prevenire l’antiestetico effetto pellicano. E quelle a cinque anelli, con peso da 2 a 8 kg, indicate per scolpire spalle, pettorali, décolleté, e per rinforzare schiena e punto vita». C’è poi un video tutorial con circa 130 esercizi, dal più semplice al più articolato. Si spazia dagli squat (con le catene appoggiate sulle spalle) alla camminata (tenendo l’attrezzo sulla testa), dalle sforbiciate (con i pesi infilati alle caviglie) fino alle rotazioni delle braccia che rafforzano il core (da eseguire impugnando lo strumento più lungo alle due estremità). Qualunque sia la sequenza scelta, «ogni catena genera delle micro destabilizzazioni continue che costringono il corpo ad adattarsi istantaneamente ai cambiamenti. Con benefici garantiti anche in caso di carico basso», puntualizza il trainer.

E non è tutto. «La Chain si muove nello spazio su più piani, assecondando il movimento umano naturale, ma ci abitua allo scarto improvviso e al cambio di direzione, sollecitando il cervello ad attivare circuiti di reazione rapida. Questa è un’ottima pratica pure mentale, perché ci abitua ad affrontare con prontezza gli imprevisti quotidiani. In effetti, oggi viviamo in contesti sempre più artificiali, poveri di stimoli, ed è fatale che poco alla volta i sensi si atrofizzino. Ma quando il corpo risulta più sveglio e ricettivo, anche la risposta neurale diventa più agile e brillante».

Così, una volta tanto, la catena non chiude porte ma spalanca orizzonti. In palestra e non solo.

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