Bed rotting, il “marcire a letto” che divide: tra self-care e disagio psicologico

Trascorrere giornate intere a letto guardando serie, chattando o scorrendo video sui social: il “bed rotting” è diventato una pratica virale tra gli adolescenti. Ma per Cristian Pagliariccio, psicologo dell’educazione dell’Ordine Psicologi del Lazio, non sempre si tratta di un comportamento innocuo
“Bed rotting”, che in inglese significa letteralmente “marcire a letto”, è l’immagine di corpi che scelgono l’immobilità, rifugiandosi tra cuscini e coperte per ore, talvolta per intere giornate. Non è sonno né vera quiete: è un tempo sospeso, riempito da schermi che scorrono, serie che si susseguono, chat senza fine, spuntini consumati senza fame. Negli ultimi due anni questo modo di fermarsi ha conquistato la rete, affascinando adolescenti già dai 13-14 anni. In quel lasciarsi andare, molti vedono un argine contro «la pressione ad essere sempre produttivi», spiega lo psicologo Cristian Pagliariccio, in un’intervista a Voce della Sanità. Nei post e nei video, tanti giovani hanno trovato riconoscimento e appartenenza, contribuendo a trasformare l’eccezione in normalità. Ma non basta che un comportamento diventi comune perché sia davvero salutare. «È importante comprendere che un fenomeno non è adeguato solo perché è diffuso», avverte Pagliariccio.
Il bed rotting non è un vero riposo
All’apparenza il bed rotting può sembrare un modo innocuo per recuperare energie. In realtà, chiarisce Pagliariccio, «non è un’attività ristoratrice, anche se tollerabile entro certi limiti, così come non lo sono bere alcol o fumare per rilassarsi. Le prime volte può funzionare, ma alla lunga perde di efficacia».
La differenza con le attività rigeneranti è netta: una passeggiata, lo sport o anche una semplice uscita con amici lasciano una sensazione di slancio e motivazione. Con il bed rotting accade l’opposto: «Se un’attività non aiuta a ripartire, anche se procura piacere, non si tratta di un’attività benefica». Il campanello d’allarme suona quando il comportamento diventa frequente, per più giorni consecutivi, e comincia a influire sulla qualità della vita. «Diventa un segnale di disagio se fatto in automatico senza pensarci», osserva lo psicologo.
I rischi per sonno, autostima e relazioni
Restare a letto per lunghi periodi altera il ciclo sonno-veglia, compromettendo le fasi necessarie al recupero e alla crescita cerebrale. Non solo: definendosi come persone “pigre e stanche”, i ragazzi rischiano di intaccare l’autostima, aprendo la porta a depressione e ansia. Anche la vita sociale può subire conseguenze significative. «Le relazioni diventano problematiche quando il bed rotting prende il sopravvento – spiega Pagliariccio –. Ci si isola, si trascurano gli impegni, aumentano i conflitti».
Il ruolo dei social nella normalizzazione
Dietro al successo del bed rotting c’è anche l’azione, diretta e indiretta, dei social network. Per le piattaforme, osserva Pagliariccio, questa pratica è «un enorme vantaggio economico, perché contribuisce a mantenere gli utenti sempre collegati». Non stupisce che i contenuti che lo rappresentano lo facciano spesso apparire simpatico e desiderabile. Il rischio più grande è che i giovani non riescano più a distinguere tra momenti di riposo salutari e quelli illusori. «Così si peggiora la salute mentale e si ritardano le richieste di aiuto», avverte. Per chi frequenta l’università, in particolare se fuorisede, questo comportamento può tradursi in procrastinazione, con conseguenze tangibili: saltare lezioni, rimandare esami, compromettere il percorso di studi.
Strategie per uscirne
Per invertire la rotta, occorre tornare a esperienze realmente rigeneranti. «Può essere utile disconnettersi, fare un po’ di digital detox, passeggiare, socializzare, soprattutto in contesti naturali», propone lo psicologo.
Un esercizio semplice consiste nell’automonitoraggio: fermarsi ogni ora, segnare un “+” se si sente di avere più energia per ripartire, annotandolo su carta o su una chat privata. A fine giornata, contare i segni e riflettere con onestà sul risultato. «Così si impara a distinguere ciò che rigenera davvero da ciò che invece logora, pur dando piacere nell’immediato». Il ruolo di famiglia e scuola è fondamentale, anche se non sempre facile da esercitare. «Spesso anche le persone adulte hanno difficoltà a rilassarsi – sottolinea Pagliariccio –. Se c’è bisogno, chiedere aiuto è lecito. L’introduzione di psicologi e psicologhe a scuola potrebbe essere una risorsa preziosa per tutta la comunità».
«Ai giovani dico: esplorate la vita»
Il messaggio finale è rivolto direttamente a ragazzi, genitori e insegnanti. «Alle persone giovani chiedo di esplorare la vita, per sviluppare più strategie tra le quali scegliere, oltre al bed rotting. Ai genitori e a chi insegna ricordo l’importanza di pratiche emotivamente attente nel dosare fatica e recupero, per prevenire la tendenza ad arrivare a sfiancarsi fino a sentire il bisogno di ‘marcire a letto».
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