Case buone e comunità complete. Le nuove linee guida della Cina per realizzare città più verdi e resilienti

Settembre 9, 2025 - 14:30
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Case buone e comunità complete. Le nuove linee guida della Cina per realizzare città più verdi e resilienti

BEIJING. Il 15 agosto 2025, mentre in Italia si discuteva sull’accesso libero alle spiagge, il Comitato centrale del Partito comunista cinese e il Consiglio di Stato hanno diffuso le nuove linee guida “Opinioni sulla promozione dello sviluppo urbano di alta qualità” per rendere più equilibrato lo sviluppo urbano del Paese. Il testo, pubblicato dall’agenzia Xinhua il 28 agosto, è molto importante poiché delinea la strategia nazionale fino al 2035 al fine di trasformare le città cinesi in motori di innovazione, sostenibilità e qualità della vita. È in corso un vero e proprio cambio di mentalità: dalla quantità alla qualità. Tradotto: non più crescita rapida ed espansione a macchia d'olio, ma consolidamento e miglioramento dell'esistente.

Adesso la priorità è rendere i centri urbani moderni a misura di popolo attraverso politiche mirate su innovazione tecnologica, servizi pubblici, ed aree verdi. La necessità da soddisfare è quella di migliorare la qualità abitativa. Non a caso si parla di “case buone e comunità complete”: sicure, verdi, intelligenti e accessibili. Il governo promette di accelerare la riqualificazione dei villaggi urbani e degli alloggi degradati, sostenendo sia la ristrutturazione sia la ricostruzione di quartieri con servizi integrati, spazi verdi, e mobilità sostenibile. In questa prospettiva di protezione dell’ambiente, le città custodiscono la memoria storica. A tal fine si prevedono, di fianco a indagini sistematiche sui centri storici, piani di tutela dei quartieri antichi e del patrimonio materiale e immateriale, e un’architettura più armonica, cioè a dire più attenta all’estetica cinese e alla sostenibilità. Sinergie tra tecnologia e arte, creano aree urbane che, teoricamente, dovranno essere anche spazio di innovazione creativa.

In questo contesto, i grandi poli urbani come Jing-Jin-Ji (Pechino-Tianjin-Hebei), il Delta del Fiume Yangtze e l’Area della Baia di Guangdong-Hong Kong-Macao hanno un ruolo trainante e sono destinati a diventare city cluster di livello mondiale. Ma tutto ciò non basta. Le autorità intendono rafforzare la crescita di aree centrali interne come Chengdu-Chongqing e il Medio Yangtze in modo tale da sostenere la trasformazione delle città in declino demografico e delle aree minerarie. Dal testo, si può dedurre che una delle parole chiavi è integrazione. Questa interessa infrastrutture interconnesse, servizi condivisi, governance coordinata tra città e zone rurali.

Uno degli aspetti molto interessanti è che le città dovranno diventare laboratori di innovazione per cui politiche orientate al sostegno alla ricerca di base, allo sviluppo di tecnologie dirompenti, alla crescita delle industrie emergenti e dei servizi avanzati diventano componenti essenziali. Dunque particolare attenzione viene riservata alla valorizzazione del patrimonio edilizio esistente, ad esempio con piani di riuso di fabbriche dismesse, quartieri obsoleti e infrastrutture sottoutilizzate. Ed ecco che qui vengono in rilievo gli aspetti finanziari o per farla breve i soldi. Infatti, il documento ribadisce la responsabilità primaria dei governi locali mettendo in guardia contro la creazione di indebitamento occulto. Così è promosso un sistema di finanziamento più trasparente e sostenibile. Investimenti pubblici mirati, attrazione di capitali privati regolati e strumenti finanziari innovativi diventano cruciali. 

Il fulcro “green” del documento riguarda la transizione a basse emissioni di carbonio e il rafforzamento della dimensione eco-sistemica. Tra le priorità urgenti:

  1. efficienza energetica e idrica nell’industria,
  2. riduzione graduale delle produzioni ad alta intensità di carbonio,
  3. edilizia verde e materiali innovativi,
  4. promozione della mobilità sostenibile e del trasporto pubblico,
  5. diffusione del riciclo e della raccolta differenziata.

Le linee guidano non trascurano la dimensione della sicurezza urbana: controlli più severi sugli edifici, limiti ai grattacieli, ristrutturazione delle case prefabbricate degli anni ’80, nuove regole per gas urbano, traffico e sostanze pericolose. Viene rafforzata la rete sanitaria pubblica, con centri regionali di prevenzione e risposta alle emergenze epidemiche, ospedali dedicati e magazzini di scorte mediche. In parallelo, si pianifica una maggiore capacità di risposta a catastrofi naturali e climatiche, con sistemi di drenaggio anti-alluvione, infrastrutture “a doppio uso” (ordinario ed emergenziale) e piani per rifugi urbani.

Sul fronte istituzionale, le province e le città avranno una responsabilità diretta nell’attuazione. Si punta su governance digitale con caratteristiche cinesi (piattaforme unificate, smart city, servizi online), maggiore partecipazione dei cittadini e delle comunità locali, e modelli di collaborazione tra partito, amministrazioni, imprese e società civile.

In conclusione, la Cina lancia un piano ambizioso: trasformare le città in spazi più verdi, più sicuri, più inclusivi e culturalmente vivi. Un progetto che coniuga modernizzazione e tradizione, sviluppo economico e coesione sociale, apertura internazionale e centralità delle istituzioni. Dunque, l’interrogativo finale è: ce la farà la Cina a realizzare il sogno di avere città moderne a misura di cittadino, capaci di coniugare innovazione, qualità della vita e resilienza ecologica.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia