Caso Almasri, indagato anche il capo di gabinetto di Nordio: Bartolozzi nel mirino per “false dichiarazioni” ai pm

Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del ministero della Giustizia e più fidata collaboratrice del Guardasigilli Carlo Nordio, è stata iscritta nel registro degli indagati dalla Procura di Roma per “false dichiarazioni” ai giudici del tribunale dei ministri nell’ambito dell’inchiesta sulla scarcerazione del criminale libico Osama Almasri avvenuta il 21 febbraio scorso, con la scelta di rimpatriare il tagliagole a Tripoli su un volo di stato dei servizi segreti nonostante il mandato di cattura della Corte penale internazionale dell’Aja.

Una decisione che non sorprende. I giudici del Tribunale dei Ministri negli atti inviati al Parlamento in merito proprio alle indagini sulla vicenda Almasri, con cui hanno chiesto l’autorizzazione a procedere per lo stesso Nordio, per il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e per il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano (la premier Giorgia Meloni era stata invece archiviata), avevano chiarito che Bartolozzi aveva fornito una “versione dei fatti”, nel ricostruire le fasi che portarono alla liberazione e al rimpatrio del torturatore, “sotto diversi profili inattendibile e, anzi, mendace”.

Da qui l’accusa dei magistrati capitolini relativa all’articolo 371 del codice penale, ovvero “falso giuramento”, in merito alle informazioni fornite al Tribunale dei Ministri nell’inchiesta che vede Nordio indagato per omissione di atti di ufficio e favoreggiamento.

Nella giornata di mercoledì la Giunta per le autorizzazioni si riunirà per arrivare al voto sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dei tre membri del governo Meloni: un appuntamento che potrebbe essere occasione per verificare se allargare l’immunità alla stessa Bartolozzi, di cui il capo di gabinetto di Nordio non gode non essendo parlamentare o ministro della Repubblica.

Lunedì invece, racconta Repubblica, la stessa Bartolozzi sarebbe stata vista a Palazzo Chigi: ad attenderla vi sarebbe stato il sottosegretario Mantovano e probabilmente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. D’altra parte l’indicazione fornita dal ministro Nordio sulla questione è nota a tutti: difendere a spada tratta la sua fedelissima, facendo quadrato sul capo di gabinetto del Guardasigilli.