Delitto di Garlasco, consulenti pm segnalano possibili contaminazioni del DNA sulle unghie di Chiara Poggi

Settembre 12, 2025 - 15:30
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Delitto di Garlasco, consulenti pm segnalano possibili contaminazioni del DNA sulle unghie di Chiara Poggi

I consulenti della Procura di Pavia, Carlo Previderè e Pierangela Grignani, hanno evidenziato che non è possibile escludere un imponderabile impatto di contaminazioni, anche minime, del DNA sulle unghie di Chiara Poggi. La relazione genetico-forense è stata acquisita agli atti del maxi incidente probatorio genetico: il 26 settembre si tornerà in aula per discutere la richiesta di proroga presentata dalla perita Denise Albani per ottenere tempo necessario a ulteriori approfondimenti.

Metodologia e risultati precedenti

Per quanto riguarda i profili genetici delle unghie, Albani intende ottenere i dati grezzi dei tracciati elettroforetici realizzati nel 2014 dal professor Francesco De Stefano, oggi in pensione, che all’epoca era perito della Corte d’assise d’appello di Milano nel processo che condannò Alberto Stasi a 16 anni di reclusione. Gli esperimenti di De Stefano sui residui dei margini ungueali della mano destra e sinistra della vittima avevano dato risultati incostanti e gravati da artefatti dovuti a possibile degradazione e contaminazione, senza fornire indicazioni positive di identità su un soggetto maschile.

Possibilità di comparazioni con nuovi indagati

I consulenti dei pm Napoleone, Civardi, De Stefano e Rizza ritengono che le tracce individuate nel secondo round di esperimenti possano essere utilizzate per confronti con i DNA del nuovo indagato, Andrea Sempio, e di Alberto Stasi. In particolare, uno degli aplotipi del cromosoma Y, pur non identificando un singolo individuo ma una serie di soggetti imparentati in linea paterna, potrebbe essere sovrapponibile al campione prelevato su Sempio da oggetti personali nel 2016.

Fenomeni artefattuali e minime contaminazioni

La relazione sottolinea inoltre che la mancata replica dei profili sulle unghie, dovuta alla scarsità del materiale biologico, apre alla possibilità di fenomeni artefattuali di amplificazione o minime contaminazioni. Già ad agosto era emerso che nella bocca di Chiara Poggi non fosse presente alcun “Ignoto 3”, ma un profilo genetico contaminato da un altro cadavere sottoposto ad autopsia. I consulenti evidenziano come queste anomalie possano avere avuto un impatto sui risultati precedenti, pur riconoscendo la coerenza metodologica della perizia del 2014.

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Redazione Redazione Eventi e News