Delitto Garlasco, accertamenti della Gdf sui conti correnti del gip che archiviò Sempio

Nuovo colpo di scena nelle indagini collegate al delitto di Garlasco. Nell’inchiesta sull’ex Procuratore di Pavia, Mario Venditti, la Guardia di finanza ha chiesto alla Procura di Brescia di svolgere “mirati accertamenti bancari” anche nei confronti del magistrato Fabio Lambertucci, attualmente giudice del dibattimento penale a Pavia, e il gip che il 23 marzo 2017 su richiesta di Venditti, della sostituta Giulia Pezzino e del Procuratore Giorgio Riposo archiviò il primo fascicolo su Andrea Sempio per l’accusa di omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. E’ quanto emerge da un’annotazione di polizia giudiziaria, visionata da LaPresse, e depositata agli atti del tribunale del riesame di Brescia dove martedì 14 ottobre è fissata udienza sul ricorso di Venditti contro la perquisizione dello scorso 26 settembre.
Nell’informativa dei militari del Gico di Brescia, datata 30 luglio 2025 e inviata alla pm di Brescia Claudia Moregola, si rende conto di un’ulteriore nota del Gruppo guardia di finanza di Pavia, identificata con il codice numerico 0392423/2025 del 25 giugno 2025, con cui si chiede “l’autorizzazione all’accesso all’Anagrafe dei Rapporti finanziari” per analizzare conti correnti, liquidità e giacenze di una serie di persone sul periodo che va dall’1 dicembre 2016 al 31 dicembre 2017.
Indagini anche sulla famiglia Sempio
Oltre al gip Lambertucci, 61 anni originario di Macerata, le analisi bancarie richieste sono sullo stesso Sempio, la madre Daniela Ferrari, il padre Giuseppe Sempio, la nonna Ernestina Mangiarotti, la zia Ivana Sempio, l’altra zia Silvia Maria Sempio, lo zio acquisito Amilcare Adami, l’avvocato Ermanno Cappa, le figlie Paola e Stefania Cappa, il cugino di Chiara Poggi, Cesare Cappa e la zia della 26enne uccisa il 13 agosto 2007, Rosa Maria Poggi. Da quanto risulta la Procura di Brescia ha rigettato la richiesta dei militari di disporre decreti di esibizione da notificare a banche e istituti di credito sull’intera famiglia Cappa-Poggi mentre sono stati autorizzati quelli sulla famiglia Sempio, sull’ex aggiunto Mario Venditti e sui carabinieri Andrea Spoto e Silvio Sapone, entrambi nella squadra di polizia giudiziaria di Venditti.
Il padre di Sempio: “Accusare mio figlio non è una difesa”
Quella di Alberto Stasi e dei suoi difensori “non è una difesa è una accusa verso la mia famiglia“. C’è un altro passaggio degli appunti della famiglia di Andrea Sempio agli atti dell’inchiesta della Procura di Brescia sull’ex aggiunto di Pavia, Mario Venditti. “L’accusa di Stasi verso i Sempio perché sono loro che hanno fatto seguire mio figlio Andrea accusandolo con il dna”, annotano i genitori Giuseppe Sempio e Daniela Ferrari nella seconda pagina, scritta a penna in corsivo non comprensibile in tutti i suoi passaggi e talvolta con errori di ortografia, trovata dai carabinieri durante le perquisizioni del 14 maggio 2025 nella loro casa di Garlasco in via Canova all’interno di un “quaderno-rubrica” in corrispondenza della lettera “R” dello stesso. “Quindi – scrivono – non è una difesa è una accusa verso la mia famiglia“. Nell’appunto del 2017, erroneamente datato 2016, la famiglia sembra prefigurasi vari scenari probabilmente dopo essersi consultata con i propri legali. “Cosa succede? – scrivono – se i Giarda (allora difensori di Alberto Stasi ndr) presentano un’istanza a Brescia”. In un altro passaggio si legge che “se archivia l’indagine dovrebbe mettere il nome del soggetto sull’archiviazione (Sempio Andrea) così non può essere indagato per lo stesso motivo il Dna”.
Gdf: “I Sempio parlano chiaramente di pagare avvocati”
“Dalla lettura delle intercettazioni ambientali effettuate dai carabinieri, emerge un chiaro riferimento ai presunti pagamenti della famiglia Sempio nei confronti dei legali di fiducia dell’epoca”. Lo scrive il Gico della guardia di finanza di Brescia in un’informativa agli atti del Tribunale del Riesame di Brescia, redatta dal luogotenente Davide Canalicchio, depositata nel ricorso contro la perquisizione intentato dall’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti. Nell’intercettazione ambientale del 9 febbraio 2017, 24 ore prima dell’interrogatorio di Sempio in Procura a Pavia in cui rigetta le accuse di aver ucciso Chiara Poggi a Garlasco, il padre Giuseppe Sempio afferma che “adesso bisogna che troviamo la formula di pagare quei signori lì”.
Alla domanda della moglie su chi intendesse, risponde: “Eh, portare i soldi all’avvocato”. I militari identificano i “legali di fiducia” da pagare in Massimo Lovati, ancora oggi difensore dell’amico di Marco Poggi con la collega Angela Taccia, e nell’allora difensore Federico Soldani. In un altro passaggio della stessa informativa, tuttavia, i finanzieri aggiungono che “le modalità prospettate sembrano più vicine all’ipotesi di dover pagare in maniera occulta persone diverse, indicate come ‘quei signori lì’, piuttosto che i difensori di fiducia”. Secondo gli investigatori ci sarebbero delle “anomalie” che troverebbero “riscontro” nell’ormai noto ‘pizzino’ sequestrato ai Sempio. Si tratta del doppio biglietto, datato erroneamente 4 febbraio 2016, che è stato trovato in un cassetto del soggiorno all’interno di una rubrica marca Pigna di colore verde in corrispondenza delle lettere Q e R con la scritta “VENDITTI GIP ARCHIVIA X 20. 30. euro”. Secondo gli inquirenti si tratta in realtà di “20.000 o 30.000 euro” e lo si desume dalla presenza del “punto dopo le cifre 20 e 30”.
‘Dentro la notizia’, Venditti non consegna password pc e cellulare
Oggi, venerdì 10 ottobre, a “Dentro la notizia”, su Canale 5, novità sull’indagine che riguarda l’ex procuratore di Pavia Mario Venditti che, durante la prima inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, chiese e ottenne per due volte l’archiviazione per Andrea Sempio, l’amico del fratello della ragazza.
Nella puntata che andrà in onda stasera, il conduttore Gianluigi Nuzzi ha reso noto che, durante la perquisizione a Mario Venditti, sono stati sequestrati il telefono cellulare e il computer, ma l’ex procuratore si è rifiutato di fornire ai militari della Guardia di Finanza i codici segreti per accedere ai dispositivi. Ora la Procura di Brescia dovrà fare istanza all’azienda produttrice per poter accedere ai device in questione; tutto questo allungherà i tempi delle indagini. Ulteriori approfondimenti sul caso verranno affrontati stasera a “Quarto Grado”, in prima serata su Retequattro.
Ordine avvocati: “Processo-show è ferita per giustizia”
“Ogni volta che un processo si trasforma in spettacolo la giustizia perde qualcosa della sua essenza. Non è solo una questione di stile o di opportunità: è una ferita per chi, ogni giorno, opera nel silenzio delle aule per dare voce ai diritti. La giustizia ha bisogno di serietà, non di palcoscenici”. Così il presidente dell’ordine degli avvocati di Milano, Antonino La Lumia, in una nota con cui fa riferimento all’inchiesta sul delitto di Garlasco. La Lumia richiama la “necessità di preservare la dignità e la misura del linguaggio forense nello spazio pubblico”. Nel suo commento il presidente ribadisce che la libertà di espressione, principio che l’avvocatura difende quotidianamente, non può mai essere disgiunta dal dovere della responsabilità. “La continenza non è debolezza, ma la forma più alta di forza morale – afferma – la capacità di trattenere quando tutti gridano, di ragionare mentre gli altri semplificano, di non cedere alla tentazione di un microfono o di un titolo facile”. Il presidente dell’ordine meneghino invita i professionisti a custodire “l’etica della continenza come principio cardine della deontologia forense”. “Difendere la giustizia significa anche difendere il suo linguaggio – conclude La Lumia -. Restituirgli sobrietà, precisione e verità. A volte il silenzio non è assenza, ma rispetto: il modo più alto per lasciare che la verità trovi la propria strada, senza che nessuno la sovrasti”.
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