Don Giovanni, applausi per il debutto al Teatro Carlo Felice


Genova. Applausi convinti per la prima del Don Giovanni, titolo voluto dal nuovo corso del Teatro per il debutto di stagione.
Un allestimento ormai celebre, quello del 2010 di Damiano Michieletto (qui regia ripresa da Elisabetta Acella) per il Teatro La Fenice, che ha conquistato tanti in platea e fatto storcere il naso a qualcuno. Una scenografia tutta in interni (cimitero compreso, sostituito da una bara aperta), ma dal significato evidente e da cui emerge tutto il messaggio che il regista ha voluto dare dall’inizio alla fine. Un messaggio che è arrivato sino ai giorni nostri: Don Giovanni (ovvero la seduzione, ma anche la libertà di vivere la propria vita senza pentimenti sino alla fine, pagandone le conseguenze) è un aspetto così importante dell’umanità che senza di esso non è esistenza. Non è un caso che i personaggi, una volta terminata la vita di Don Giovanni, cadano tutti a terra. Il dissoluto è punito, ma chi rimane è cambiato per sempre.
Le alte pareti in un interno finemente tappezzato e con candelieri a illuminare il tutto sono il mondo entro cui agisce il protagonista e le sue vittime, ma anche quello in cui tutti gli altri rimangono invischiati, chi per amore, chi per dovere, chi perché sedotto, chi per vendetta e durante tutto lo spettacolo la rotazione di queste scenografie, in un vortice quasi opprimente, cupo, dà vita a un crescendo emotivo sino al finale in cui più volte Don Giovanni dice con forza che non vuole pentirsi.
I detrattori in platea non ne hanno apprezzato la volgarità, con il banchetto del secondo atto ridotto a un’orgia in cui le parole del libretto però calzano a pennello con ciò che si vede in scena. È però vero che Don Giovanni, come dice Leporello, è colui “che nulla sa gradir” e questa sua fame costante di nuovi incontri femminili vista in scena è comunque una lettura ammissibile.
Michieletto ha preferito giocare con le luci e la penombra invece che mascherare i suoi cantanti come da libretto, l’effetto non è straniante anche grazie a qualche gesto per coprire il volto. Un licenza che concediamo.
A livello musicale, dopo un inizio poco entusiasmante, il direttore Constantin Trinks ha poi condotto l’opera con un buon equilibrio, tenendo per sé l’esecuzione dell’accompagnamento ai recitativi.
Buona la prova di tutti i cantanti, particolarmente apprezzato il Leporello di Giulio Mastrototaro e la Donna Anna di Desirée Rancatore. Bene anche Simone Alberghini (Don Giovanni), Jennifer Holloway (Donna Elvira), Chiara Maria Fiorani (Zerlina), Ian Koziara (Don Ottavio), Mattia Denti (il Commendatore) e Alex Martini (Masetto).
Repliche sino a domenica 12 ottobre.
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