Effetto cul-de-sac: ecco perché Emilia-Romagna e altre regioni sono più esposte ai cambiamenti climatici

Ottobre 29, 2025 - 13:30
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Effetto cul-de-sac: ecco perché Emilia-Romagna e altre regioni sono più esposte ai cambiamenti climatici

Le più devastanti sono state quelle del maggio 2023, che hanno causato vittime, sfollamenti e danni per 8,5 miliardi di euro. Ma anche successivamente l’Emilia Romagna è stata colpita da numerose alluvioni che hanno messo a dura prova la resistenza delle comunità locali. Ora una nuova ricerca del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc) fa luce sulle cause di quell’evento estremo di due anni e mezzo fa, sulle caratteristiche di quest’area geografica e anche sulle implicazioni per il futuro della regione mediterranea e oltre.

Lo studio ha come titolo “A cul-de-sac effect makes Emilia-Romagna more prone to floods in a changing climate”. È stato pubblicato su Scientific Reports e dimostra che quelle alluvioni estreme non sono state causate da un singolo evento di precipitazione intensa, ma dall’accumulo prolungato di pioggia su più giorni.

Gli scienziati del Cmcc descrivono un effetto «cul-de-sac», in cui le montagne bloccano l’umidità proveniente dall’Adriatico, intrappolando la pioggia sulla regione e causando un evento estremamente raro, con un periodo di ritorno superiore ai 500 anni – ovvero un evento di tale entità che, statisticamente, si verificherebbe solo una volta ogni cinque secoli.

I ricercatori hanno individuato un ciclone stazionario sull’Italia centrale come uno dei principali fattori scatenanti, capace di canalizzare aria umida dall’Adriatico verso l’Emilia-Romagna. Secondo le loro analisi, una configurazione simile ha causato inondazioni nella stessa area anche nel 2024.

«La nostra analisi mostra che il tipo di ciclone persistente che ha causato le alluvioni del 2023 e del 2024 in Emilia-Romagna non è unico di questa regione. Altre aree mediterranee con una geografia simile potrebbero essere esposte a rischi analoghi, e questi eventi potrebbero diventare più frequenti man mano che il clima continua a cambiare», spiega Enrico Scoccimarro, senior scientist del Cmcc e primo autore dello studio. «Ciò ha importanti implicazioni per la progettazione e l’operatività dei sistemi di allerta precoce».

Lo studio introduce un nuovo indicatore, la persistence density dei cicloni, che potrebbe contribuire allo sviluppo di sistemi di allerta più efficaci. Monitorando la presenza e la persistenza di questi cicloni, gli scienziati potrebbero migliorare le previsioni di eventi di precipitazioni estreme, non solo nel breve termine ma anche su scale stagionali.

«Questo studio rappresenta il primo passo di un piano a lungo termine del Cmcc per sviluppare sistemi di allerta precoce per le alluvioni su scala stagionale», aggiunge Scoccimarro. «L’obiettivo è valutare la capacità dei nostri modelli numerici e degli strumenti basati sull’intelligenza artificiale di prevedere le condizioni di larga scala che portano a eventi di precipitazioni estreme, andando oltre i limiti degli attuali modelli e aiutando le comunità a prepararsi meglio».

L’analisi dei dati storici suggerisce che le condizioni favorevoli a eventi di pioggia estrema e persistente sono aumentate negli ultimi quarant’anni. Con i cambiamenti climatici, questi episodi caratterizzati dall’effetto “cul-de-sac” potrebbero diventare più frequenti, sottolineando l’urgenza di potenziare monitoraggio, previsione e pianificazione in tutte le regioni mediterranee vulnerabili.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia