Femminicidio Alessandra Matteuzzi, confermato l’ergastolo per Giovanni Padovani

Settembre 19, 2025 - 01:30
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Femminicidio Alessandra Matteuzzi, confermato l’ergastolo per Giovanni Padovani

Carcere a vita. I giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione, hanno scritto la parola fine sul processo che vedeva imputato Giovanni Padovani, ex calciatore e modello, per il femminicidio di Alessandra Matteuzzi. La Suprema Corte ha infatti confermato la condanna all’ergastolo, già inflitta nei precedenti gradi di giudizio, rendendo definitiva la pena per l’atroce esecuzione avvenuta a Bologna il 23 agosto 2022.

Alessandra Matteuzzi massacrata e uccisa

La vittima, una donna di 56 anni, fu aggredita sotto la sua abitazione da Padovani, all’epoca dei fatti ventottenne, che si era recato da lei per tenderle un agguato. Prima la colpì con pugni e calci, poi la finì a martellate e scaraventandole contro una panchina. Le aggravanti che hanno pesato nella decisione dei giudici (riconosciute già in primo grado e confermate in appello – ndr), sono quelle dello stalking, della relazione sentimentale che aveva con la vittima, la crudeltà e la sua premeditazione. La Procura generale aveva chiesto la conferma della condanna, che è arrivata in serata.

Femminicidio Alessandra Matteuzzi, confermato l’ergastolo per Giovanni Padovani
Alessandra Matteuzzi, vittima di femminicidio. Foto da Instagram

Esclusa qualsiasi forma di incapacità mentale

Durante il processo, gli esperti nominati dal tribunale hanno escluso qualsiasi forma di incapacità mentale da parte dell’imputato. Secondo quanto emerso, Padovani avrebbe addirittura simulato una patologia psichiatrica per tentare di influenzare le perizie, studiando risposte atte a manipolare le valutazioni cliniche. I giudici di secondo grado a Bologna avevano respinto ogni richiesta della difesa di effettuare nuove perizie psichiatriche, giudicandole superflue.

Nelle motivazioni della sentenza d’Appello si legge che l’imputato ha trattato la vittima come un oggetto, negandole il diritto all’autodeterminazione e alla libertà personale. L’omicidio, come si legge negli atti d’ indagine, era stato un atto punitivo, dettato dalla ‘rabbia per essere stato lasciato e dall’ossessiva convinzione di essere stato tradito’.

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Redazione Redazione Eventi e News