Gaza a un passo dalla pace, Trump aspira al Premio Nobel, Landini vuole più tasse, solo Mbappe può salvare Macron

Ottobre 9, 2025 - 10:00
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Gaza a un passo dalla pace, Trump aspira al Premio Nobel, Landini vuole più tasse, solo Mbappe può salvare Macron

Sussurriamola sottovoce questa parola: pace a Gaza. La inseguiamo da tempo, ora forse potremo sapere che l’abbiamo raggiunta.

L’ottimismo è d’obbligo, le notizie che trapelano da Sharm el Sheik sono positive.

La prova? Donald Trump si candida per avere il Nobel. “Nessuno più di me lo merita”, dice.

Significa che le trattative fra le due delegazioni vanno avanti a spron battuto e che una firma per il cessate il fuoco si potrebbe già avere durante il weekend. C’è ancora qualche ostacolo da superare, in specie per quanto riguarda gli ostaggi.

Il nodo degli ostaggi per Gaza

Gaza a un passo dalla pace, Trump aspira al Premio Nobel, Landini vuole più tasse, solo Mbappe può salvare Macron, nella foto il leader palestinese Marwan Barghouti, il 'Mandela palestinese'
Gaza a un passo dalla pace, Trump aspira al Premio Nobel, Landini vuole più tasse, solo Mbappe può salvare Macron – Blitzquotidiano.it (nella foto ANSA il leader palestinese Marwan Barghouti, il ‘Mandela palestinese’)

Hamas ne vorrebbe soprattutto due: Marwan Barghuthi e Ahmad Sa’dat, due politici palestinesi, “eroi” della Resistenza ora in carcere per scontare l’ergastolo.

Tel Aviv non ne vorrebbe parlare, anzi esclude che si possa arrivare a tanto. Ma l’insistenza del presidente degli Stati Uniti dovrebbe alla fine avere la meglio ed un accordo lo si troverà.

Incrociamo le dita, facciamo gli scongiuri per evitare i piagnistei di coloro i quali hanno strumentalizzato questo conflitto che pareva non concludersi mai. Potrebbero mancare solo 48 ore alla firma: nello sparuto lasso di tempo auguriamoci che non accada nulla di imprevedibile tale da far mancare il successo.

Se in Medio oriente e dintorni sembra tornare finalmente la tranquillità, non possiamo dire lo stesso se parliamo di Europa. La Francia è ancora senza un premier, l’ultimo scelto da Macron è durato soltanto poche ore, poi ha dovuto alzare le braccia e rifiutare l’incarico. Anche se non ci crede, l’inquilino più importante dell’Eliseo dovrà sperare in un miracolo, altrimenti dovrà cedere a quanti chiedono le elezioni ed un probabile cambio della guardia alla guida del Paese.

Occupiamoici di noi, allora: del nostro Paese che domenica e lunedì andrà di nuovo alle urne per eleggere il governatore della Toscana. Favorita è la sinistra da sempre rossa in questa terra ed il Pd non vede l’ora di conoscere i risultati per alleviare le pene dovute alla batosta subita nelle Marche e in Calabria.

 

La mossa di Elly Schlein

 

Elly Schlein è tranquilla? All’apparenza si, perché potrà respirare meglio nella prossima settimana. Però, sa perfettamente che i suoi amici-nemici l’aspettano al varco per farle lo sgambetto e togliersela di torno.

Ma non sono soltanto i riformisti del Pd i suoi avversari. Ne ha uno, assai più pericoloso che fa finta di essere dalla sua parte, mentre è pronto a colpirla alle spalle. Si chiama Giuseppe Conte, il leader di quel partito che dovrebbe rappresentare la spina dorsale dell’opposizione.

Non è così, la Schlein ne è consapevole e le sta studiando tutte per averla vinta. Va in cerca di esponenti politici che possano farla uscire dal guado in cui si è impantanata. Pensate un po’ con chi “inciucia” ora la segretaria? Con quel sindaco genovese in gonnella, Silvia Salis, il cui nome è sulla bocca di tutti perché lei potrebbe essere il successore (mi scuso se uso il maschile, ma il femminile non lo conosco) di Elly sulla poltrona di via del Nazareno.

La mossa è arguta, non c’è da sottovalutarla, dimostra però quanto sia preoccupata la segreteria nonostante continui a ripetere che la eventuale  candidata del Pd alla presidenza del consiglio sarà solo e soltanto lei.

Tra i 5Stelle, nessuna reazione. Giuseppe Conte è in silenzio e vuole che i suoi più stretti collaboratori non aprano bocca al riguardo. Ne va del suo futuro e dei suoi propositi.

Toscana a parte, finalmente la destra ha scelto i candidati che dovrebbero governare la Campania, la Puglia e il Veneto. Saranno Edmondo Cirielli, attuale vice ministro degli Esteri, fedelissimo della premier; l’imprenditore barese Luigi Lobuono, ex presidente della fiera di Bari e Alberto Stefani, un deputato leghista che avrà il non facile compito di prendere il posto di Luca Zaia.

Le possibilità per la maggioranza si riducono al lumicino, se si eccettua (sia pure con molti ma) la terra di Vincenzo De Luca il quale non vede l’ora di vendicarsi e di ostacolare in tutti i modi la scalata dell’ex presidente della Camera Roberto Fico.

Elly Shlein continua a ripetere che solo uniti si vince. “Va bene”, replicano i suoi oppositori.  “Ma dove è finito il campo largo? L’accordo vale solo per mettere alla gogna Giorgia Meloni, ma non è così che si combatte la destra. Ci vogliono idee e programmi nuovi, altrimenti è notte fonda”.

Si parla di tasse, di ridurre l’Irpef per chi guadagna in un anno non più di 50 mila euro. Maurizio Landini, sempre lui, non ci sta, ritiene che questa sia una manovra che non darà risultati. “Essenziale è  la patrimoniale”, sostiene senza mezzi termini.

Il che dimostra come il segretario della Cgil  insegua il suo sogno di far politica ad un certo livello. A chi si rivolge quando parla dell’imposta a lui più cara? A quegli iscritti più delusi del Pd ai quali lancia una ciambella di salvataggio che dovrà servire pure al sindacalista il giorno in cui le strade del Parlamento si mostreranno sbarrate.

Allo sconsolato Emmanuel Macron vorremmo dare un consiglio spassionato che viene dalla gente comune, quella stessa che vive in Francia. Non riesce a trovare un candidato che possa diventare premier perché non sono sufficienti i numeri per varare il governo. Gli rimane un’unica strada: quella di chiamare un eroe della tifoseria parigina del PSG, una squadra che non ha rivali nel campionato. Si chiama Kyliam Mbappè. vedrà che a quel punto l’accordo si farà perchè la passione per il football non ha confini.

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