I socialisti europei mettono alla porta il partito del premier slovacco Robert Fico

Bruxelles – Dopo due anni di sospensione, i Socialisti europei espelleranno definitivamente dai loro ranghi Smer, il partito del premier slovacco Robert Fico e del commissario al Commercio Maroš Šefčovič. Il Partito del socialismo europeo (Pse), che riunisce le forze progressiste e socialdemocratiche del Vecchio continente (inclusi il Pd e il Psi italiani), dovrà formalizzare la decisione all’imminente congresso di Amsterdam in calendario dal 16 al 18 ottobre prossimi.
La decisione politica è irreversibile e matura ormai da parecchio tempo, complici le continue picconate sferrate dal primo ministro Robert Fico alle fondamenta della democrazia liberale. Il leader nazional-populista, rieletto per un quarto mandato a capo dell’esecutivo nel 2023, sta governando in maniera sempre più autoritaria.
Alla compressione dei diritti civili e delle libertà di espressione, riunione e protesta pacifica – che hanno comportato una progressiva erosione dello Stato di diritto nel Paese mitteleuropeo – si è aggiunta negli scorsi mesi una crisi politica che in alcune occasioni è parsa sul punto di paralizzare la democrazia slovacca, con manifestazioni popolari molto partecipate e le opposizioni sul piede di guerra.
Ma a imbarazzare sempre più le dirigenze socialiste sono state anche le fughe in avanti di Fico in materia di politica estera. Da un lato c’è il legame personale molto stretto con Vladimir Putin: l’uomo forte di Bratislava ha incontrato lo zar già tre volte nell’ultimo anno, ad esempio prima dello scorso natale e alle cerimonie sulla piazza Rossa per gli 80 anni della vittoria sulla Germania nazista.
Tra le altre cose, questa vicinanza ha avuto una diretta ripercussione nei rapporti con l’Ucraina. La Slovacchia di Fico, come l’Ungheria del suo sodale Viktor Orbán, si mette regolarmente di traverso ogni qualvolta i Ventisette devono comminare nuove sanzioni contro il Cremlino (o rinnovare quelle esistenti) ma anche quando si tratta di sostenere la resistenza di Kiev.
Ufficialmente, le motivazioni hanno a che fare con la dipendenza di Bratislava e Budapest dai combustibili fossili russi, soprattutto petrolio e gas: i due governi sostengono che le azioni ucraine mettano a repentaglio la loro sicurezza energetica. Questo nonostante Bruxelles abbia da tempo chiesto alle cancellerie di procedere speditamente per centrare l’ambizioso obiettivo del phase-out completo dall’energia di Mosca entro il 2027.
I HAVE A SERIOUS MESSAGE FOR THE UKRAINIAN PRESIDENT
Greetings from China, where evening has already fallen. I feel a sense of second-hand shame when I see what our spiritual homeless people from the opposition are doing in Slovakia in connection with this foreign trip.
The… pic.twitter.com/1HxReQvfPX
— Robert Fico (@RobertFicoSVK) September 2, 2025
D’altro canto, Fico si è recentemente avvicinato anche al leader cinese Xi Jinping. A inizio settembre il premier slovacco era a Pechino, unico membro Ue nella tribuna d’onore che a piazza Tienanmen ha celebrato l’anniversario della vittoria del 1945. Lì, oltre che col padrone di casa, il primo ministro ha nuovamente interagito anche con Putin, incassando i suoi complimenti per la “politica estera indipendente” di Bratislava.
Insieme all’altro partito socialdemocratico slovacco Hlas-Sd, Smer era già stato sospeso dal Pse nell’ottobre 2023 in seguito alla formazione del governo di coalizione attualmente al potere a Bratislava, di cui fa parte la destra ultranazionalista dell’Sns. Da allora gli eurodeputati di questi partiti non siedono più tra le fila dei Socialisti all’Eurocamera (S&D) ma nel gruppo dei non-iscritti (Ni). A quanto pare, tuttavia, Hlas-Sd dovrebbe continuare a rimanere sospeso anche dopo il congresso di Amsterdam, dato che l’espulsione riguarderebbe solo lo Smer.
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