Il caso Raoul Bova: quando il gossip si dimentica della privacy

Quella che si concluderà tra pochi giorni potrà essere ricordata come un’estate in cui le notizie del gossip mondano si sono incrociate con questioni legate al trattamento dei dati riservati e a violazioni della sfera personale. Il caso che ha coinvolto direttamente Raoul Bova, su cui è intervenuto il Garante Privacy, ne è l’esempio emblematico e rischia di costituire un precedente utile per capire come la semplice condivisione di una chat o di un audio possa portare a conseguenze gravi. Vale per un volto noto del cinema e della televisione, come per qualsiasi altro.
Dal gossip ai tribunali: il caso Raoul Bova
Come riportato da ANSA, la Procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati un PR milanese di 29 anni, ipotizzando il reato di tentata estorsione. L’attore aveva infatti ricevuto sul proprio telefono un messaggio da un mittente ignoto con numero spagnolo, che lo avvisava di essere in possesso di messaggi audio potenzialmente in grado di danneggiarlo, scambiati da Bova e dalla modella Martina Ceretti.
Il PR, che ora dovrà fare i conti con questa grave accusa, si è già difeso a fine luglio dichiarando di non aver ricattato Bova, pur ammettendo di aver inoltrato le chat e i vocali al fotografo Fabrizio Corona, dopo averli ricevuti direttamente dalla modella, affinché quest’ultima potesse diventare famosa
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I contenuti sono stati diffusi pubblicamente nelle settimane successive, dando il via a una lunga catena di condivisioni. Al di là dei risvolti legali a cui porterà il procedimento nelle aule di tribunale e delle ripercussioni sulle vite private dei suoi protagonisti, diretti e indiretti, l’accaduto testimonia con quanta leggerezza, ancora oggi, online si compiano palesi violazioni della privacy.
E non si tratta di un caso isolato. Sempre nel corso dell’estate, il Garante si è visto costretto a intervenire per limitare la distribuzione di un video rubato dalla casa del presentatore Stefano De Martino e addirittura il filmato dell’autopsia di Chiara Poggi.
Qual è la tua reazione?






