Il consiglio musicale del mese: Area, Crac!

Settembre 29, 2025 - 04:30
 0
Il consiglio musicale del mese: Area, Crac!

Il consiglio musicale del mese di settembre punta i riflettori sull’Italia, sul progressive, su un album che potrebbe per molti versi essere considerato un classico: Crac!, pubblicato nel 1975 dagli Area. Gli Area sono stati, e sono tuttora, una delle perle più preziose prodotte nell’ambito della scena progressive italiana. Nel 1973, esordirono con l’album Arbeit Macht Frei, considerato da molti il loro capolavoro assoluto, che si apriva con la famosa e splendida Luglio, agosto, settembre (nero), dedicata già allora al popolo palestinese. L’anno dopo uscì il loro secondo album, Caution Radiation Area, un album molto sperimentale. A parte alcuni live, la discografia della formazione storica degli Area, quella con Demetrio Stratos alla voce, si chiuse poi nel 1978, con un altro splendido album: 1978 gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano. Ognuno di questi album meriterebbe, per ragioni diverse, di essere proposto come un capolavoro da riascoltare.

Ma qui ho scelto Crac!, il terzo album degli Area, spesso indicato come il più “accessibile” per chi non li conoscesse e volesse sbirciare nel pirotecnico mondo musicale della band. Perché il progressive interpretato alla maniera degli Area è una musica di sperimentazione, ricca di improvvisazioni e commistioni, di tempi e ritmi composti e di impareggiabile perizia tecnica. Fu il batterista Giulio Capiozzo a fondare la band: un batterista importante, stimato anche all’estero, in particolare per la sua naturalezza nell’interpretazione dei tempi dispari. Il suo stile viene ancora studiato in molte accademie musicali in giro per il mondo. A Cesenatico gli hanno anche intitolato un ponte dopo la sua morte.

Per avere un’idea della grandezza musicale di Capiozzo, basti pensare che nel 1986 mise su un duo di percussioni insieme a Trilok Gurtu. Insieme a Capiozzo, all’inizio degli Area c’era anche Demetrio Stratos, che suonava le tastiere, ma soprattutto cantava. Demetrio Stratos era dotato di una voce inarrivabile, con una tecnica sopraffina di diplofonia, che gli consentiva di emettere due suoni contemporaneamente. I suoi studi sul canto armonico e sulle potenzialità della voce umana al CNR di Padova lo portarono addirittura a eseguire ben quattro voci simultaneamente.

Anche a Demetrio Stratos sono state intitolate piazze e strade, oltre a studi e riconoscimenti in tutto il mondo. Ma in quella che è considerata la formazione “classica” degli Area, quella che ha registrato Crac!, c’erano anche altri polistrumentisti di tutto rispetto: Patrizio Fariselli e Paolo Tofani, entrambi grandi ricercatori e sperimentatori musicali. E poi c’era il basso, a completare una sezione ritmica da far impallidire anche i più grandi del mondo. Il primo bassista degli Area fu Patrick Djivas, che però uscì dal gruppo dopo il primo album per entrare nella PFM. Venne sostituito da Ares Tavolazzi, che suona su questo album: un nome che è sempre stato una garanzia alle quattro corde.

Nel 1972, ancora prima del loro debutto discografico, gli Area aprono i concerti dei Nucleus e, in seguito, dei Gentle Giant, riscuotendo un grande successo. Già, perché gli Area erano una band che si esaltava al massimo nelle esibizioni live, dove il loro processo creativo, spesso basato sulle improvvisazioni, trovava libero sfogo. Negli anni Settanta, i loro concerti erano sempre affollati, nonostante fossero ostacolati dall’establishment musicale.

Molte loro esibizioni si tenevano in luoghi alternativi: celebre è il loro concerto al Leoncavallo di Milano, appena occupato o, meglio, appena restituito all’uso pubblico. E gli Area furono tra i primi gruppi italiani ad esibirsi anche all’estero: il tour di promozione di Crac! li portò a suonare anche a Parigi e Lisbona, come documentato nell’album live del 1976. Purtroppo, le documentazioni video reperibili in rete sono scarse o di pessima qualità, quindi mi perdonerete se ho scelto di proporvi video piuttosto statici dei brani che seguono.

Ma cominciamo ad entrare dentro l’album. Crac! contiene alcune tracce simbolo degli Area, brani che divennero ben presto classici inamovibili nelle scalette live della band. Tra queste, senza dubbio, c’è Gioia e rivoluzione, seconda traccia del lato B del vinile. Per la prima volta, gli Area escono dai ritmi intricati e dai suoni elettronici e fusion, per creare una ballata in cui compare addirittura una chitarra acustica. Gioia e rivoluzione diventa ben presto un vero e proprio inno che, anche nella sua atipicità rispetto al sound degli Area, racchiude molto dello spirito che animava il loro modo di fare musica: “Il mio mitra è un contrabbasso che ti spara sulla faccia […] e ci porta sulle strade della gente che sa amare”.

Uno stile, diversi generi

La musica degli Area è stata descritta come jazz rock. Indubbiamente ci sono molte influenze, ma la band si inserisce perfettamente nel contesto del progressive rock degli anni Settanta, quando fare progressive significava anche sperimentare, andare oltre i limiti. Anche se loro stessi erano i primi a prendere le distanze dalla definizione di prog, molte delle acrobazie “fusion” degli Area potrebbero ricordare anche i Gentle Giant, i Soft Machine, addirittura i King Crimson. Ma la loro scelta di abbandonare il 4/4, che definiscono un’ossessione, in favore di ritmi pluri-composti, dispari, improbabili, come l’11/16 o il 33/16, risponde proprio all’esigenza di uscire dagli schemi, sperimentare, innovare.

La loro ricerca mirava a costruire una musica che abbattesse le barriere, tra la musica e la realtà, come diceva Demetrio Stratos, ma anche tra musica colta e pop e tra le diverse culture: anche nelle tracce di questo album troviamo molte ed evidenti influenze di musiche mediterranee e orientali. La loro missione artistica tendeva al superamento dell’individualismo artistico per creare una musica “totale, di fusione e internazionalità”. La dicitura “International POPular Group” che aggiungevano sempre al nome Area esprime in maniera piuttosto esplicita proprio questo programma.

Uno degli aspetti che caratterizzava la ricerca della band era proprio la spinta a viaggiare, per ciascun componente del gruppo: fare esperienze, espandere le proprie competenze musicali e poi portare tutto questo all’interno degli Area. Un concentrato di tutto questo lo troviamo nella traccia di apertura di Crac!: L’elefante bianco. E, ancora una volta, il testo è perfettamente in tono con questa missione: “Vecchie immagini, santi stupidi, tutto lascian così com’è, corri avanti, non ti fermare, la storia viaggia insieme a te”.

Dentro i testi

I testi di Crac!, come spesso in quel periodo degli Area, sono scritti da Gianni Sassi, una sorta di membro aggiunto del gruppo che si faceva chiamare Frankenstein. Sassi era anche produttore, avendo fondato la Cramps, l’etichetta che ha pubblicato l’album. I testi, per quanto semplici e diretti, sono spesso poco decifrabili, ricchi di metafore e allegorie, di significati nascosti o, se si preferisce, in bella vista, lasciati all’interpretazione dell’ascoltatore.

La mela di Odessa ne è un esempio perfetto: un testo che racconta una favola, nella forma di una favola, ma con una storia decisamente strana. La musica qui, con i suoi commenti spesso ironici, ci guida all’interpretazione, ma rimangono comunque una serie di misteri. Lo stesso Stratos annunciava nell’album live che il brano era ispirato a un fatto vero: il primo dirottamento della storia, ad opera di un artista dadaista tedesco che nel 1920 avrebbe dirottato un sommergibile tedesco per regalarlo ai rivoluzionari russi nel porto di Odessa.

In realtà non sembrano esserci documenti storici a convalidare questo racconto, ma sembra che effettivamente in quegli anni un attivista comunista tedesco mise in atto il primo dirottamento della storia di un sommergibile per riuscire ad arrivare nella neonata Unione Sovietica per incontrare i vertici del Partito Comunista. Al di là della veridicità storica della vicenda, La mela di Odessa rimane una bellissima favola, raccontata magistralmente e con ironia dalla musica come dalla voce.

L’impegno politico

Gli Area sono sempre stati una band esplicitamente politicamente impegnata. Impegno che si rispecchia nello stile avanguardistico e aperto al free jazz, nell’inclusione della musica elettronica e di quella etnica. Ma soprattutto gli Area sono sempre stati una band attenta all’etica, politica come artistica. Già nelle prime ristampe, all’interno del vinile di Crac!, troviamo, accanto a una citazione dell’anarchico Durruti, la recensione negativa dell’album da parte del critico Bertoncelli e la risposta di Demetrio Stratos: anche solo questo scambio epistolare varrebbe l’acquisto del disco!

Per me, gli Area sono sempre stati un gruppo dalla solidissima etica artistica, ancora prima che politica. E questo, a mio parere, li ha resi una delle poche band italiane conosciute e ammirate all’estero, all’epoca, insieme alla PFM e agli Stormy Six. Questo album, in particolare, fa parte della collezione di vinili di molti appassionati di musica in giro per il mondo: un vero e proprio capolavoro che qui in casa nostra dimentichiamo con troppa facilità.

Delle sette tracce dell’album, l’ultima che vi propongo qui è Megalopoli, scritta pensando all’urbanizzazione disumanizzata e disumanizzante appunto delle megalopoli, in particolare di Brasilia, che si stava realizzando proprio alla metà degli anni Settanta.

 

Clicca qui per leggere gli altri articoli della rubrica musicale di Blitzquotidiano!

L'articolo Il consiglio musicale del mese: Area, Crac! proviene da Blitz quotidiano.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia