Il Leonka vicino a Nocetum? «Prima parliamone»


Una camminata ecumenica da Nocetum alla chiesa cristiana copta di via Gaggia in calendario sabato 20 settembre e un pellegrinaggio “al femminile” previsto per domenica 21 dall’Abbazia di Chiaravalle a Nocetum. Entrambi gli appuntamenti si svolgeranno nell’area agricola a sud di Milano, che dall’odierna zona Porto di Mare (comprendente anche l’ex bosco di Rogoredo) arriva fino all’abbazia di Chiaravalle, costeggiando il parco della Vettabbia. Un’area interessata – non solo recentemente – da un’intensa e continua opera di bonifica e riqualificazione ambientale e proprio al centro della quale potrebbe essere “traslocato” il Centro sociale Leoncavallo.
«Non abbiamo preclusioni, né pregiudizi a riguardo», spiega Gloria Mari, responsabile del Centro Nocetum (costituito dalla associazione ambrosiana di fedeli, la cooperativa sociale e la storica associazione di volontariato) che ha sede proprio nel Parco agricolo sud Milano e che ha come carismi la spiritualità, l’accoglienza delle persone in difficoltà e la cura del creato. Tuttavia Mari non nasconde alcune perplessità: «Il nostro è un territorio che da sempre è stato riqualificato grazie al lavoro di tante e diverse realtà. Dalla presenza dei monaci dell’abbazia, che nel Medioevo hanno bonificato il territorio grazie alle marcite, fino ad arrivare al depuratore di Nosedo e al lavoro di pulizia che l’associazione Italia Nostra ha svolto con il concorso di tantissimi volontari».
Un lavoro corale nel quale la presenza cristiana, seppur non esclusiva, è sempre stata rilevante e ha acquistato ancora più significato dopo la “rivoluzione” dell’enciclica Laudato si’: «Nocetum nasce prendendo in carica una vecchia cascina in un territorio degradato per renderla un posto accogliente – racconta Mari -. Cerchiamo di vivere ogni giorno secondo i principi di quella ecologia integrale che Francesco ha delineato nella Laudato si’, cioè dando ascolto al grido dei poveri e della Terra». Tra le attività del Centro ci sono infatti le proposte di spiritualità, l’accoglienza di mamme e bambini in difficoltà e la coltivazione, con metodi sostenibili, di un ettaro di terreno e la ristorazione sociale.
Grazie alla riqualificazione avvenuta nei secoli, l’area del Parco Sud, spiega ancora Mari, tra prati, boschetti e corsi d’acqua «è diventato un posto piacevole per passeggiare, che oggi si può percorrere anche in sicurezza». In un contesto come questo, prettamente rurale, Mari si chiede in che modo potrebbe inserirsi una realtà come il Leoncavallo, che nel corso della sua storia ha dimostrato la stessa spinta sociale che anima le realtà del Parco Sud, ma declinandola in un contesto decisamente diverso, molto più urbano: «Lo spazio che si pensa di concedere al Leoncavallo – si chiede Mari – è probabilmente piccolo rispetto alle centinaia di persone che un loro evento potrebbe muovere. Oltre che difficilmente raggiungibile. Banalmente: i mezzi pubblici sono pochi e manca perfino il marciapiede. Soprattutto, non c’è un parcheggio e per realizzarlo bisognerebbe sacrificare parte delle aree verdi circostanti. Una soluzione un po’ in contraddizione con la candidatura come patrimonio Unesco dell’area, sostenuta dallo stesso Comune di Milano che adesso pensa a questa soluzione per il Leoncavallo».
Tutto si può fare, conclude Mari: «Bisognerebbe però sedersi a un tavolo per valutare come questo cambiamento potrebbe avvenire». Quello che è mancata è proprio la dimensione dell’ascolto delle esigenze territorio. Invece, a oggi, fa sapere Mari, a parte l’interesse dei media per un connubio che a prima vista appare azzardato, le realtà che insistono su questo territorio non sono state interpellate, né dal Comune, né dal Leoncavallo.
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