Il premier di Lussemburgo Frieden rilancia l’idea di un’Europa a due velocità

Ottobre 7, 2025 - 23:00
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Il premier di Lussemburgo Frieden rilancia l’idea di un’Europa a due velocità

Bruxelles – La guerra della Russia in Ucraina, l’aggressività commerciale di Stati Uniti e Cina, la prospettiva di un nuovo e necessario allargamento dell’Unione. Per non soccombere, bisogna correre, “ripensare i processi decisionali”. Nel suo intervento all’Eurocamera, il primo ministro di Lussemburgo, Luc Frieden, ha rispolverato l’idea che fu di Angela Merkel ormai dieci anni fa: quella di un’Europa a due velocità, che permetta a “un gruppo ristretto di Stati membri” di avanzare nel processo di integrazione prima degli altri.

Un progetto su cui la cancelleria tedesca aveva insistito per uscire indenne dalla crisi dei debiti sovrani, che logorava alcuni Paesi periferici dell’Eurozona e rallentava inevitabilmente anche Parigi e Berlino, l’allora saldo ‘motore franco-tedesco’, e i più floridi Paesi dell’Europa centrale e settentrionale. “Dovremmo riesaminare l’idea di un’Europa a cerchi concentrici“, ha affermato oggi (7 ottobre) Frieden all’emiciclo, di fronte ad una “concorrenza internazionale sempre più agguerrita” che richiede di prendere decisioni con rapidità.

Non abbiamo tempo da perdere nell’affrontare le sfide che i nostri cittadini e i nostri paesi devono affrontare oggi. Abbiamo bisogno di idee e azioni coraggiose per mantenere il ruolo dell’Europa sulla scena mondiale”, ha insistito Frieden. I fronti indicati dal granducato, Paese fondatore dell’Unione, sono molteplici. L’Europa “ha bisogno di ridurre la burocrazia” e “sta perdendo l’urgenza e l’ambizione necessarie”. Deve compiere “progressi tangibili nel mercato interno e nell’unione del risparmio e degli investimenti”. Deve mettere in campo una serie di misure per “dare nuovo slancio all’Europa come sede economica”.

EP Plenary session – This is Europe – Debate with Luc Frieden, Luxembourgish Prime Minister

Che la sede sia Francoforte, Parigi, Amsterdam, o magari proprio Lussemburgo, poco importa. L’importante è che i Paesi più floridi possano lavorare da avanguardie, “permettendo sempre agli altri di unirsi a questo gruppo ristretto quando lo desiderano“. A ben vedere, uno strumento esiste già ed è quello della cooperazione rafforzata, previsto dai trattati, che consente a un minimo di nove Stati membri di instaurare un’integrazione avanzata o una cooperazione in un ambito specifico all’interno dell’Unione europea, “qualora risulti evidente che l’Unione nel suo insieme non sia in grado di conseguire gli obiettivi di tale cooperazione entro un termine ragionevole”.

C’è un altro punto. Dieci anni fa, la locomotiva franco-tedesca poteva forse essere in grado, se in un primo momento liberata dalla zavorra, di trainare l’intera economia europea. Oggi, quel motore è in grave difficoltà: Parigi si sta avvitando in una crisi politica senza precedenti e ha accumulato un debite monstre, a Berlino Friedrich Merz ha a che fare da un lato con un’industria automobilistica al tracollo e dall’altro con lo spauracchio dell’estrema destra sempre più ingombrante. E la terza economia del continente, l’Italia, è guidata da un governo a trazione sovranista. Non esattamente gli identikit di chi vuole correre per una maggiore integrazione europea.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia