Israele: il Parlamento approva in prima lettura l’aumento di bilancio, critiche dall’opposizione

È stato approvato ieri in prima lettura alla Knesset, il Parlamento israeliano, un disegno di legge che prevede un aumento del bilancio statale di 31 miliardi di shekel (circa 7,9 miliardi di euro), in gran parte destinato alla difesa. La misura, passata con 42 voti a favore e 37 contrari, comprende anche 1,6 miliardi di shekel (410 milioni di euro) per aiuti umanitari destinati alla Striscia di Gaza. Con l’eventuale approvazione dell’aumento, il bilancio statale per il 2025 raggiungerà circa 786,7 miliardi di shekel (201,7 miliardi di euro) e, a partire dall’inizio del prossimo anno, ci sarà un taglio generalizzato del 3,35 per cento ai bilanci ministeriali. La scorsa settimana la Knesset aveva già approvato in prima lettura l’innalzamento del tetto del deficit al 2,5 per cento. Il provvedimento è ora passato alla Commissione finanze del Parlamento israeliano in vista delle successive due letture necessarie affinché diventi legge. In base a quanto riferito oggi dal sito web d’informazione “Inn”, la Commissione Finanze, presieduta dal deputato Hanoch Milbitsky, ha già approvato tre trasferimenti di fondi nel bilancio statale per il 2025: circa 144 milioni di shekel (37,01 milioni di euro) all’ufficio del premier Benjamin Netanyahu, circa 80 milioni di shekel (20,56 milioni di euro) al ministero degli Affari religiosi e circa 110 milioni di shekel (28,27 milioni di euro) al ministero della Scienza, della Cultura e dello Sport.
Tuttavia, in un messaggio su X, Orit Farkash Hacohen, deputata dell’opposizione e membro della Commissione finanze della Knesset, ha denunciato ieri che, nonostante la guerra in corso, l’esecutivo israeliano sta stanziando “sempre più fondi per ingraziarsi la coalizione di governo”, mentre “i servizi pubblici subiranno tagli”. Parlando con il quotidiano “The Times of Israel” dopo il voto, Vladimir Beliak, anch’egli esponente dell’opposizione e membro della Commissione finanze, ha criticato l’esecutivo per la sua gestione del bilancio, sostenendo che “ha fallito ancora una volta nel rispettare l’obiettivo di deficit e nel condurre una politica fiscale responsabile”. “Stanno aggravando il disavanzo di bilancio, applicano tagli generalizzati straordinari a istruzione, sanità e welfare, e nonostante ciò si rifiutano di abolire i fondi per la coalizione e di chiudere 15 ministeri non essenziali”, ha dichiarato Beliak.
L’approvazione del disegno di legge è stata in dubbio per gran parte della giornata di ieri, in quanto vari partiti di destra e religiosi hanno minacciato di impedirne l’avanzamento a meno che non siano state soddisfatte le loro richieste. In particolare, il partito di estrema destra Otzma Yehudit ha chiesto che fondi destinati al ministero degli Insediamenti e dei Progetti nazionali fossero dirottati verso il ministero del Negev, della Galilea e della Resilienza nazionale. Su questo punto, Otzma Yehudit ha poi dichiarato di aver raggiunto con la coalizione di governo un accordo preliminare per stanziare fondi aggiuntivi (circa 160 milioni di shekel, ovvero 41,12 milioni di euro) destinati ai giorni di servizio di riserva per i membri della polizia. “È stato inoltre concordato che i negoziati riprenderanno per ripristinare ciò che è stato sottratto ai ministeri del Negev e della Galilea e del Patrimonio. E questo sarà risolto prima della seconda e terza lettura”, ha dichiarato Otzma Yehudit in un comunicato.
Prima del voto di ieri, la fazione Degel Hatorah del partito ultraortodosso israeliano Ebraismo della Torah unito (Utj) aveva annunciato che si sarebbe astenuta, lamentando che la coalizione di governo non ha rispettato impegni nei suoi confronti. La fazione aveva anche spiegato che non avrebbe neanche votato contro la misura poiché l’emendamento “riguarda esclusivamente le esigenze dell’establishment della sicurezza e non comporta alcun taglio ai servizi civili”. L’altra fazione dell’Utj, Agudat Israel, aveva invece preannunciato che avrebbe votato contro il disegno di legge, in segno di protesta. Dal canto suo, l’altro partito ultraortodosso Shas aveva spiegato che avrebbe appoggiato la proposta in cambio di nuovi finanziamenti per i dicasteri sotto il suo controllo, in particolare il ministero degli Affari religiosi. Ricordiamo che lo Shas ha lasciato il governo circa due mesi fa per protestare contro la mancata approvazione di una legge che esentava gli studenti delle yeshiva (istituzione educativa ebraica che si basa sullo studio dei testi religiosi tradizionali) dal servizio militare, ma è rimasto parte della coalizione. I suoi portafogli ministeriali sono stati temporaneamente affidati a due ministri del Likud, il partito del premier Netanyahu.
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