La Corte UE boccia la Commissione sul nucleare in Ungheria: “Sbagliato l’OK agli aiuti di Stato”

(ha collaborato Emanuele Bonini ) Bruxelles – Gli aiuti di Stato dell’Ungheria per la costruzione di due nuove centrali nucleari nella cittadina di Parks non possono essere approvati. Lo stabilisce la Corte di giustizia dell’UE che, con sentenza, annulla il pronunciamento favorevole del Tribunale e boccia il via libera concesso dalla Commissione europea nel 2017 per lo sviluppo di energia nucleare nel Paese. L’esecutivo comunitario, criticano i giudici di Lussemburgo, “avrebbe dovuto verificare se l’attribuzione diretta dell’appalto” per la costruzione dei due nuovi reattori ad un’impresa russa fosse conforme alle norme dell’Unione in materia di appalti pubblici”, cosa che non è stata fatta.
Con sentenza viene stabilito che la Commissione europea, nelle sue valutazioni, “non poteva accontentarsi di verificare se l’aiuto in questione fosse conforme alla normativa dell’Unione in materia di aiuti di Stato”, ma avrebbe dovuto valutare se l’attribuzione diretta alla società russa Nizhny Novgorod Engineering fosse conforme alla normativa dell’Unione in materia di appalti pubblici.
La Commissione europea ha dunque sbagliato, e adesso la decisione positiva viene annullata. Per il governo di Budapest si tratta di ricominciare daccapo, visto che il via libera non vale più. C’è il rischio che adesso debba essere recuperata la somma al centro dell’accordo tra Russia e Ungheria.
La costruzione di Parks II, vale a dire i due reattori per la produzione di energia nucleare, ricade in un accordo di cooperazione Russia-Ungheria per cui la Russia si è impegnata a concedere all’Ungheria un prestito statale per il finanziamento della maggior parte dello sviluppo dei nuovi reattori. Nello specifico Mosca si impegnava a fornire una linea di credito rinnovabile di 10 miliardi di euro. L’Ungheria doveva inoltre fornire un importo supplementare di 2,5 miliardi di euro provenienti dal proprio bilancio. Aiuti che ora, alla luce della sentenza, Bruxelles potrebbe dover chiedere di recuperare, innescando nuove tensioni con il governo di Viktor Orban.
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