La “Freedom of the City of London”: un’antica libertà ancora viva

Tra le cerimonie più antiche e affascinanti della capitale britannica, poche possono competere con la Freedom of the City of London, un riconoscimento che risale a quasi otto secoli fa e che ancora oggi lega la modernità di Londra alla sua eredità medievale. Ottenere la Freedom non significa ricevere un privilegio economico o politico, ma entrare a far parte di una storia collettiva fatta di tradizione, orgoglio civico e senso di appartenenza. Dalla leggenda delle pecore ai nomi illustri che ne hanno ricevuto il titolo, la “libertà della città” resta uno dei simboli più suggestivi della capitale e un raro esempio di come Londra sappia custodire il suo passato mantenendolo vivo nel presente.
Le origini medievali della “libertà”
Il titolo di Freeman of the City of London è documentato fin dal XIII secolo. All’epoca, essere “liberi della città” significava non essere soggetti a un signore feudale, ma godere di diritti civili ed economici propri. A Londra, dove il commercio era il motore della vita urbana, la Freedom of the City garantiva il diritto di esercitare liberamente la propria attività nella Square Mile, il nucleo storico della capitale. I mercanti che la ottenevano potevano commerciare senza pagare dazi, possedere beni, trasmetterli ai discendenti e partecipare alla vita pubblica della City.
Era, di fatto, un documento di cittadinanza economica, rilasciato a chi apparteneva alle Livery Companies, le antiche corporazioni professionali come i Mercers, i Goldsmiths o i Fishmongers. Queste associazioni non erano soltanto gilde di mestiere, ma vere istituzioni cittadine che regolavano la qualità dei prodotti, tutelavano i propri membri e partecipavano attivamente al governo urbano.
Col tempo, la libertà della città divenne una distinzione simbolica, ma il suo valore identitario rimase intatto. Ancora oggi il termine freeman evoca indipendenza, competenza e senso civico: qualità che la City di Londra continua a celebrare con orgoglio.
Un riconoscimento antico, ma aperto al mondo
Se nel Medioevo la Freedom era il passaporto per fare affari, oggi rappresenta una forma di riconoscimento civico e culturale. È concessa a persone di qualsiasi nazionalità che abbiano dimostrato un contributo significativo alla vita economica, artistica o sociale di Londra.
Secondo Laura Miller, Clerk to the Chamberlain’s Court, la corte che ancora oggi amministra l’onorificenza, “ottenere la Freedom significa sentirsi parte di una comunità e contribuire al miglioramento della città”. Il procedimento può avvenire tramite tre canali principali:
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Nomina speciale – per chi si è distinto in campo culturale o civico;
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Appartenenza a una Livery Company, dopo un percorso di apprendistato o candidatura;
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Ereditarietà o residenza storica, per chi discende da famiglie già “libere della città”.
L’aspetto più interessante è che non si tratta di un titolo esclusivo o elitario. Molti freemen sono persone comuni – artigiani, insegnanti, operatori sociali – che hanno dedicato tempo e passione alla propria comunità.
La cerimonia nella Guildhall
La consegna ufficiale della Freedom avviene nella Guildhall, la sede storica della City of London Corporation. L’ambiente, tutto marmi, legni scolpiti e stemmi araldici, restituisce un’atmosfera fuori dal tempo.
Durante la cerimonia, il candidato legge ad alta voce la Declaration of a Freeman, giurando fedeltà al sovrano e alla città, quindi firma il Freeman’s Declaration Book, che contiene le firme di migliaia di cittadini illustri. Riceve poi un documento di pergamena chiamato semplicemente Freedom, accompagnato dalle Rules for the Conduct of Life, un codice morale del XVIII secolo che invita a vivere “onestamente, sobriamente e laboriosamente”.
Come spiega il sito ufficiale della City of London Corporation, la cerimonia conserva ancora oggi il suo carattere giuridico, poiché la Freedom è concessa “sotto la Magna Carta”, simbolo della continuità del diritto inglese. La stretta di mano finale con il Chamberlain suggella l’ingresso del nuovo freeman nella comunità civica più antica d’Europa.
I destinatari illustri
Nel corso dei secoli, migliaia di persone hanno ricevuto la Freedom of the City of London, da mercanti medievali a personaggi contemporanei del mondo dell’arte, della cultura e dello spettacolo. Tra i nomi più celebri figurano Re Carlo III, insignito nel 1970 quando era ancora Principe di Galles, la storica Mary Beard, l’attore Damian Lewis, l’icona del teatro britannico Barbara Windsor, il comico Lenny Henry e, più recentemente, il conduttore radiofonico Robert Elms, che ha raccontato l’emozione di ricevere “un riconoscimento che viene dalla città che mi ha dato tutto”.
Questo equilibrio tra illustri personalità e cittadini comuni è parte del fascino della Freedom: è un titolo che unisce persone diversissime attraverso un legame simbolico con Londra. Come osserva la storica Mary Beard in un’intervista alla BBC, ciò che colpisce è “partecipare a un rituale antico, ma ancora profondamente vivo”.
Le leggende: pecore e privilegi
Non si può parlare della Freedom of the City senza menzionare le due leggende più famose che la circondano: quella delle pecore e quella degli “ubriachi illustri”.
La prima nasce dal diritto medievale dei freemen di attraversare il ponte sul Tamigi – all’epoca l’unico, il London Bridge– senza pagare dazi per le proprie merci. Poiché il bene più prezioso del tempo erano le pecore, si dice che i freemenpotessero guidarle liberamente nella City.
Oggi questa tradizione sopravvive nella Charity Sheep Drive, un evento benefico annuale in cui i nuovi freemenconducono simbolicamente alcune pecore sul Southwark Bridge, vestiti con abiti tradizionali e accompagnati da personalità pubbliche. L’iniziativa raccoglie fondi per cause umanitarie e celebra con ironia l’eredità medievale della città.
La seconda leggenda sostiene che un freeman sorpreso ubriaco nella City non potesse essere arrestato, ma semplicemente “accompagnato a casa”. In realtà, spiega Laura Miller, questa credenza risale al XVII secolo, quando i freemen erano esentati dal reclutamento forzato nella marina britannica: venivano “lasciati andare” perché considerati cittadini troppo preziosi per essere arruolati. Oggi, naturalmente, nessun privilegio legale di questo tipo sopravvive, ma la leggenda resta parte del folklore urbano londinese.
Simbolismo e attualità
Nel XXI secolo, la Freedom of the City of London non concede privilegi materiali, ma custodisce un valore civico profondo. Rappresenta la continuità storica della città e il riconoscimento di chi contribuisce a mantenerla vitale, aperta e solidale. È, in un certo senso, la versione londinese della cittadinanza onoraria, ma con un’impronta più intima e comunitaria.
Come spiega la BBC, “la Freedom non è un titolo nobiliare, ma un atto di connessione”. Chi la riceve entra in un cerchio di persone che condividono l’amore per Londra e per la sua storia. Il documento che accompagna il titolo, le Rules for the Conduct of Life, è ancora oggi consegnato ai nuovi membri come promemoria morale: un invito a vivere in modo giusto, compassionevole e attivo nella propria comunità.
In un’epoca in cui le identità urbane sembrano spesso frammentate, la cerimonia della Freedom riunisce cittadini e istituzioni in un linguaggio universale di appartenenza e memoria. È la celebrazione di una città che riconosce nei suoi abitanti la sua stessa forza.
Una tradizione che parla al presente
Ciò che rende la Freedom of the City ancora così significativa è la capacità di adattarsi ai tempi. Laddove un tempo rappresentava un privilegio commerciale, oggi incarna un patto civico tra Londra e chi la ama. È una delle poche tradizioni medievali sopravvissute nella metropoli del XXI secolo senza perdere autenticità, perché ha saputo evolversi da privilegio economico a riconoscimento simbolico.
Ottenere la Freedom significa essere parte di un racconto collettivo che attraversa i secoli: un filo che unisce i mercanti del XIII secolo agli artisti, ai lavoratori e ai cittadini di oggi. E, come ogni buona storia londinese, è fatta di aneddoti, ironia e senso di comunità.
In fondo, è questo il segreto della capitale: saper trasformare la tradizione in qualcosa di vivo, che continua a parlare al presente. La Freedom of the City non è soltanto un titolo, ma una testimonianza del modo in cui Londra riesce a rimanere se stessa pur cambiando costantemente.
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