La seconda e terza vita dello ska: The Specials, Bad Manners, Ska-P…

Settembre 21, 2025 - 12:00
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La seconda e terza vita dello ska: The Specials, Bad Manners, Ska-P…

L’argomento di questo articolo è lo ska e la sua storia. Un argomento impossibile da sintetizzare in pochi album, dal momento che la storia dello ska è davvero lunga. Nato negli anni Sessanta in Giamaica, ha avuto un revival a cavallo tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, e poi ancora una nuova resurrezione intorno agli anni Novanta, trovando nuova linfa vitale nella commistione con altri generi musicali. E allora, per limitare un po’ il campo, ho deciso di concentrare questo articolo sulla seconda e terza vita dello ska, dominata principalmente dallo ska-punk. Lo ska nasce come uno stile caraibico, con il caratteristico ritmo incalzante in levare, di composizioni prevalentemente strumentali o reinterpretazioni di successi americani. Nel giro di pochi anni, dà vita al rocksteady, al reggae e poi a tutti quegli stili legati a questo mondo: dub, ragamuffin e chi più ne ha più ne metta.

Le distinzioni fra questi generi sono a volte un po’ labili, perché gli stessi artisti si cimentano con tutti questi generi anche all’interno dello stesso album. Si potrebbe dire che si tratta di una grande famiglia di generi. Di conseguenza, è difficile trovare artisti esclusivamente dediti allo ska. Ma per approfondire questo aspetto vi rimando all’articolo Dieci album per scoprire il reggae: Bob Marley, Horace Andy, UB40… Alla fine degli anni Settanta, in Gran Bretagna, nel periodo di massimo splendore del punk, alcuni artisti riescono a dare nuova linfa allo ska, mescolandolo appunto con il punk, e dando allo stesso tempo una nuova scossa al movimento punk. Si tratta di artisti che spesso e volentieri omaggiano esplicitamente i loro eroi dello ska delle origini: a partire dai nomi che si danno, i riferimenti a Prince Buster e compagni è una costante in quel periodo. Lo ska-punk di inizio anni Ottanta si rivolge al popolo, alla classe operaia, parla dei loro problemi e delle loro giornate, nel più alto spirito del punk. E lo fa con una musica ballabile, energetica, diretta. Tra i temi più ricorrenti ci sono sicuramente l’integrazione razziale e la lotta al sessismo.

Per molti versi è una rivoluzione sociale simile a quella portata dal rock’n’roll. Il revival degli anni Ottanta è però inizialmente un fenomeno tutto inglese. Ma è un fenomeno estremamente contagioso, e così i primi grandi successi arrivano dopo pochi anni negli Stati Uniti, come una sorta di nuova “british invasion”, e nel resto del mondo. È a questo punto, più o meno a partire dalla fine degli anni Ottanta e fino ad oggi, che si parla della cosiddetta “terza ondata” dello ska. Sempre prevalentemente legato al punk e al rockabilly, il genere viene però interpretato e adattato al contesto di volta in volta diverso del luogo in cui viene prodotto. In molti casi, cominciamo a trovare band che fanno ska, ma fanno anche punk, a volte anche inserendo riferimenti specifici alla cultura folk locale. I Rancid, ad esempio, band americana in generale associata al punk hardcore, si trova spesso anche citata come esponente della terza ondata ska negli Stati Uniti. Nel loro album …And Out Come the Wolves del 1985 troviamo due loro grandi successi decisamente in stile ska: Time Bomb e Old Friend.

Ma anche i No Doubt, che difficilmente possono essere associati più alla scena punk che a quella pop, vengono citati da molti come esponenti della terza ondata ska, principalmente per alcuni sporadici brani come ad esempio Just a Girl dal loro album Tragic Kingdom del 1995. Insomma, lo ska sembra possedere la salutare capacità di rompere i confini tra i generi con la sua vitalità contagiosa. E allora iniziamo questo viaggio alla scoperta delle reincarnazioni dello ska dagli anni Ottanta in poi, che è anche un viaggio in giro per il mondo!

Menzioni speciali

Ma prima di addentrarci negli album che ho scelto per voi per riscoprire lo ska-punk e i fenomeni affini, sarà bene citare almeno alcune delle figure fondamentali per la storia del genere. L’artista che è considerato l’origine di tutto, il grande padre dello ska, è senza dubbio Prince Buster che, a partire dal 1961, ha posto le basi per il discorso portato avanti poi dallo ska, dal rocksteady e dal reggae. Un altro pioniere del genere è Laurel Aitken, considerato il padrino dello ska. Nato in Giamaica, ma di origini cubane, Aitken si trasferisce in Gran Bretagna nel 1960, dando un grande contributo alla diffusione del genere nel Regno Unito, e rimane in attività fino alla morte nel 2005. I Toots & the Maytals sono una band fondamentale per la diffusione dello ska e del reggae fin dagli anni Sessanta. Giamaicani, hanno iniziato come band ska, per poi progressivamente passare al rocksteady e al reggae, del quale pare siano stati i primi a utilizzare il nome. Tra le prime e più longeve band di ska giamaicano, attivi ancora oggi, ci sono gli Skatalites, che si sono fatti un nome con le loro composizioni principalmente strumentali e sono stati band di supporto per nomi importanti come Prince Buster e Bob Marley.

Da ricordare anche Desmond Dekker, artista giamaicano attivo dagli inizi degli anni Settanta e divenuto famoso per la sua registrazione proprio nel 1970 di You Can Get it If You Really Want, brano scritto da Jimmy Cliff. Il primo musicista bianco a piazzare una hit in Giamaica è stato invece Judge Dread, irriverente artista ska e reggae inglese, di cui vi consiglio l’album Dreadmania del 1972. Anche alcuni artisti della seconda e terza ondata dello ska, delle fasi di commistione con il punk, non hanno trovato spazio nell’elenco che segue, ma meritano qui una menzione speciale. Per quanto riguarda il primo revival degli anni Ottanta, vi consiglio The Bodysnatchers, un gruppo di sette donne che pubblicarono due singoli per la mitica etichetta 2 Tone fra il 1979 e il 1981. Sempre in Inghilterra, gli Hotknives, ancora attivi oggi, si sono formati nel 1982. Nel 1989 hanno pubblicato l’album dal vivo Live ’n’ Shakin’. I Bim Skala Bim sono invece una band americana della cosiddetta terza ondata. Originari di Boston, sono considerati fra i pionieri del cosiddetto Eastern Sound. Nel 1991 hanno pubblicato l’album Bones, che contiene una splendida versione ska di Brain Damage dei Pink Floyd.

In Canada, invece, tra gli artisti protagonisti della terza ondata troviamo i King Apparatus, che esordiscono nel 1989 con l’album eponimo, che include uno dei loro maggiori successi, Made for TV. Chris Murray uscirà poi dalla band per intraprendere una fortunata carriera solista sempre nella scena ska-punk. Gli Edna’s Goldfish sono invece una band neworkese, che ha esordito nel 1998 con l’album Before You Knew Better… prodotto dalla Moon Ska Records e che vi consiglio di ascoltare. Anche in Italia abbiamo avuto band ska-punk di tutto rispetto. Tra le più conosciute probabilmente ci sono i RedSka, band politicamente e socialmente impegnata attiva dal 2001 al 2017: nel 2012 hanno prodotto l’album La rivolta. Tornando negli States, gli Operation Ivy, band attiva dal 1987, ha pubblicato l’album Energy nel 1989, dal quale in particolare vi consiglio la traccia Unity. La terza ondata dello ska ha esponenti anche in Gran Bretagna: i Sonic Boom Six, ad esempio, sono una band di Manchester nata nel 2002, che spazia dal punk al pop all’elettronica, passando spesso anche per lo ska… Certo, un miscuglio quantomeno strambo, ma se siete curiosi, andatevi ad ascoltare il loro EP del 2006 Babyboom.

The Specials, The Specials

Fondati nel 1977 dal tastierista e cantante Jerry Dammers, gli Specials sono stati una band fondamentale per il revival dello ska in Gran Bretagna. Unendo la ritmica in levare dello ska alle sonorità e ai temi sociali e politici tipici del punk, la nuova scena dello ska inglese fu una potente ventata d’aria fresca. Jerry Dammers è anche il fondatore della casa discografica 2 Tone, responsabile delle prime pubblicazioni di moltissime band di quella scena musicale, tanto da diventare sinonimo di un certo tipo di ska-punk. Anche il primo album della band, The Specials appunto, fu pubblicato per la 2 Tone nel 1979. Accanto a brani completamente originali, nell’album compaiono diverse cover di vecchi brani ska giamaicani, interpretati originariamente dai Toots & the Maytals, da Prince Buster, dagli Skatalites e da Dandy Livingstone. La stessa Too Much Too Young, che vi propongo nel video in un’esecuzione live, è in realtà basata su un brano di Lloyd Chambers intitolato Birth Control.

Madness, Absolutely

Absolutely è il secondo album in studio dei Madness, uscito nel 1980 per la Stiff Records. Ma anche i Madness furono inizialmente prodotti dalla 2 Tone: il loro primo singolo venne registrato per l’etichetta di Dammers e diede il lancio alla band per firmare con la Stiff Records già dall’esordio One Step Beyond nel 1979. Absolutely ricevette recensioni meno entusiastiche rispetto all’album di esordio. La rivista Rolling Stone scrisse che i Madness erano “i Blues Brothers con l’accento inglese”. Ma già l’apertura, con questa Baggy Trousers, ci dà un’idea di quanto Absolutely sia un album seminale per tutta la scena successiva dello ska-punk e non solo.

The Selecter, Too Much Pressure

Altro album di debutto per un’altra band fondamentale per la definizione dell’identità musicale del revival ska britannico degli anni Ottanta. Too Much Pressure venne pubblicato nel 1980 dall’etichetta 2 Tone in collaborazione con la Chrysalis, dopo il successo del primo singolo della band, pubblicato come lato B del primo singolo degli Specials. Guidati dalla cantante Pauline Black, i Selecter hanno sempre messo al centro delle loro canzoni temi antirazzisti, antisessisti e sociali, incarnando i sentimenti della classe operaia inglese, come nella traccia di apertura dell’album, Three Minute Hero, che nel video è proposta dal vivo.

Bad Manners, Ska ’n’ B

Pur non essendo prodotti dalla 2 Tone Records, i Bad Manners all’inizio degli anni Ottanta erano spesso associati agli artisti della 2 Tone. Ancora attivi oggi, guidati da Buster Bloodvessel, unico membro originale della band, i Bad Manners esordirono nel 1980 con l’album Ska ’n’ B. Come dice il titolo, l’album propone il classico sound ska-punk, ma anche cover di ambito blues, come Caledonia, sempre rivisitata in stile ska. Noti per le performance particolarmente irriverenti di Buster Bloodvessel, perfettamente in linea con il nome della band, vennero censurati dalla BBC perché il cantante si era dipinto la testa pelata di rosso, e in seguito vennero censurati anche dalla RAI quando nel 1981, partecipando come ospiti a San Remo e messi al corrente che il Papa avrebbe guardato la trasmissione, Buster Bloodvessel si scoprì il sedere in diretta televisiva. Here Comes the Major è la seconda traccia dell’album.

The Toasters, Hard Band for the Dead

I Toasters sono stati fondati nel 1981 negli Stati Uniti da Robert Hingley, chitarrista e cantante inglese che si era trasferito a New York. Sono considerati i pionieri della cosiddetta “terza ondata”, ovvero la scena ska-punk nata negli States e in altri stati quando il fenomeno dello ska-punk britannico oltrepassò i confini nazionali. Nei vari cambi di formazione della band, Hingley è l’unico elemento rimasto sempre costante. Da notare anche lo stretto rapporto con Joe Jackson che, oltre a produrre il loro primo EP nel 1985, compare a volte dal vivo e sugli album dei Toasters sotto lo pseudonimo di Stanley Turpentine. L’album di esordio dei Toasters, Skaboom, è considerato il punto di origine della terza ondata ska negli Stati Uniti. Poiché non riusciva a farselo produrre da nessuno, Hingley fondò la sua etichetta, la Moon Ska Records e pubblicò il primo album solo nel 1987. Hard Band for the Dead è invece il sesto album dei Toasters, pubblicato sempre per la Moon Ska Records nel 1996. L’album si apre con questa 2 Tone Army.

The Slackers, Don’t Let the Sunlight Fool Ya

Altra band appartenente alla terza ondata americana, gli Slackers si sono formati a New York nel 1991. Il primo album Better Late Than Never del 1996, prodotto dalla Moon Ska Records, caratterizzava subito il loro sound come un misto di ska, reggae, garage rock e jazz. In seguito, gli Slackers furono prodotti anche dalla mitica etichetta punk Hellcat. Gli Slackers sono ancora in attività, e allora ho pensato questa volta di proporvi il loro ultimo album, uscito nel 2022, Don’t Let the Sunlight Fool Ya, da cui è tratta Shameboy.

The Interrupters, Say It Out Loud

Ancora negli Stati Uniti, ancora decisamente terza ondata: gli Interrupters sono una band recente, fondata nel 2011, che mescola nei loro album punk e ska, ma con una certa preponderanza di ska. Prodotti dalla Hellcat Records, fondata nel 1997 da Brett Gurewitz dei Bad Religion e Tim Armstrong dei Rancid, hanno esordito discograficamente nel 2014 e, ad oggi, hanno all’attivo quattro album in studio, sempre caratterizzati dall’attenzione alle tematiche sociali. Say It Out Loud, uscito nel 2016, è il loro secondo lavoro in studio. Nel video, due tracce estratte dall’album: Babylon e Jenny Drinks.

Tokyo Ska Paradise Orchestra, Skapara Tojo

Vi avevo promesso di portarvi in giro per il mondo, fuori dalla Gran Bretagna, alla ricerca dello ska: se la tappa negli Stati Uniti era piuttosto prevedibile, sono certo che pochi di voi avevano previsto di arrivare in Giappone! La Tokyo Ska Paradise Orchestra è una band ska giapponese che affianca al genere principale influenze jazz e latin. Niente punk, in questo caso, ma un ritorno a una prevalenza strumentale dello ska e ai suoi andamenti allegri e spensierati. Il tutto in una formazione che, nelle varie line-up che si sono succedute nel tempo, è quasi sempre stata composta da una decina di ottimi musicisti. Formati nel 1985, i Tokyo Ska Paradise Orchestra, spesso abbreviati in Skapara, hanno pubblicato il primo album nel 1990: Skapara Tojo, noto anche come Skapara’s Intro, include la loro prima hit Monster Rock, che nel video è proposta dal vivo.

Tijuana No!, No

I Tijuana No! sono una band messicana attiva dalla fine degli anni Ottanta, che mescola punk e rock a una base decisamente ska. Impegnati politicamente e socialmente, i Tijuana No! hanno esordito nel 1990 con l’album No, in cui sono presenti due cover di Manu Chao, oltre a una serie di brani originali, tra cui Pobre de ti, che è stato un grande successo in Messico e in America Latina e che nel video è proposta dal vivo.

Ska-P, El vals del obrero

Tra i protagonisti assoluti della cosiddetta terza ondata, nella quale lo ska ha contagiato un po’ tutti i paesi del mondo, in particolare mescolandosi con il punk, ci sono senza dubbio gli Ska-P. Spagnoli e sempre schierati su temi sociali e politici, gli Ska-P nascono nel 1994. Dopo aver esordito con un album dal titolo appunto Ska-P, arrivano al successo internazionale con il secondo album El vals del obrero, uscito nel 1996. Sia nei testi che nelle elaborate performance live, gli Ska-P riescono a mettere a nudo le ipocrisie dell’establishment, sempre con il loro esplosivo e divertente mix di ska e punk. L’ottava traccia di El vals del obrero è Cannabis, uno dei brani che più di tutti li ha portati alla ribalta a livello globale e che nel video è proposto dal vivo da un concerto del 2016.

 

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