Leone XIV indica la missione dell’episcopato

Leone XIV cita Sant’Agostino per inquadrare l’episcopato. E in particolare richiama il discorso in cui il vescovo d’Ippona ricordava che “per prima cosa chi presiede il popolo deve comprendere che è servo di molti”, mentre anche negli Apostoli si era insinuata «una certa smania di grandezza», dinanzi alla quale Gesù stesso “dovette intervenire come un medico per guarirli”. Il Papa ha richiamato le parole di Gesù stesso, “quando vede il gruppo dei Dodici che discute su chi fosse il più grande: “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti”. Papa Leone XIV ha dettato lui stesso l’agenda “improvvisata” del suo incontro con i vescovi di nomina recente, che hanno condiviso a Roma le intense giornate dei Corsi di formazione predisposti per loro dal Dicastero per i Vescovi e dal Dicastero per l’Evangelizzazione (Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari). “Abbiamo 200 vescovi, un solo Papa, e non molto tempo, quindi ne approfitteremo al meglio”, ha detto Leone XIV con sollecita premura, venata di umorismo.
A lezione da Leone
Nell’Aula del Sinodo del Palazzo Apostolico, riferisce l’agenzia missionaria Fides, ha avuto luogo l’atteso e nello stesso tempo sorprendente “atto finale” dei corsi. E cioè l’abbraccio dei nuovi Successori degli Apostoli con il Successore di Pietro, che ha voluto dedicare l’intera mattinata all’incontro con loro. Il dono di essere stati ordinati vescovi – ha ricordato Papa Leone nel discorso loro rivolto nella prima parte dell’incontro “non è per voi stessi, ma per servire la causa del Vangelo”. Tutti i passaggi del discorso papale sono stati scanditi da termini e espressioni appartenenti al campo semantico della “servitù episcopale”. Perché tutti i vescovi sono “scelti e chiamati per essere inviati, come apostoli del Signore e come servi della fede. E ogni Vescovo “è servo”, “chiamato a servire la fede del popolo. Il servizio – ha puntualizzato papa Prevost – “non è una caratteristica esterna o un modo di esercitare il ruolo”. Perché coloro “a coloro che Gesù chiama come discepoli e annunciatori del Vangelo, in particolare ai Dodici, è richiesta la libertà interiore, la povertà di spirito e la disponibilità al servizio che nasce dall’amore, per incarnare la stessa scelta di Gesù, che si è fatto povero per arricchirci”.
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