L’Europa importa il 55% delle auto elettriche dalla Cina. Ma Italia e Germania ancora difendono i motori endotermici

La prima notizia: in Europa più della metà delle auto elettriche viene importata dalla Cina. La seconda notizia, che dimostra come ancora qualche governo europeo voglia perseverare negli errori commessi negli ultimi anni: invece di incentivare e far finalmente decollare il settore deIle auto a batteria made in Eu, l’Italia e Germania chiedono alla Commissione europea di rivedere la strategia sull’automotive «superando le gabbie ideologiche del Green deal» e in definitiva di cancellare il divieto di vendere veicoli alimentati a benzina e gasolio nel 2035, il che avrebbe evidenti ricadute negative sugli investimenti indirizzati verso l’elettrico.
Andando con ordine: l’ultimo report diffuso dall’Eurostat certifica che nel 2024, il 43% del numero totale di automobili importate nell'Ue era elettrico o ibrido, con un calo di 1 punto percentuale rispetto al 2023. Allo stesso tempo, per le esportazioni dell'Ue, la quota era pari al 28% del totale nel 2024, con un aumento dell’1% rispetto all'anno precedente. Nel complesso, rileva l’Eurostat, si è registrato un aumento significativo di questo commercio dal 2017, quando la quota delle importazioni e delle esportazioni totali dell'Ue di auto elettriche o ibride ammontava rispettivamente solo all'8% e al 2%. Sempre nel 2024, la quota di auto completamente elettriche era del 16% per le importazioni di auto dell'UE e del 12% per le esportazioni (1% e 0,8% nel 2017).
Nel 2024 l'Ue ha speso 42,4 miliardi di euro per le importazioni di auto ibride ed elettriche da paesi extra UE, con un calo del 12% rispetto al 2023 (48,3 miliardi di euro). Le esportazioni degli stessi prodotti verso paesi extra Ue sono però scese a 57,3 miliardi di euro, con un calo dell'8% rispetto al 2023 (62,5 miliardi di euro).
Sempre l’Eurostat segnala che la Cina è stata il principale partner commerciale dell'Ue per l’import di veicoli non alimentati da motori endotermici, con il 55% di tutte le importazioni di auto elettriche, seguita dalla Corea del Sud (16%), dal Giappone e dagli Stati Uniti (entrambi con il 9%).
In Europa auto elettriche e ibride hanno rappresentano nel periodo in esame quasi un terzo della produzione, ma l’incremento di questo settore è stato in termini dello zero virgola rispetto all’anno precedente: dei 12,1 milioni di auto prodotte nell’Ue nel 2024, erano auto ibride o elettriche 3,9 milioni, una cifra solo leggermente superiore rispetto al 2023, quando erano 3,8 milioni. Nel 2024, il 13% delle auto prodotte nell’Ue era elettrico, il 6% ibride plug-in e il 13% ibride non plug-in. Tra l’altro, c’è stato anche un segno meno registrato sempre dall’Eurostat per il settore automotive: in termini di valore, la produzione totale di automobili nell’Ue valeva 322 miliardi di euro nel 2024, mentre era di 337 miliardi di euro nell’anno precedente.
Se questo è il quadro complessivo, l’Italia e la Germania stanno dando segnali che non sembrano andare nella direzione giusta. Anziché spingere sull’elettrico, i governi di Roma e Berlino chiedono alla Commissione europea di rivedere la strategia tesa a incentivare la mobilità sostenibile, fatta di sanzioni per le case automobilistiche che superano le soglie stabilite di emissioni e di uno stop alla vendita di motori a combustibili fossili dal 2035.
Se il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha detto chiaro e tondo che considera «sbagliato» il divieto fissato da qui a dieci anni e chiesto di eliminare quanto previsto in ambito comunitario, il nostro ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha scritto insieme alla ministra dell’Economia tedesca, Katherina Reiche, una lettera indirizzata alla Commissione europea in cui in sostanza si chiede di rivedere tutta la strategia europea riguardante l’automotive «superando le gabbie ideologiche del Green deal».
Dice Urso illustrando contenuto e finalità della lettera recapitata a Bruxelles: «Siamo a un punto di svolta: oggi si apre una nuova fase per l’industria europea. Italia e Germania si presentano unite per chiedere alla Commissione un cambio di rotta sull'automotive, subito. Con responsabilità, pragmatismo e visione». E in cosa consiste questo pragmatismo? «Con una posizione comune e chiara, indichiamo insieme la via per una transizione verde che sia davvero sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, superando le gabbie ideologiche del Green deal», dice Urso. «Ancora una volta, il dibattito europeo si è finalmente aperto grazie alla determinazione del governo italiano, che ha riportato al centro dell’agenda le esigenze concrete della nostra industria. Ora è il momento delle decisioni: mentre Bruxelles discute, la concorrenza globale corre. Non possiamo permetterci di restare fermi. L’Europa deve agire, e deve farlo subito».
La concorrenza globale corre, appunto. Con la Cina in primis che sta praticamente monopolizzando a livello globale il settore dei veicoli elettrici. E dalla quale di questo passo continueremo a importare oltra la metà delle auto elettriche. Sempre che le percentuali, rispetto a questo 55% ora rilevato dall’Eurostat, non diventino ancora più elevate negli anni a venire a causa di politiche europee tese ancora a favorire i motori a diesel e benzina.
Qual è la tua reazione?






