L’impero di Armani alla prova della successione. Attesa per il testamento

Settembre 6, 2025 - 14:00
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L’impero di Armani alla prova della successione. Attesa per il testamento
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Giorgio Armani si è spento e la sua dipartita lascia spazio al dilemma della successione. In un vero e proprio ‘one man show’, Armani ha vestito per cinquant’anni il ruolo di designer ma anche di imprenditore e manager della maison che porta il suo nome, e per la quale ha predisposto un piano di successione avvolto nel mistero ma prossimo allo svelamento. La sua è un’eredità che, secondo Forbes, oscillerebbe tra gli 11 e i 13 miliardi di euro, e l’azienda – che però non è quotata in Borsa, rendendo dunque impreciso qualsiasi tentativo di stima – conta 8.700 dipendenti e un turnover da 2,3 miliardi.

Guardando all’attuale assetto della società, tutti parenti di Armani siedono nel consiglio d’amministrazione – osserva Il Corriere – insieme a, naturalmente, Leo Dell’Orco, compagno e suo braccio destro. Esiste un testamento che a breve, dopo i funerali attesi per lunedì 8 settembre, verrà aperto e darà la risposta alla domanda che aleggia nell’aria in questi giorni, ovvero su chi riceverà la maggior parte (il 99,9%) delle quote del fondatore e chi ricoprirà gli incarichi di amministratore delegato e presidente, ricoperti da lui fino all’ultimo giorno.

Al netto del ruolo che indubbiamente rivestirà la Fondazione Armani (che detiene il restante 0,1%), la testata spiega come siano previste nello statuto lasciato da Armani (documento riservato divulgato proprio da Il Corriere nel 2023 e che costituisce l’architrave del post-Armani) sei categorie di azioni, a provare l’esistenza di una pianificazione già ben delineata.

‘Re Giorgio’, così veniva soprannominato, non ha eredi diretti, solo tre nipoti e una sorella, dunque l’esito della vicenda testamentaria non è scontato. Ma è verosimile immaginare uno scenario all’insegna della continuità: lo scorso anno lo stesso Armani aveva raccontato a Bloomberg, in un’intervista in occasione del suo imminente 90esimo compleanno, che “quando si tratta di successione, penso che la soluzione migliore sarebbe un pool di persone fidate, vicine a me e scelte da me”. Mostrandosi poi possibilista verso scenari finora inesplorati dalla fashion house, sempre rimasta indipendente, come una potenziale quotazione in borsa tramite Ipo o operazioni di M&A. Tutte mosse per cui gli eredi dovranno aspettare almeno cinque anni dalla sua morte.

Anche in un’intervista al Financial Times pubblicata la scorsa settimana, Armani aveva lasciato intendere di avere predisposto una “transizione graduale” che eviterebbe una rottura troppo netta, restando però ancora una volta evasivo sui dettagli.

“La quotidianità continuerà senza interruzioni, ma il medio termine è molto più vago”, osserva David Pambianco, amministratore delegato di Pambianco. “Al momento è prematuro, ma presto la famiglia dovrà decidere se desidera che l’azienda rimanga indipendente. Armani è piccola rispetto ai conglomerati francesi e la famiglia dovrà valutare seriamente l’idea di unirsi a uno di essi se vuole che l’azienda continui a prosperare”.

I colossi d’oltralpe, Lvmh e Kering, hanno infatti fagocitato innumerevoli case di moda italiane negli ultimi vent’anni, e poche rimangono indipendenti. Tra queste, spiccano Prada, Dolce&Gabbana e, appunto, proprio Giorgio Armani, delle quali solo Prada quotata in Borsa.

Armani ha resistito negli anni alle avances di Lvmh e Gucci, ora parte di Kering, che avevano presentato offerte per l’acquisizione dell’azienda alla fine degli anni ’90, durante un periodo di consolidamento del settore. Negli anni successivi, Armani è ha rinunciato anche allo sbarco in Borsa, che avrebbe fornito all’azienda i fondi per espandersi o acquisire concorrenti, significando però anche un controllo meno diretto sull’azienda.

La scomparsa di Armani e gli interrogativi sul futuro dell’azienda si inseriscono in un contesto di generale rallentamento del settore della moda. Nel 2024, lo stesso Gruppo Armani ha visto i propri profitti scendere del 66% a quota 74,5 milioni di euro.

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Redazione Redazione Eventi e News