Mangiare Ramen più di 3 volte a settimana aumenta il rischio di mortalità

Settembre 22, 2025 - 19:00
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Mangiare Ramen più di 3 volte a settimana aumenta il rischio di mortalità

Secondo un recente studio condotto dall’Università di Yamagata, nel nord del Giappone, chi consuma Ramen più di tre volte a settimana corre un rischio di mortalità maggiore, stimato in circa 1,52 volte rispetto a chi ne mangia una o due porzioni settimanali.

La ricerca, durata oltre dieci anni, ha coinvolto 6.725 persone con più di 40 anni, sottoposte a controlli regolari dal 2009 al 2023. I partecipanti sono stati suddivisi in gruppi in base alla frequenza di consumo di ramen, consentendo di tracciare una correlazione precisa tra abitudini alimentari e salute a lungo termine.

Perché il Ramen può essere rischioso per la salute

Sebbene il Ramen sia apprezzato per il suo gusto intenso e per la varietà di ingredienti che lo arricchiscono, dal maiale all’uovo marinato, passando per alghe e verdure, il piatto presenta alcune criticità nutrizionali.

Il primo problema è l’elevata quantità di sodio, contenuto soprattutto nel brodo a base di miso o soia. L’eccesso di sale è noto per aumentare il rischio di ipertensione, malattie cardiovascolari e problemi renali.

Un altro aspetto riguarda l’apporto calorico: a seconda della ricetta e dei condimenti, una ciotola di ramen può facilmente superare le 500-600 calorie, con un alto contenuto di grassi saturi.

Secondo i ricercatori, il consumo frequente del piatto può quindi avere un impatto negativo sull’equilibrio nutrizionale complessivo, soprattutto se inserito in un regime alimentare già ricco di sodio e povero di fibre.

Il contesto dello studio: la prefettura di Yamagata

Non è un caso che la ricerca sia stata condotta a Yamagata, regione che negli ultimi tre anni ha registrato la più alta spesa annuale delle famiglie giapponesi per il ramen. Qui il piatto non è solo cibo, ma parte integrante della cultura gastronomica locale, consumato in tutte le stagioni e in diverse varianti.

La forte diffusione del ramen nella zona ha permesso ai ricercatori di monitorare un campione ampio e omogeneo di persone, rendendo i dati raccolti particolarmente significativi.

I risultati nel dettaglio

Lo studio ha evidenziato che il gruppo che consumava ramen “tre o più volte alla settimana” presentava un rischio di mortalità sensibilmente superiore rispetto a chi lo consumava con minore frequenza.

Il rischio relativo era pari a circa 1,52 volte in più. In termini pratici, ciò significa che, a parità di altre condizioni di salute, chi eccede con il ramen ha maggiori probabilità di sviluppare complicazioni che riducono l’aspettativa di vita.

Al contrario, chi si limitava a una o due porzioni settimanali non mostrava lo stesso livello di rischio, suggerendo che la moderazione possa rappresentare un compromesso tra piacere gastronomico e tutela della salute.

La raccomandazione degli esperti

un ramen in una ciotola
La raccomandazione degli esperti (blitzquotidiano.it)

Miho Suzuki, docente dell’Istituto di scienze della nutrizione di Yonezawa e membro del team di ricerca, ha precisato che il ramen non deve essere necessariamente eliminato dalla dieta. L’invito è piuttosto a limitarne il consumo e a bilanciare il piatto con una maggiore quantità di verdure e ingredienti salutari.

Secondo Suzuki, ridurre il sale, scegliere brodi meno densi e completare il pasto con alimenti freschi e ricchi di fibre può contribuire a diminuire i rischi senza rinunciare al gusto di una delle pietanze più amate del Giappone.

Sale e mortalità: il vero nodo

Il cuore della questione resta l’eccesso di sodio. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di non superare i 5 grammi di sale al giorno. Una sola ciotola di ramen può contenerne anche più della metà, e consumarne tre o quattro a settimana rischia di far superare ampiamente questa soglia.

L’ipertensione da eccesso di sale rappresenta uno dei principali fattori di rischio per ictus e malattie cardiovascolari. Non sorprende quindi che la ricerca di Yamagata abbia riscontrato una connessione tra consumo frequente di ramen e mortalità.

Ramen e tradizione: il dilemma dei giapponesi

Il ramen, nonostante le sue origini cinesi, è ormai considerato uno dei cibi più autentici della cultura giapponese. Ogni regione ha la sua variante: dal ramen al miso tipico di Hokkaido a quello con salsa di soia di Tokyo, fino alle versioni più ricche e cremose di Kyushu.

Questa forte connotazione culturale rende difficile immaginare una riduzione drastica dei consumi. Tuttavia, proprio per l’impatto che il ramen ha nella dieta quotidiana, la ricerca invita a riflettere sulla necessità di una maggiore consapevolezza nutrizionale.

Una questione globale

Il dibattito non riguarda solo il Giappone. In tutto il mondo, il ramen è diventato popolare grazie ai ristoranti specializzati e alla diffusione delle versioni istantanee nei supermercati.

Le versioni industriali, spesso ancora più ricche di sodio e additivi, pongono ulteriori rischi per la salute se consumate con frequenza. Lo studio di Yamagata, pur focalizzato sulla popolazione locale, lancia quindi un messaggio universale: attenzione a non esagerare con questo piatto.

Possibili soluzioni

La strada non è quella della rinuncia totale, ma della moderazione e della riformulazione delle ricette. Alcuni ristoranti giapponesi hanno già introdotto varianti a basso contenuto di sale o con brodi vegetali più leggeri.

Parallelamente, cresce l’interesse verso versioni “healthy” del ramen, arricchite con più verdure, proteine magre e condimenti meno grassi. In questo senso, l’evoluzione del piatto potrebbe rappresentare un compromesso tra tradizione gastronomica e salute pubblica.

L'articolo Mangiare Ramen più di 3 volte a settimana aumenta il rischio di mortalità proviene da Blitz quotidiano.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia