Moldova, Maia Sandu all’Eurocamera in vista delle elezioni: “Paura per la guerra ibrida di Mosca”

Bruxelles – “La democrazia non arriva automaticamente, ma si raggiunge grazie al supporto degli amici”: Maia Sandu, presidente della Repubblica di Moldova, carica di responsabilità l’emiciclo di Strasburgo in vista delle elezioni parlamentari che si terranno a Chisinau il 28 settembre. Gli amici, per Sandu, sono seduti tra i banchi di Strasburgo e il suo discorso, tenuto oggi, è un monito per loro e per l’intera Europa: “Mosca sta influenzando il nostro processo democratico”.
Le presidenziali dello scorso novembre, dove la presidente è stata confermata per una manciata di voti, per le istituzioni moldave sono state influenzata da Mosca. Tecniche di “guerra ibrida” hanno aiutato i partiti filorussi. La vittoria di Sandu ha permesso a Chisinau, grazie a un referendum, di mettere in costituzione la sua volontà di entrare a far parte dell’Unione. Un processo che, a detta del direttore generale della DG ENEST (la direzione della Commissione europea responsabile della politica di allargamento), Gert Jan Koopman, “non è irrealistico ipotizzare che si possa completare entro la fine del 2027, forse anche un po’ prima”.
Il cammino europeo
La Moldova ha presentato la domanda di adesione all’Unione europea il 3 marzo 2022, pochi giorni dopo l’inizio della guerra d’invasione russa in Ucraina. Sandu, che all’epoca era già capo dello Stato, ha intrapreso una serie di riforme strutturali, accelerando il percorso. Per questo, anche oggi lo ha ribadito: “Noi non chiediamo una scorciatoia, stiamo facendo il nostro lavoro diligentemente”, ma ha poi definito questo cammino una “lotta contro il tempo” per proteggere la democrazia dalle influenze di Mosca.
Tutto, però, dipenderà dal voto di settembre. L’integrazione europea potrebbe rallentare in caso di giravolta politica. I partiti non europeisti, come la coalizione “Alternative” dell’ex procuratore Alexandr Stoianoglo o il Blocco Patriottico, guidato dal Partito Socialista Igor Dodon, restano alti nei sondaggi. Per Sandu, vincere queste elezioni significherebbe sancire una volta per tutte il percorso europeista. La presidente ha definito la tornata elettorale che verrà “la più importante” della storia del suo Paese.
Quello che già sta avvenendo è però “una guerra ibrida” con l’intenzione di far “rientrare la Moldova nella sfera d’influenza russa. L’obiettivo è usare il nostro Paese come base operativa per attacchi ibridi contro l’Unione Europea”. La Russia ha già dimostrato di saper agire in vari modi: cyberattacchi alle istituzioni, utilizzo di denaro russo per alimentare le proteste, arruolamento di gruppi criminali utilizzati per intimidire gli elettori. Secondo alcune stime, citate da Sandu: “la Russia ha utilizzato circa l’equivalente dell’1 per cento del Pil moldavo per finanziare campagne di disturbo alla democrazia”.
La crisi del gas
La riconferma del PAS (Partito Azione e Solidarietà) non sarà facile visto il clima economico-sociale non idilliaco. Una pesante crisi energetica sta fiaccando il Paese. Dal primo gennaio, l’azienda russa Gazprom ha interrotto le forniture di gas verso Chisinau. Il gas transitava in Ucraina e poi nello stato non riconosciuto filorusso di Transnistria, indirettamente colpito da questa sanzione. Un aumento del costo delle bollette (+40 per cento circa) ha messo in ginocchio le due entità moldave, gettando benzina sul populismo filorusso.
Sandu ha fin da subito cercato di differenziare l’approvvigionamento energetico. Nei primi mesi del 2025 è riuscita ad agganciarsi al “corridoio verticale” capace di collegare la Moldova al terminale di Alessandropoli (Grecia), aprendo un canale diretto con il Mar Mediterraneo.
NEW: Pro-Russian Moldovan breakaway region Transnistria held the Seventh Congress of Transnistrian Deputies on Feb. 28 and adopted a series of decisions that likely aim to provide the Kremlin with justifications for a wide range of possible escalatory actions against Moldova —… pic.twitter.com/A24MkQttyu
— Institute for the Study of War (@TheStudyofWar) February 29, 2024
I candidati delle presidenziali
In questa situazione arrivano le elezioni di settembre. A contendersi la maggioranza sono tre blocchi principali. Il primo, europeista e filo-Nato, di Maia Sandu (PES). I raggruppamento avrebbe circa il 33 per cento delle preferenze, per il “Barometro iData, agosto 2025“, condotto dalla società Date Inteligente, che però non conteggia la diaspora.
La seconda possibilità è anche la più spaventosa per l’Europa: il blocco patriottico, capitanato dal Partito Socialista di Igor Dodon. I patrioti non nascondono il loro legame con Mosca, molto caro a parte della popolazione nostalgica del periodo sovietico. A luglio, i leader della coalizione hanno incontrato il vice primo ministro russo Dmitry Patrushev a Mosca. Dodon considera Sandu illegittima e propone un’interruzione del processo d’integrazione, oltre ad un’agenda nazionalistica. I sondaggi danno alla coalizione intorno al 30 per cento.
Più ibrido, invece, il gruppo di partiti “Alternativa”, che si è organizzato intorno ad Alexandr Stoianoglo, arrivato secondo alle presidenziali di novembre. A settembre si vuole rifare, con l’intenzione di proporsi come sostituto al partito di governo. In precedenza, la sua politica è stata possibilista nei confronti di Bruxelles, ma ora la sua linea è molto più dura. I sondaggi non danno Alternativa molto oltre il 10 per cento.
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