Non sto bene, non esco

Novembre 26, 2025 - 23:07
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Non sto bene, non esco
"Grazie, ma stasera resto a casa, non mi sento in forma": quante volte avete declinato un invito per sopraggiunti malanni? Ridurre al minimo i contatti sociali quando si sta poco bene non è tipico della nostra specie soltanto. Lo fa gran parte degli animali, per recuperare energie attraverso il riposo e scongiurare il rischio di contagiare i propri simili.. Secondo un nuovo studio pubblicato su Cell, questo meccanismo è guidato da un processo attivo a cui partecipano cervello e sistema immunitario, e non è semplicemente una conseguenza dei sintomi dell'infezione. In altre parole, l'astenersi da relazioni quando si sta male non dipende solo dal fatto che non ci sentiamo in grado di uscire: è invece una quarantena autoimposta a priori dal cervello.. Messaggi immunitari al cervello. Un gruppo di scienziati del Picower Institute for Learning and Memory of MIT ha usato diversi metodi per dimostrare in modo causale che quando una componente del sistema immunitario raggiunge specifici recettori in una certa regione cerebrale, si attivano connessioni che spengono la prosocialità.. Tutto parte dall'interleuchina-1 beta, una citochina, cioè una proteina prodotta dalle cellule immunitarie durante le infezioni acute, che stimola la febbre e richiama altre cellule immunitarie. Questo segnale d'allarme molecolare raggiunge il suo specifico recettore (chiamato IL-1R1) sui neuroni di una regione del cervello chiamata nucleo dorsale del rafe, incaricata di modulare il comportamento sociale e per giunta situata in un punto del cervello molto irrorato dal liquido cerebrospinale, che in caso di infezioni è esposto a un "bagno" di citochine.. Procedere per esclusione. Sapendo che le molecole immunitarie possono influenzare il comportamento sociale, gli scienziati hanno provato a iniettare nel cervello dei topi 21 diversi tipi di citochine, per capire se qualcuna di esse potesse, anche in assenza di infezione estesa all'organismo, generare lo stesso effetto di ritiro dalla socialità generato da un'infezione standard. Solo l'interleuchina-1 beta ha avuto questo effetto.. Quindi, poiché questa citochina agisce sulle cellule solo quando si lega al recettore IL-1R1, il team ha cercato in quale regione del cervello questi recettori fossero più diffusi, e ha individuato popolazioni di neuroni del nucleo dorsale del rafe che lo esprimevano in abbondanza, molti dei quali capaci di produrre serotonina, un neurotrasmettitore che regola molte funzioni neurali di base. Inibire l'attività neurale di quest'area del cervello o chiudere i recettori IL-1R1 preveniva l'astensione dai contatti sociali nei topi, ma non la sensazione di letargia data dalla citochina in questione durante un'infezione. Quindi non è la letargia direttamente a far passare la voglia di incontrarsi con altri.. Chiudere il circuito. A questo punto, gli scienziati hanno capito usando l'optogenetica (una tecnologia che permette di controllare cellule ingegnerizzate con impulsi luminosi) che solo l'attivazione delle connessioni del nucleo dorsale del rafe con l'area del setto laterale intermedio causava i comportamenti di isolamento sociale osservati.. Oltre a spiegare un meccanismo di difesa interessante di quando stiamo poco bene, lo studio lascia alcune domande aperte. I ricercatori dovranno appurare se i neuroni con il recettore studiato influenzino anche altri comportamenti in fase di malattia, e se la serotonina che da questi neuroni può essere prodotta abbia un ruolo nell'isolamento sociale in caso di infezioni..

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Redazione Redazione Eventi e News