Orrore a Ragusa: pony legato ad un’auto, trascinato per 3 km e lasciato morire per strada

Una fine straziante: un pony è stato legato a un’auto e trascinato per 3 km. L’autore di questa atroce crudeltà dovrà essere punito.
Chi ha assistito a quello che è stato un vero e proprio massacro difficilmente riuscirà a togliersi dalla mente e dal cuore certe immagini: un pony è stato legato a un’auto e trascinato per km sull’asfalto. Ora è caccia all’uomo a Ragusa: dovrà essere punito. L’ENPA si è già costituita parte civile e difenderà nelle aule di giustizia il povero animale massacrato, per il quale non c’è stata alcuna via di scampo.
Pony legato a un’auto e trascinato per km: scene da horror a Ragusa
Un film dell’orrore quello che si è svolto davanti agli occhi increduli delle persone che hanno assistito alla scena. Siamo in provincia di Ragusa, e precisamente ad Acate: qui un pony è stato rapito dal legittimo proprietario, il nonno dell’uomo accusato di questo atroce crimine, ed è stato legato a un’auto.
La stessa vettura guidata dall’accusato 32enne è avanzata per km trascinando con sé il povero animale, che non aveva alcuna possibilità di liberarsi dalla morsa della fune che lo legava. Dopo diversi km percorsi, lo stesso pony è stato slegato dall’uomo e condotto, ormai in fin di vita, agonizzante in aperta campagna. Solo il ritrovamento fortuito da parte di alcuni passanti ha consentito di liberarlo dalle atroci sofferenze in cui versava e dargli una degna sepoltura (si è infatti reso necessario praticare l’eutanasia al cane).
Non si sa molto sui fatti che hanno preceduto il terribile gesto, ma si sa che l’imputato e il legittimo proprietario della vittima sono legati da un vincolo di parentela: il 32enne accusato è infatti il nipote di colui che si occupava della gestione e della cura del pony. L’imputato avrebbe scardinato il cancello dello spazio in cui viveva l’animale e lo avrebbe sottratto per poi legarlo all’auto e ridurlo in fin di vita.
Pony legato a un’auto e trascinato per km: la sentenza incredibile
Una sentenza che lascia l’amaro in bocca quella pronunciata dal giudice il 7 ottobre scorso alla fine del processo contro l’imputato accusato dell’atroce crimine. Pare infatti che quest’ultimo sia stato assolto perché il fatto non sussiste, un verdetto inaspettato che ha suscitato non poche polemiche.
I fatti che risalgono a 3 anni fa, avvenuti dunque nel 2022, vedono l’uomo accusato (di cui alcuni giornali riportano l’attuale età a 41 anni) di aver legato e trascinato all’auto per km il pony femmina di 10 anni, di 250 kg di peso e di dolcezza. Dopo averlo trovato agonizzante lungo una strada di campagna, era stato posto ad eutanasia dai veterinari che lo avevano in cura ed è morto.
Il PM aveva chiesto per l’uomo due anni di reclusione, ma la sentenza definitiva lo ha assolto completamente: a questo punto ci si chiede dove sia la giustizia e perché un essere umano che si è macchiato di un delitto tanto atroce non sarà mai punito per ciò che ha fatto. Sono sempre più coloro che sono convinti del fatto che gli animali non abbiano voce, soprattutto quelli che muoiono per mano dell’uomo, ma non per questo smetteranno di difenderli.
L’ENPA è insorta: la crudeltà va punita
Dopo la morte del povero animale, l’ENPA (l’ente nazionale di protezione animali) si era subito fatta avanti per difendere la memoria del povero pony e avere giustizia dopo la sua atroce fine. Nella persona dell’avvocata Claudia Ricci, l’Ente e altre associazioni animaliste si erano costituite parte civile.
Un atto del genere non poteva e non doveva passare inosservato, quindi il costituirsi parte civile è stato visto come un atto assolutamente necessario non solo per onorare la memoria dell’animale defunto ma anche e soprattutto per scoraggiare eventuali comportamenti simili in futuro. Inoltre non solo le persone che hanno assistito alle terribili scene ad Acate ma anche quelle che sono venute a conoscenza del fatto tramite i social sono rimaste giustamente scandalizzate e sconvolte dalla sua ferocia e dalla conseguente sentenza assolutiva.
L’intenzione era (e rimane) quella di chiedere una condanna esemplare per l’imputato che sia anche da monito. Non si sa infatti se il 32 enne si fosse macchiato di questo orrore per puro sadismo o per incomprensioni con il legittimo proprietario nonché suo nonno: fatto sta che non ha avuto cuore nel trascinare un povero animale indifeso per km, legato alla sua auto in corsa.
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Anche la LIDAA (Lega italiana difesa animali e ambiente), aveva messo in atto una manifestazione (voluta anche dall’On. Michela Brambilla) in piazza contro questi atroci crimini che sempre più spesso vedono come vittime animali.
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