Papa Leone richiama la Chiesa tra gli ultimi e ammonisce i reazionari

Un’Esortazione apostolica che ricorda l’impegno bimillenario del cristianesimo e della Chiesa per i poveri, destinata a scontentare la destra cattolica nordamericana e non solo. E un impegnativo discorso ai rappresentanti delle agenzie stampa internazionali sul valore del loro impegno per un giornalismo aderente alla realtà. Il giovedì di papa Leone XIV e della Chiesa non poteva essere più intenso, nella giornata in cui sembra attuarsi una cessazione delle ostilità in Medio Oriente, auspicata con forza dalla Santa Sede che per il momento sta a guardare. L’Esortazione Apostolica di papa Leone XIV, Dilexit Te (Ti amava, che completa Dilexit Nos – Ci Amava – di papa Francesco del 2024 sull’amore umano e divino), pubblicata il 9 ottobre con la data del 4, Festa di san Francesco d’Assisi, è una lunga e dettagliata riflessione sul significato dell’impegno della Chiesa a favore dei poveri.
A partire dal Vecchio Testamento, poi nel Nuovo, fin dall’inizio della storia della chiesa, esplicitando le attività caritative dei primi secoli, il magistero dei Padri della Chiesa, le comunità monastiche, i primi ordini religiosi, contemplativi e mendicanti, passando in rassegna l’impegno caritativo nel Medioevo, nell’epoca moderna per l’educazione di ragazzi e ragazze, l’assistenza socio-sanitaria, l’attenzione verso carcerati e migranti, fino alla Dottrina Sociale, al Concilio Vaticano II, alla Teologia della liberazione. Sono scontenti i conservatori nordamericani, per la continuità tra i due papi e l’ammissione esplicita di Leone XIV di avere ripreso e completato un testo che stava preparando papa Francesco prima di morire. Scrive il papa: “Nella prima comunità cristiana il programma di carità non derivava da analisi o da progetti, ma direttamente dall’esempio di Gesù, dalle parole stesse del Vangelo”. E ancora: “Le strutture d’ingiustizia vanno riconosciute e distrutte con la forza del bene, attraverso il cambiamento delle mentalità ma anche, con l’aiuto delle scienze e della tecnica, attraverso lo sviluppo di politiche efficaci nella trasformazione della società” . “I poveri ci fanno riflettere sull’inconsistenza di quell’orgoglio aggressivo con cui spesso affrontiamo le difficoltà della vita. In sostanza, essi rivelano la nostra precarietà e la vacuità di una vita apparentemente protetta e sicura”.
Tra i temi più direttamente politici, Leone XIV rilancia l’attenzione per i migranti che ha segnato tutto il pontificato di Bergoglio. “La Chiesa, come una madre, cammina con coloro che camminano. Dove il mondo vede minacce, lei vede figli; dove si costruiscono muri, lei costruisce ponti. Sa che il suo annuncio del Vangelo è credibile solo quando si traduce in gesti di vicinanza e accoglienza. E sa che in ogni migrante respinto è Cristo stesso che bussa alle porte della comunità”. “Doppiamente povere – scrive ancora – sono le donne che soffrono situazioni di esclusione, maltrattamento e violenza, perché spesso si trovano con minori possibilità di difendere i loro diritti”. “Sebbene in alcuni Paesi si osservino importanti cambiamenti, l’organizzazione delle società in tutto il mondo è ancora lontana dal rispecchiare con chiarezza che le donne hanno esattamente la stessa dignità e identici diritti degli uomini”.
Una sferzata decisa è andata ai super ricchi. “In un mondo dove sempre più numerosi sono i poveri, paradossalmente vediamo anche crescere alcune élite di ricchi, che vivono nella bolla di condizioni molto confortevoli e lussuose, quasi in un altro mondo rispetto alla gente comune”. Dunque “ancora persiste, a volte ben mascherata, una cultura che scarta gli altri senza neanche accorgersene e tollera con indifferenza che milioni di persone muoiano di fame o sopravvivano in condizioni indegne dell’essere umano”. Anche così, nonostante la chiarezza espositiva del Papa e i riferimenti indiscutibili, l’impegno contro la povertà è mal digerito da diversi settori della Chiesa, legati al conservatorismo politico, ai gruppi economico-finanziari, a interessi di parte o di partito.
Lo riconosce lo stesso documento di papa Leone XIV: “Talvolta si riscontra in alcuni movimenti o gruppi cristiani la carenza o addirittura l’assenza dell’impegno per il bene comune della società e, in particolare, per la difesa e la promozione dei più deboli e svantaggiati. A tale proposito, occorre ricordare che la religione, specialmente quella cristiana, non può essere limitata all’ambito privato, come se i fedeli non dovessero aver a cuore anche problemi che riguardano la società civile e gli avvenimenti che interessano i cittadini”. Vedremo l’accoglienza che sarà riservata a questo testo, iniziato da papa Francesco e terminato da Leone XIV, seguendo uno stile inaugurato proprio da Francesco, la cui prima enciclica “Lumen Fidei” del 29 giugno 2013 era un completamento di un testo iniziato da Benedetto XVI.
Ma ieri il papa si è dedicato anche ai temi dell’informazione e della comunicazione, rivolgendo un importante discorso nell’udienza a Minds, l’associazione internazionale delle agenzie di stampa. Ha chiesto di “liberare la comunicazione dall’inquinamento cognitivo che la corrompe, dalla concorrenza sleale, dal degrado del cosiddetto click bait. Le agenzie di stampa sono in prima linea, chiamate ad agire nell’attuale contesto comunicativo secondo principi, purtroppo non sempre condivisi, che coniugano la sostenibilità economica dell’impresa con la tutela del diritto ad una informazione corretta e plurale”. Ed ha aggiunto che “non siamo destinati a vivere in un mondo dove la verità non è più distinguibile dalla finzione”. “L’intelligenza artificiale sta cambiando il modo con cui ci informiamo e comunichiamo, ma chi la guida e a quali fini? Dobbiamo vigilare perché la tecnologia – è l’appello di Prevost – non si sostituisca all’uomo, e perché l’informazione e gli algoritmi che oggi la governano non siano nelle mani di pochi”.
Qual è la tua reazione?






