Sclerosi multipla e gravidanza: ecco come oggi è possibile


Con i nuovi farmaci anti CD 20 come ocrelizumab iniezione sottocute per persone con forme recidivanti e primariamente progressive di sclerosi multipla. La nuova modalità di trattamento, somministrato due volte l’anno, prevede una iniezione in 10 minuti e risulta clinicamente equivalente all’infusione endovenosa in termini di efficacia e sicurezza.
Oggi pianificare, portare a termine una gravidanza e successivamente allattare per le pazienti affette da sclerosi multipla non è più un problema.
Grazie ai nuovi farmaci come ocrelizumab, anticorpo monoclonale progettato per colpire le cellule B CD20-positive, un tipo specifico di cellula immunitaria che si ritiene contribuisca in modo determinante al danno alla mielina (isolamento e sostegno delle cellule nervose) e all’assone (cellule nervose).
Ci spiega in dettaglio Eleonora Cocco, Direttrice UOC Centro Regionale per la diagnosi e la cura della sclerosi multipla Ospedale Binaghi, ASL Cagliari/Università di Cagliari, Professoressa ordinaria di Neurologia del Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica dell’Università di Cagliari.
Professoressa Cocco, cosa significa avere a disposizione questo farmaco per le donne in età fertile che vogliono programmare una gravidanza?
I dati sono molto rassicuranti e ci permettono di dire che il farmaco può essere utilizzato in una donna che vuole avere una gravidanza; è una delle metodiche terapeutiche migliori in grado di controllare la malattia.
C’è una tendenza magari a utilizzare dei farmaci meno efficaci perché ritenuti più sicuri per il proseguimento e quindi per questa programmazione di vita.
Quindi, chiaramente, questi dati ci rassicurano molto e ci permettono anche di abbattere queste barriere mentali, queste barriere che limitano effettivamente terapie ad alta efficacia in donne che programmano, appunto, una normale vita, quindi una normale programmazione familiare, una normale vita. E dopo la gravidanza, molte donne decidono di allattare.
Ecco, in questo caso si può proseguire tranquillamente la terapia?
I dati sono anche in questo caso molto rassicuranti, c’è tutto uno studio i cui dati sono stati presentati in congressi recenti che mostrano come non vi siano in allattamento effetti sul bambino e quindi anche in allattamento possa essere proseguita la terapia o ricominciata la terapia e quindi sicuramente anche questo è un dato molto molto risolutivo.
Per quanto riguarda il meccanismo d’azione, come agisce esattamente questo farmaco?
Il farmaco è un anti CD20, quindi agisce su alcuni linfociti.
L’ocrelizumab è un anticorpo monoclonale che si lega a una molecola che si chiama CD20 su quelle cellule che producono gli anticorpi e che hanno una portata importante per la risorsa immunitaria.
Nella sclerosi multipla il blocco e la riduzione di questi linfociti ha un’azione da un lato immunomodulante, cioè quindi modifica quella che è la risposta immunitaria, dall’altra lievemente immunosoppressiva.
Quindi la riduce seriamente. Ha un impatto importante perché le cellule B sono veramente delle cellule chiave della risposta immunitaria e in particolare nell’infiammazione della sclerosi multipla e dall’altro lato queste cellule si ritrovano anche all’interno del sistema nervoso e quindi teoricamente questo farmaco andrebbe ad agire con un meccanismo periferico anche a livello del sistema nervoso.
Quindi andando a bloccare l’informazione, andiamo a bloccare quello che è il danno a carico del sistema nervoso e quindi andiamo a cercare di prevenire e di bloccare quello che è il danno neuronale e ovviamente quello che proprio è il problema maggiore della malattia.
Ci sono effetti collaterali, controindicazioni per quanto riguarda l’assunzione del farmaco che ovviamente in questo caso è estremamente semplificata?
Sicuramente noi prima di iniziare la terapia facciamo una serie di esami del sangue, andiamo ad avere tutto un aspetto anche infettivologico, perché chiaramente modifica un po’ la risposta immunitaria: alcune pazienti poi saranno nella condizione di prendere alcune precauzioni.
Poi per il resto questi esami verranno anche ripetuti nel corso nel corso del tempo quindi è chiaro che alcuni effetti collaterali in realtà sono un aumento del rischio di infezioni; nel lunghissimo termine possiamo avere dei rischi, anche se i dati che abbiamo a disposizione adesso di un farmaco che ormai è utilizzato da studi clinici e pratica clinica da una decina d’anni, sono molto rassicuranti in questo senso perché non si sono viste delle problematiche particolari e anche durante il periodo del Covid che ci ha molto messo, diciamo, il sistema sotto stress, non sono emerse delle problematiche specifiche particolari.
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