Su La7 lunedì 15 settembre in seconda serata arriva “L’ultima fila”, in memoria di Pippo Fava

Il 15 settembre, a cento anni dalla nascita di Giuseppe “Pippo” Fava, La7 propone in prima TV, in seconda serata, il documentario. L’ultima fila, storia di Pippo Fava. Un racconto che riporta in vita la voce di un intellettuale scomodo, ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984, ma mai dimenticato.
Scritto e diretto da Emanuela Ranucci e Maria Carla Virzì, prodotto da Loom Production, il film intreccia memoria privata e storia collettiva.
La notte dell’omicidio resta impressa come una ferita: cinque colpi di pistola alla nuca, davanti al Teatro Stabile di Catania, dove la nipotina di sei anni recitava in Pensaci, Giacomino! di Pirandello, aspettando che il nonno la venisse a prendere.
Quella bambina, oggi Francesca Andreozzi, presidente della Fondazione Fava, è la voce narrante principale del documentario. Attraverso i suoi ricordi riaffiorano i timori della famiglia nei giorni che precedettero l’agguato, lo scontro con le istituzioni, i depistaggi, le insinuazioni di un presunto “delitto passionale”. Ma anche la ricchezza umana e intellettuale di Fava, diventata patrimonio morale di un Paese intero.
Insieme a lei, i giornalisti Michele Gambino e Antonio Roccuzzo raccontano le inchieste de I Siciliani, il giornale fondato da Fava, che scosse il potere a Catania. L’avvocata Adriana Laudani, parte civile nel processo contro Santapaola e il suo gruppo di fuoco, ripercorre una battaglia giudiziaria lunga, difficile, a tratti umiliante: poche condanne, troppe zone d’ombra.
Ma il documentario non si ferma al passato. Con lo sguardo del procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia, L’ultima fila riallaccia le intuizioni di Fava al presente, raccontando cosa è cambiato e cosa resta intatto nei rapporti tra mafia, imprenditoria, banche e politica.
A scandire il racconto, le stesse parole di Pippo Fava: frammenti di discorsi pubblici, alcuni inediti, altri celebri, che ancora oggi risuonano come straordinarie dichiarazioni di coraggio civile. Come quando, senza esitazione, definì la mafia: «Una bestia immane, una piovra oscura, la cosa più schifosa sulla faccia della terra».
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