Virus respiratorio sinciziale: ogni anno in Italia 290.000 adulti con infezione respiratoria acuta

Ottobre 9, 2025 - 02:00
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Virus respiratorio sinciziale: ogni anno in Italia 290.000 adulti con infezione respiratoria acuta

Un impatto sottovalutato e sottostimato. Il valore dell’informazione sulle opportunità di prevenzione. Un virus particolarmente pericoloso per i più piccoli e per gli anziani, responsabile in Italia di circa 26.000 ospedalizzazioni fra gli adulti e 25.000 ospedalizzazioni di bambini sotto i 5 anni, ma sul fronte della prevenzione sono oggi disponibili strategie efficaci e sicure. Giornalisti ed esperti in Igiene, Medicina Preventiva e Pediatria fanno il punto sul valore dell’informazione sulla malattia da virus respiratorio sinciziale per comprenderne l’impatto reale e conoscere le opportunità di prevenzione disponibili.

 

 

Si è tenuto ieri a Roma il Media Tutorial “Giornalismo scientifico e comunicazione biomedica: il caso della malattia infettiva da virus respiratorio sinciziale” promosso dal Master SGP – La Scienza nella Pratica Giornalistica della Sapienza Università di Roma, con il contributo non condizionante di Pfizer, che ha messo a confronto i giornalisti con gli esponenti del mondo medico-scientifico, specialisti in igiene, medicina preventiva e pediatria.

La rilevanza per la salute pubblica dei virus respiratori risiede sia nell’impatto socio-sanitario legato alla loro larga diffusione, sia al potenziale pandemico espresso da alcuni ceppi di virus influenzali e coronavirus.

“Dai dati raccolti dai medici di base, sappiamo che mediamente, durante il picco stagionale dell’influenza, curano l’uno per cento dei loro assistiti, il che significa che ogni anno circa il 10% della popolazione è colpito da questa patologia o da sindromi simil influenzali”, ha detto Pier Luigi Lopalco, Professore Ordinario di Igiene, Università del Salento.

“La maggior parte dei virus respiratori ha una spiccata tendenza stagionale nell’emisfero Nord del pianeta è nei mesi invernali che si verificano i picchi di infezioni da influenza, virus respiratorio sinciziale (VRS), SARS-CoV-2, metapneumovirus, rhinovirus e adenovirus, per citare i virus più frequentemente diagnosticati”.

“Questi virus circolano tra i bambini tra zero a quattro anni e da loro si trasmettono poi agli adulti: il VRS si presenta con sintomi simil-influenzali, ma può determinare complicanze respiratorie significative nei soggetti fragili come over 60, persone immunocompromesse e neonati”.

Qualche dato: circa 290.000 casi di infezione respiratoria acuta negli adulti e 1.800 decessi, l’anno., mentre 25.000 ospedalizzazioni di bambini sotto i 5 anni di età sono legate alle complicanze del virus respiratorio sinciziale come bronchiolite e polmoniti, e si stima che siano circa 26.000 i ricoveri degli over 60 dovute al virus.

“Il VRS è sottostimato, perché le forme senza febbre e tosse, quindi con sintomi che ricordano un comune raffreddore, spesso non entrano nelle statistiche”, ha proseguito Lopalco.

“Abbiamo però scoperto il suo meccanismo segreto: agli inizi del secolo i ricercatori hanno individuato sulla superficie del virus una proteina, chiamata F, che è una vera e propria macchina biologica”.

“Questa se ne sta quieta, ma appena il virus si avvicina a una cellula target per agganciarsi ad essa, allora si trasforma, aprendosi”.

“Se il sistema immunitario attacca il virus in questa fase, può scatenare un effetto secondario grave, cioè la polmonite“.

“Ecco perché i nuovi vaccini contro il VRS contengono la proteina F prima della sua trasformazione, cioè prima che si allunghi per attaccarsi alle cellule, quando è quieta e in forma chiusa”.

“La vaccinazione nei soggetti adulti colpiti dall’immunosenescenza, cioè quando il sistema immunitario invecchia e comincia a non funzionare bene – a partire dai 50 anni d’età – è importantissima anche perla protezione del cuore: si è calcolato che la riduzione del rischio in questi soggetti dopo la vaccinazione è pari allo smettere di fumare, o anche all’assumere statine (farmaci anti colesterolo) o ancora all’assunzione di antiipertensivi”. 

Il 70% dei bambini sotto i cinque anni colpito da VRS necessità dell’ospedalizzazione, con una mortalità del 3%, cioè un caso ogni mille ogni 30 giorni.

Solo il 22% degli over 65 invece viene ricoverato, con una durata media di degenza di 17 giorni, ma la mortalità in questa fascia d’età è dell’85% cioè un caso su nove.

“L’evoluzione della malattia è molto lenta ed è diversa nella sintomatologia dalla comune influenza, perché, oltre a non presentare febbre, non è acuta, immediata, con innalzamento della temperatura oltre i 38 gradi e per questo non si attivano immediatamente le cure”, ha spiegato Caterina Rizzo, Professoressa Ordinaria di Igiene e Medicina Preventiva, Università di Pisa.

“Comprendere e comunicare il peso dell’RSV a tutti gli attori coinvolti è essenziale per rafforzare la prevenzione, ridurre la sottostima e tutelare le fasce più vulnerabili della popolazione”.

“Il VRS è un virus ubiquitario che colpisce praticamente tutti i bambini entro i 2 anni di vita, con possibili reinfezioni nel corso della prima infanzia e financo in età adulta” ha commentato  Paolo Manzoni, Professore Associato di Pediatria e Neonatologia, Università di Torino.

Se nei soggetti oltre i due anni di età il virus causa spesso sintomi simil-influenzali, colpendo per lo più le vie aeree superiori, al contrario, una percentuale importante di pazienti con età <2 anni presenta invece coinvolgimento delle basse vie aeree che può sfociare, nello specifico, nel quadro clinico classico conosciuto come bronchiolite e nelle sue complicanze sia immediate, sia a lungo termine”.

“Il virus si trasmette con le goccioline e il contatto e inoltre sopravvive più di sette ore sulle superfici, quindi il contagio  e la diffusione sono molto celeri”.

“Il bambino appena nato non ha difese contro di esso, tranne quei pochi anticorpi trasmessi dalla madre, e il rischio è che vada incontro a disidratazione, perché, non respirando bene, non riesce ad attaccarsi per poppare”.

“Il VRS che colpisce nei primi anni di vita compromette inoltre la salute dell’individuo quando sarà anziano, facendo insorgere molto prima i problemi respiratori legati alla vecchiaia”.

A partire dal 2023 nell’Unione Europea sono stati resi disponibili vaccini contro il VRS indicati sia a proteggere i neonati fino ai 6 mesi, attraverso la vaccinazione della mamma (le donne in gravidanza possono vaccinarsi dalla 24a alla 36a settimana di gestazione), che adulti e anziani (le Società scientifiche raccomandano la vaccinazione per i soggetti a rischio di 60-74 anni e per le persone di età pari o superiore a 75 anni).

L’efficacia della prevenzione vaccinale del VRS nelle persone over 60 è stata evidenziata da diversi studi, tra cui una recente esperienza real world pubblicata sul New England Journal of Medicine, che ha valutato un primo impatto del vaccino nel prevenire i ricoveri: il vaccino bivalente ha ridotto le ospedalizzazioni per malattia respiratoria da virus respiratorio sinciziale da 0.66 a 0.11 eventi per 1000 persone/anno, con un’efficacia dell’83.3%.

Per le forme più gravi (tratto respiratorio inferiore), l’efficacia è salita al 91.7%, superando ampiamente il criterio di successo prespecificato.

“Numerosi Paesi hanno già emanato raccomandazioni per la vaccinazione contro l’RSV in base all’età (≥60, 65 o 75 anni) o ai fattori di rischio. Anche molte società scientifiche hanno fortemente raccomandato questa vaccinazione”, ha affermato Sara Boccalini, Professoressa Associata di Igiene Università degli Studi di Firenze.

“Il vaccino materno presenta tre vantaggi: primo è il passaggio di anticorpi della madre attraverso la placenta al feto; secondo, non ammalandosi la madre non lo sarà nemmeno il figlio e infine il trasferimento di anticorpi col latte materno”.

“In alternativa si può somministrare un anticorpo monoclonale alla nascita che ha come target la proteina F”.

“Il vaccino bivalente ricombinante è quello specifico per le donne in gravidanza e per gli over 18, ed ha mostrato efficacia dell’88,9% nella prima stagione di VRS, con persistenza del 77,8% nella seconda stagione”.

“”Il vaccino monovalente ricombinante, che contiene la glicoproteina F, è indicato per gli over 60 e nella fascia 50-59 per i soggetti a rischio, con un efficacia dell’82,6% nella prima stagione”.

“Il vaccino monovalente a mRNA, che porta informazioni all’organismo per codificare la proteina F, è indicato per gli over 60 e ha mostrato un’efficacia dell’83%“.

“In Italia il Board del Calendario Vaccinale per la Vita raccomanda l’uso del vaccino contro l’RSV per tutti i soggetti di età ≥75 anni e per i soggetti affetti da patologie croniche di età ≥60 anni.

Tuttavia, al momento la vaccinazione contro l’RSV non è raccomandata in base all’attuale Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2023-2025.

La speranza è che le Istituzioni sanitarie italiane integrino quanto prima l’offerta del vaccino RSV per la popolazione anziana e a soggetti a rischio per patologie nel calendario delle immunizzazioni offerte attivamente e gratuitamente alla popolazione”.

La sfida principale resta duplice: da un lato, rafforzare la raccolta di dati epidemiologici solidi per comprendere con precisione la diffusione e l’impatto della malattia infettiva da virus respiratorio sinciziale; dall’altro, integrare in modo equilibrato le strategie di prevenzione disponibili, tenendo conto di tutte le popolazioni fragili a rischio di complicanze.

Un approccio basato sulle evidenze scientifiche potrà fornire un contributo concreto al dibattito pubblico e istituzionale, sostenendo scelte consapevoli e mirate nella tutela della salute collettiva.

 

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