10 Ottobre – Giornata Mondiale della Salute Mentale: giovani in pericolo per la dipendenza digitale

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Il 10 ottobre è la Giornata Mondiale della Salute Mentale, un’occasione per riflettere su temi centrali per il presente e il futuro della società. In particolare, l’attenzione si concentra oggi sul benessere psicologico dei giovani, bambini e adolescenti che saranno le donne e gli uomini del futuro, sempre più spesso coinvolti in situazioni di disagio psichico legato ai cambiamenti sociali degli ultimi anni e all’eccessivo uso della tecnologia che sfocia spesso in una vera e propria dipendenza digitale.
Aumentano i disturbi psichici nei più giovani
Secondo la SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza), in Italia si stima che circa 2 milioni di minori soffrano di disturbi neuropsichiatrici. La domanda di assistenza in ambito neuropsichiatrico infantile è in costante crescita, con un incremento medio annuale fino al 7% in alcuni periodi, rispetto al decennio precedente.
Già nel 2018 si registrava un aumento significativo di casi: +21% negli accessi al pronto soccorso per emergenze psichiatriche tra adolescenti e +28% nei ricoveri rispetto agli anni precedenti. Dopo la pandemia, questi numeri hanno mostrato un’ulteriore accelerazione. In Liguria, ad esempio, il numero di ricoveri per disturbi psichiatrici negli adolescenti era quadruplicato in un solo anno.
Nei due anni di pandemia da Covid-19 poi, le restrizioni imposte durante l’emergenza sanitaria hanno rappresentato un fattore aggravante. A incidere in modo significativo, è stato soprattutto l’aumento del tempo trascorso online, spesso senza controllo e senza strumenti educativi adeguati.
Dipendenza digitale e danni psichici
Durante la pandemia, bambini e ragazzi hanno vissuto una prolungata esposizione al digitale, spesso sostituendo le relazioni sociali reali con interazioni virtuali. L’uso di social network, videogiochi e piattaforme online è diventato centrale nelle giornate dei più giovani.
Tale esposizione prolungata in molti casi ha portato a forme di dipendenza digitale, con ripercussioni su concentrazione, qualità del sonno, umore e relazioni interpersonali. Inoltre, i modelli veicolati sui social, spesso basati su estetica, successo economico e performance, possono generare disagio, insicurezza e confronti poco realistici.
Se già gli adulti ne accusano conseguenze e danni, i bambini sono le vittime con più difficoltà di riabilitazione. Infatti, i piccoli necessitano di un apprendimento che coinvolga tutti i sensi. La mente di un bambino si sviluppa attraverso esperienze multisensoriali, concrete, vive: imparare facendo, toccando, sbagliando, osservando modelli positivi nel mondo reale. L’ambiente digitale, invece, offre un’esperienza ridotta a due o tre sensi, perlopiù in modo passivo. E questo ha un impatto diretto sulla formazione dell’identità e sull’apprendimento provocando alterazione delle funzioni cognitive, problemi comportamentali, equilibrio emotivo e capacità di concentrazione.
Il dibattito legislativo: limitare l’uso dei social ai minori
Proprio per far fronte a questi rischi, il Governo italiano ha presentato una proposta di legge per vietare l’accesso ai social network ai minori di 13 anni, introducendo l’obbligo di identificazione digitale (tramite SPID o CIE) per gli under 15, con autorizzazione dei genitori.
Si tratta di un provvedimento che ha aperto un ampio dibattito. Secondo alcuni esperti, la norma potrebbe non essere sufficiente per affrontare in modo sistematico e definitivo la questione. Le misure di restrizione, infatti, rischiano di essere facilmente aggirate, e senza un lavoro educativo alla base, l’efficacia potrebbe risultare limitata.
Educazione digitale: una priorità per il futuro
Oltre alla regolamentazione, emerge con forza la necessità di un’educazione digitale strutturata e precoce, già a partire dai primi anni scolastici. L’obiettivo è fornire ai bambini e agli adolescenti strumenti di consapevolezza, affinché possano utilizzare il digitale e l’intelligenza artificiale in modo responsabile, sicuro e critico.
Un approccio educativo ben impostato dovrebbe includere:
- la comprensione del funzionamento degli algoritmi, dell’Intelligenza Artificiale e dei social media;
- il riconoscimento di fake, contenuti falsi, fuorvianti o dannosi;
- la tutela della privacy e della propria identità online;
- la promozione del benessere digitale (tempi di utilizzo, gestione delle emozioni, relazioni offline).
Questi aspetti sono ancora più importanti se inseriti nel contesto socio-economico attuale. L’Italia affronta una diminuzione demografica costante, con un tasso di natalità tra i più bassi d’Europa. I giovani italiani spesso si confrontano con opportunità lavorative limitate, salari bassi e costi abitativi elevati, fattori che contribuiscono alla fuga di talenti all’estero.
In questo scenario, è fondamentale investire in formazione, competenze trasversali e benessere psicologico, per offrire ai giovani una prospettiva di realizzazione professionale e personale nel proprio Paese.
Un sistema scolastico che integra l’educazione digitale con l’orientamento professionale e lo sviluppo delle soft skills può rappresentare una leva strategica per contrastare il disagio giovanile e rafforzare la coesione sociale. L’educazione digitale, in questo modo, è parte di una visione più ampia, che metta al centro il futuro delle nuove generazioni. Un futuro oggi più che mai incerto.
Il nuovo umanesimo: il digitale come mero strumento
La Giornata Mondiale della Salute Mentale è un’opportunità per rimettere al centro del dibattito pubblico il tema del benessere psicologico, con uno sguardo attento alle esigenze delle nuove generazioni. In un contesto in cui la tecnologia è parte integrante della quotidianità, diventa essenziale riaffermare un principio fondamentale: il digitale deve rimanere uno strumento al servizio dell’uomo e non sostituirsi alle relazioni, all’apprendimento esperenziale e alla crescita personale.
Per affrontare le sfide attuali, è necessario integrare la regolamentazione dell’ambiente digitale con una solida educazione all’uso consapevole della tecnologia, promuovendo allo stesso tempo politiche concrete che migliorino le condizioni di vita dei cittadini. In particolare quelle dei giovani: dall’accesso a un’istruzione di qualità al sostegno psicologico, fino alle opportunità professionali sostenibili.
Investire nel benessere mentale, valorizzare le competenze e favorire ambienti educativi e sociali sani significa costruire le basi per il futuro di un paese prospero. È necessario nuovo umanesimo, in cui la centralità della persona sia pienamente riconosciuta. Un percorso che richiede l’impegno congiunto di istituzioni, scuole, famiglie e comunità, per garantire ai cittadini di tutte le età non solo strumenti digitali ma strumenti per vivere bene.
Sono numerosissime le associazioni che si occupano di salute mentale soprattutto dei giovani. Segnaliamo PROGETTO ITACA, un’associazione di volontari che sostengono una struttura dedicata a persone con problemi mentali e che domenica 12 ottobre in alcune piazze romane raccoglieranno fondi regalando un chilo del loro riso a chi fa una donazione.
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