Accordo Ue-Mercosur: il made in Italy guarda a Brasile e Argentina

Di fronte a uno scenario minato dall’incertezza internazionale e dall’introduzione dei dazi statunitensi, per la moda italiana si aprono degli scenari interessanti nell’area dell’America Latina, bacino potenzialmente ambito dal made in Italy ma dove il business è stato da sempre frenato dagli alte barriere tariffarie all’ingresso dei prodotti. A inizio settembre la Commissione europea ha presentato una proposta per il processo di ratifica dell’accordo politico raggiunto nel dicembre 2024 tra Ue e Mercosur che prevede, in sostanza, la creazione della più grande zona di libero scambio al mondo.
L’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e il Mercosur (Mercado Común del Sur), firmato appunto a Montevideo a dicembre, ha l’obiettivo di promuovere l’integrazione economica di Paesi che, assieme, rappresentano un prodotto interno lordo di circa 20 trilioni di dollari e oltre 700 milioni di consumatori (intorno a un decimo della popolazione mondiale). Attualmente su diversi prodotti tra cui abbigliamento e calzature, secondo quanto segnala una nota di Ice, viene applicata una tariffa doganale del 35% e a questa si aggiungono barriere tariffarie di vario genere.
“I Paesi del Sud America rappresentano da tempo un bacino potenziale enorme per il nostro settore, ma i dazi elevati hanno sempre limitato la nostra competitività”, segnala Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda. “Con l’accordo Ue–Mercosur, finalmente si possono creare le condizioni più favorevoli per i nostri brand e per il made in Italy, proprio in un momento in cui i nuovi dazi statunitensi rischiano di ridurre le opportunità nel mercato nordamericano e simultaneamente una situazione in cui la Cina sta incentivando brand locali. Dunque in questa fase di incertezza globale, un’apertura reale dell’area Mercosur in particolare in Brasile e Argentina, e in aggiunta il Messico possono diventare un fattore molto rilevante per le nostre imprese in paesi che amano il bello ed il ben fatto. Sin dall’inizio siamo grandi sostenitori di questo accordo”.
Giovanna Ceolini, presidente di Confindustria Moda Accessori, parla di un “passaggio strategico per l’industria accessori–moda: l’apertura di nuovi mercati e la riduzione dei dazi possono offrire interessanti opportunità per le nostre imprese, da sempre orientate all’internazionalizzazione e riconosciute per l’eccellenza del made in Italy”. Tuttavia, sottolinea, “è fondamentale che questa apertura sia accompagnata da regole chiare e strumenti efficaci per garantire condizioni di concorrenza leale. Le imprese che rappresentiamo hanno investito, e continuano a investire molto in sostenibilità, tracciabilità, qualità e legalità, valori che non possono essere messi a rischio da importazioni non conformi o da pratiche produttive che non rispettano gli standard ambientali e sociali dell’Unione. In un periodo in cui il settore sta affrontando le difficoltà derivanti dai dazi imposti dagli Stati Uniti, è fondamentale e urgente lavorare affinché sia possibile accedere a nuovi mercati, come quelli del Mercosur, che si presentano vasti e con potere d’acquisto promettente. Per far ciò, l’attuazione dell’accordo deve avvenire con grande attenzione, garantendo controlli doganali rigorosi, trasparenza nelle filiere produttive e il pieno rispetto della nuova normativa europea contro la deforestazione. Solo così potremo sfruttare appieno i vantaggi di questo trattato senza compromettere i principi che rendono unica e riconosciuta in tutto il mondo la nostra filiera produttiva”.
A conti fatti, secondo Confindustria Moda, le esportazioni nell’area Mercosur rappresentano attualmente una fetta strategica ma i numeri sono ancora limitati e, soprattutto, soggetti a un andamento altalenante. Per il tessile-abbigliamento l’area del Mercosur rappresenta circa lo 0,3% sul totale delle esportazioni del settore. Il dato si riferisce ai primi sei mesi di quest’anno e da gennaio a giugno, appunto, il totale dell’export nell’area è stato pari a 47,5 milioni di euro nel primo semestre 2025, in calo dell’11,4% rispetto al medesimo periodo 2024.
Nel dettaglio dei Paesi, il Brasile si conferma il principale dei paesi del Mercosur, con un’incidenza del 70,7% su quest’ultimi, posizionandosi al cinquantaseiesimo posto del ranking mondiale; nei primi sei mesi del 2025, però, le vendite di tessile e abbigliamento sono diminuite del 16,3% raggiungendo i 33,6 milioni di euro. A seguire, Argentina e Uruguay, ma mentre il primo registra un aumento (+18,1%), il secondo riscontra una flessione (-10,6 per cento). In ultimo, il Paraguay palesa anch’esso una contrazione rispetto al gennaio-giugno 2024 (-25,2 per cento).
Dei due settori, il tessile e l’abbigliamento, nel primo semestre il ‘monte’ perde il 9,7% a 21,7 milioni e il ‘valle’ è arrivato a cedere il 12,7% a 25,8 milioni di euro. In crescita, invece, le importazioni che incidono per circa lo 0,2% sul totale per un turnover di 24,5 milioni di euro, in crescita del 35,4 per cento. Il 95% delle importazioni provenienti dai paesi del Mercosur riguarda il tessile, mentre il restante 5,0% l’industria dell’abbigliamento.
Più positivi i dati che provengono dall’ambito degli accessori e dunque calzature, pelletteria, pellicceria e concia. I dati di Confindustria Moda Accessori riguardano i primi cinque mesi dell’anno ma offrono uno spaccato di crescita rispetto ad un 2024 in flessione (dopo il balzo del 2023). Da gennaio a maggio le esportazioni hanno raggiunto 32,2 milioni di euro (+6,5% su gennaio-maggio 2024). L’import, invece, segna un calo dell’8,4% ma con numeri ancora importanti: 74,6 milioni di euro nei primi 5 mesi 2025. Nel dettaglio dell’export, l’Argentina vede un aumento del 13,5% (ma è al 91° posto nel ranking mondiale dei Paesi nel periodo da gennaio a maggio), il Brasile (al 41° posto nel ranking) cresce del 9,4% mentre Paraguay e Uruguay hanno segnato un calo rispettivamente del 2,6% e del 45,7 per cento.
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