Ad agosto siccità record in Europa e sulle coste del Mediterraneo: a secco oltre la metà del suolo (53%)

È un’estate che ci ricorderemo, quanto meno dal punto di vista del clima. Se solo pochi giorni fa un report della Banca centrale europea segnalava che le ondate di calore, la siccità e le inondazioni del periodo giugno-agosto 2025 hanno già causato in Europa perdite macroeconomiche a breve termine per circa 43 miliardi di euro, con costi a medio termine che dovrebbero salire a circa 126 miliardi di euro entro il 2029, ora altri studi internazionali ci forniscono altri dati allarmanti, sempre in tema di caldo e acqua. Un’altra analisi relativa agosto arriva da Copernicus, ed evidenzia che l’Europa e le coste del Mediterraneo ha vissuto un mese record in quanto a siccità: il 53% del suolo è stato colpito dal fenomeno. Un’altra analisi che invece copre anche i mesi del 2024 l’ha realizzata l’Organizzazione metereologica mondiale, e segnala che a livello globale «il ciclo dei fiumi è sempre più irregolare», con un alternarsi periodi estremamente secchi e piogge torrenziali e alluvioni. E un’altra indagine, per finire restringendo lo sguardo sul nostro Paese, arriva dall’Italia: l’ha realizzata l’Anbi e dice, tra le altre cose, che il nord della Puglia è a rischio desertificazione, che nella prima decade di settembre non una singola goccia d’acqua è caduta sulla regione e che «solo un autunno piovoso potrà salvare dalla desertificazione i territori dell’assetatissima Capitanata, che da anni soffrono per via della siccità estrema e che già ora sono costretti a sacrificare le proprie pregiate colture».
Che questa fosse un’estate caratterizzata dalla siccità, Copernicus l’aveva segnalato già nelle scorse settimane. Gli ultimi aggiornamenti hanno però mostrato che la situazione è ancora più grave di quanto calcolato alla metà di agosto. In base all’Indicatore di siccità del programma europeo di osservazione della Terra, il mese che ci siamo da poco lasciati alle spalle infatti ha fatto registrare una siccità record, mai riscontrata da quanto sono iniziati i monitoraggi (nel 2012): oltre la metà del suolo dell’Europa e delle coste del Mediterraneo, per la precisione il 53%, è stata colpita dal fenomeno. Questo tasso di siccità è di 23 punti percentuali superiore rispetto alla media di agosto 2012-2024 (30,1%). Da gennaio in poi, ogni mese ha stabilito un record per il suo periodo dell’anno, ma agosto 2025 rappresenta anche un massimo assoluto. Il precedente record assoluto? È stato del 52% e risale a maggio 2025.
Non va meglio se si allarga lo sguardo al di fuori dei confini europei e se si presta attenzione a un’altra indagine, quella condotta dall’Organizzazione metereologica mondiale (World meteorological organization, Wmo). Nell’ultimo report sullo stato delle risorse idriche mondiali, la Wmo evidenzia che il ciclo dell’acqua è diventato sempre più irregolare ed estremo, oscillando tra diluvi e siccità, e che in base ai dati del 2024 risulta che soltanto un terzo dei bacini fluviali globali presentava condizioni «normali»: i restanti due terzi erano o al di sopra o al di sotto della norma, facendo registrare il sesto anno consecutivo di evidente squilibrio. Spiega la Wmo: «In tutto il ciclo idrologico si sono verificati eventi estremi: fiumi, bacini idrici, laghi, falde acquifere e ghiacciai hanno registrato scostamenti significativi dalla normalità. Mentre alcune zone dell'Africa, dell’Europa e dell'Asia sono state colpite da inondazioni, il Sud America e l’Africa meridionale hanno subito una grave siccità. I ghiacciai hanno continuato a registrare una perdita record di ghiaccio, contribuendo all'innalzamento del livello del mare. Questi eventi hanno causato costi umani ed economici diffusi, sottolineando l'urgente necessità di un migliore monitoraggio, di un sistema di allerta precoce e di una gestione idrica adattiva di fronte al riscaldamento climatico».
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