Altea Federation: l’AI agentica nella moda cambia processi e trasforma l’organico aziendale

L’intelligenza artificiale sta ridefinendo il mondo della moda. Non è più un dibattito tra uomo e macchina, ma un modello ibrido in cui la tecnologia affina e amplifica le capacità umane. È questa la prospettiva tracciata da Aldo Agostini, partner It strategy & customer engagement di Nextea, società di consulenza del Gruppo Altea, sottolineando come l’architettura agentica rappresenti una delle trasformazioni più profonde per il settore fashion e luxury. “L’intelligenza artificiale, e in particolare la tecnologia degli agenti, ha un impatto trasformativo sul modo in cui le aziende lavorano” spiega a Pambianconews Agostini. “Non parliamo solo di automazione di processi ripetitivi, ma anche della capacità di supportare attività decisionali, elaborare dati complessi e proporre soluzioni. Questo consente alle organizzazioni di ottimizzare i processi interni e di gestire meglio la complessità del business”.
Ciò che emerge dalla conoscenza approfondita di Nextea e Alterna, altra company di Altea Federation, cloud solution provider e system integrator, partner Microsoft, è che le aree di maggiore impatto nel fashion sono tre: back office e customer care, dove l’automazione libera risorse e aumenta l’efficienza; supply chain, con previsioni della domanda che riducono errori di inventario e ottimizzano la distribuzione; creatività e prodotto, campo ancora sperimentale, in cui gli agenti AI possono supportare la generazione di idee e trend senza sostituire il ruolo umano. “Ci sono due piani – osserva il dirigente -, da un lato l’automazione di attività strutturate, come la gestione di ordini e fatture, dall’altro il supporto a processi analitici e previsionali, come la domanda di vendita o l’ottimizzazione della distribuzione. In questo senso l’AI non esegue soltanto, ma aiuta a prendere decisioni”.
E un punto rilevante riguarda il livello di personalizzazione. “Ogni azienda ha caratteristiche proprie, anche all’interno dello stesso settore – chiarisce Agostini -. Noi partiamo da modelli già sviluppati e testati su vari processi – customer care, previsioni di vendita, supply chain – ma l’applicazione deve sempre essere calata sulla singola realtà. La differenza sta nei dati: gli agenti AI lavorano su informazioni specifiche e contestualizzate dell’azienda, quindi serve sempre un adattamento”.
Ma se la tecnologia è un acceleratore, la sfida vera resta organizzativa. Ed è qui che Nextea rivendica un posizionamento preciso: la trasformazione digitale non funziona senza una trasformazione culturale parallela. “L’AI non cambia solo i processi ma anche le persone e la cultura aziendale – continua il manager -. La nostra missione è coniugare business, organizzazione e tecnologia. Non si tratta di sostituire le persone, ma di farle collaborare con l’AI. L’attenzione al fattore umano è ciò che garantisce il successo dei progetti”. In concreto, questo significa che ogni progetto parte da una lettura della “readiness” organizzativa: Nextea analizza i processi ma anche la disponibilità del capitale umano ad accogliere la novità. All’interno di questo percorso, un ruolo centrale è svolto dai workshop, che non sono semplici momenti formativi ma veri strumenti di consulenza. Servono a illustrare i trend digitali, definire insieme al cliente le priorità di innovazione e costruire una roadmap chiara, con governance e metriche per misurare i risultati. Coinvolgono le prime linee aziendali e i cosiddetti digital champion interni – spesso giovani con una spiccata attitudine all’innovazione – per creare un terreno favorevole al cambiamento. L’obiettivo è evitare di introdurre una tecnologia “a scaffale”, calandola invece in un contesto dove le persone sono preparate a farla propria e a renderla operativa nel quotidiano.
La trasformazione dell’organico è dunque uno dei punti cardine dell’approccio Nextea. L’automazione libera tempo e risorse, ma soprattutto modifica il ruolo delle persone: ruoli entry-level evolvono in figure capaci di supervisionare l’AI, interpretarne i risultati e prendere decisioni più strategiche. “La vera sfida non è tecnologica ma culturale – sintetizza Agostini -. Ogni volta che un agente AI assume in carico un pezzo di processo, le persone devono spostarsi più in alto nella catena del valore. Non è un ridimensionamento, ma un’evoluzione dei ruoli. E se l’organizzazione non è pronta, il rischio è che l’innovazione resti incompiuta”.
Con una lente sul futuro, dopo una fase iniziale di hype, il mercato si sta adesso muovendo verso casi d’uso reali. Le soluzioni non appartengono più a un orizzonte distante: sono già disponibili. Si tratta di agenti AI sviluppati da Alterna con tecnologia Microsoft Copilot, nati dall’ascolto continuo dei bisogni dei clienti. Coprono l’intera catena del valore, dai processi sales e customer care fino a finance, logistica, procurement e hr, dimostrando che l’AI agentica è già in grado di generare efficienza e nuovi modelli organizzativi. È lo scenario della nuova impresa che sta prendendo forma: un’azienda strutturata attorno a un’intelligenza su richiesta e potenziata da team “ibridi”, composti da esseri umani e agenti intelligenti. Una tipologia di organizzazioni capace di crescere rapidamente, operare con agilità e generare valore in modo più veloce.
“Il trend è avviato e irreversibile: non è più questione di se, ma di quando”, commenta in ultima battuta il manager. “La diffusione sarà progressiva, ma più rapida rispetto ad altre trasformazioni tecnologiche del passato. Come Gruppo Altea crediamo che il connubio tra tecnologia e organizzazione sia la chiave vincente”. In ultima battuta, la moda resta un settore in cui il prodotto mantiene il suo cuore creativo ed emozionale. La vera rivoluzione avviene nei processi e nelle persone che li governano. La collaborazione tra uomo e agente AI diventa il nuovo paradigma competitivo. “Non è più questione di tecnologia contro persone, ma di collaborazione: l’AI agentica libera tempo, riduce gli errori e potenzia creatività e intuizione”, conclude Aldo Agostini.
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