Autostrade, dal 2026 rimborsi per chi resta bloccato nel traffico o per i cantieri
Dopo anni segnati da cantieri interminabili e da automobilisti rassegnati a pagare il pedaggio come un obbligo inevitabile, arriva una svolta epocale. La delibera 211/2025 dell’Autorità di regolazione dei trasporti introduce un sistema di rimborsi per chi resta intrappolato in code o rallentamenti dovuti ai lavori.
Il principio è chiaro: il pedaggio deve essere proporzionato alla qualità del servizio. Dal 1 giugno 2026 partiranno i rimborsi per disagi lungo tratte gestite dallo stesso concessionario, mentre dal 1 dicembre la misura sarà estesa ai percorsi che attraversano più gestori. È previsto un periodo di monitoraggio fino alla fine del 2027, utile per perfezionare un meccanismo destinato a cambiare gli equilibri tra utente e concessionario.
Soglie, esclusioni e funzionamento del sistema
Il rimborso seguirà soglie precise: tratte sotto i 30 km sempre indennizzate, oltre i 30 km rimborsi al superamento di ritardi di 10 o 15 minuti. Restano esclusi i cantieri emergenziali per incidenti o maltempo, così come i cantieri mobili nella fase iniziale. Per i blocchi del traffico la logica cambia: dal 50% al 100% del pedaggio in base alla durata dell’interruzione. Una grande novità sarà l’app nazionale unica, che consentirà di visualizzare traffico, cantieri e rimborsi, affiancata comunque da strumenti tradizionali come numeri verdi e siti web.
Costi, sostenibilità e le critiche dei consumatori
Il tema dei costi resta delicato: nelle nuove concessioni i rimborsi non potranno ricadere sugli automobilisti, mentre per quelle già in vigore ci sarà una fase transitoria fino al 2030. L’Autorità ricorda che i cantieri sono necessari per sicurezza e manutenzione, ma la vera sfida sarà bilanciare tutela degli utenti e sostenibilità economica.
L’Unione Nazionale Consumatori apprezza la riforma ma la ritiene insufficiente: chiede indennizzi più significativi, anche di natura risarcitoria, e critica il fatto che per anni i concessionari potranno recuperare gran parte dei costi, riducendo l’effetto deterrente per chi offre servizi carenti.
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