Corte dei conti: “Su farmaci e medicinali ancora barriere alla libera circolazione”

Settembre 18, 2025 - 18:30
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Corte dei conti: “Su farmaci e medicinali ancora barriere alla libera circolazione”

Bruxelles – L’Europa e suoi paradossi: di fronte alle problematiche ‘strutturali’ – che poi sono contesti di crisi – temporeggia, di fronte a problematiche nuove accelera. Così, mentre per la difesa si insiste con la necessità di creazione di un mercato unico che non c’è (e che, va detto, trattandosi di prodotti non destinati ai privati bensì ai governi è anche logico che non esista), per i farmaci il mercato unico, che pure esiste, non viene liberato da quelle barriere che producono le carenze di medicinali che l’UE ormai si trova a dover fronteggiare periodicamente, e che rappresentano un freno alla competitività europea. Un tema, quest’ultimo, al centro dell’evento Connact in programma domani (18 settembre).

La Corte dei conti europea, nella speciale relazione pubblicata sul tema, inchioda la Commissione europea alle proprie mancanze. E’ vero, ricordano i revisori di Lussemburgo, che salute e sanità restano competenze nazionali, ma allo stesso tempo l’esecutivo comunitario “ha la responsabilità di garantire il buon funzionamento del mercato unico, che consente la libera circolazione delle merci all’interno dell’UE”. Farmaci e medicinali sono merci, e garantirne la libera circolazione “è una condizione basilare per la disponibilità di medicinali”. Proprio per competenze nazionali in materia “l’azione dell’UE in questo settore si basa sul mercato unico per la sicurezza dell’approvvigionamento”. Qui però si è fatto poco.

“Le carenze di medicinali possono avere gravi conseguenze per i pazienti, compromettere la salute pubblica e comportare costi elevati sia per i medici che per le farmacie e i paesi”, avverte Klaus Heiner Lehne, membro della Corte dei conti responsabile per indagine e pubblicazione. “L’UE ha bisogno di un rimedio efficace per porre rimedio alle carenze critiche e deve affrontarle alla radice, anche come una questione di autonomia strategica europea”.

Entro il 2028, secondo le raccomandazioni prodotte dai revisori di Lussemburgo, la Commissione europea dovrebbe dunque procedere a rimuovere gli ostacoli e le barriere ancora esistenti, favorendo quel coordinamento ad oggi mancante. “Servono azioni”, insiste Lehne. “E’ tempo di creare un sistema di risposta alle carenze, è anche una questione legata all’autonomia strategica dell’UE“.

Già, l’UE ad oggi non è autonoma come dovrebbe. Dipende troppo dall’estero per produzione e fornitura di tutta una serie di medicinali, di uso generale come di uso specifico. Lehne cita anestetici e farmaci oncologici quale prodotto da cui l’Europa fa affidamento sull’estero, ma pure “per antidolorifici come ibuprofene e paracetamolo l’UE è fortemente dipendente dall’Asia“, avverte il membro della Corte dei conti. Ciò espone il blocco a dodici stelle a rischi, oltretutto in contrasto e quasi in noncuranza di una situazione sociale che vede l’UE con una popolazione anziana, desiderosa quindi di cure, soprattutto in Italia.

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C’è da rilanciare in chiave europea un sistema ancora troppo nazionale, e quindi frammentato. La Commissione ha intrapreso misure e iniziative, ma “in maniera limitata e tardiva”, sottolinea ancora il responsabile delle studio. C’è certamente un aspetto politico alla base di ciò. “Nell’atto sui farmaci critici poteva esserci qualcosa di più, ma la competenza è nazionale e quindi limitazioni potrebbero garantire approvazione” da parte degli Stati, ragiona Lehne. Questo non voler disturbare i governi, però, fa sì che “non esiste tuttora un sistema efficace per affrontare le carenze critiche“, critica la  Corte dei conti dell’UE.

La carenza di medicinali è da tempo un problema ricorrente in tutta l’UE, con le non disponibilità che hanno raggiunto il picco nel 2023 e nel 2024, e che tra gennaio 2022 e ottobre 2024 hanno riguardato ben 136 medicinali diversi. Il problema si è registrato ovunque, e ciò nonostante si lavora in solitaria, con Stati che non parlano tra loro e che introducono scorte nazionali che finiscono per creare nuove barriere e nuovi ostacoli alla libera circolazione delle merci utili per la salute e la loro cura.

“Ricordate le carenze di antibiotici in dicembre 2023 e quelle dovute al Covid? Queste situazioni non sono scomparse“, avverte Lehne. Che anticipa: per l’inverno e i ‘mali di stagione’ 2025 “non mi aspetterei una situazione diversa da quella delll’anno scorso. Non più drammatiche, ma mi aspetto carenze anche quest’anno“.

Per risolvere tutto questo “vanno comunicati per tempo i farmaci mancanti, ma serve al di là di questo un database unico” europeo, esorta la Corte dei conti dell’UE. Da qui la richiesta perché entro la fine del 2027 la Commissione UE intervenga al fine di garantire che vengano segnalate tempestivamente all’Agenzia europea dei medicinali (EMA) le carenze di medicinali autorizzati a livello centrale, oltre a prevedere misure adeguate per riprendere l’approvvigionamento continuo di medicinali in caso di carenze critiche. Sempre entro la fine del 2027 l’EMA dovrebbe gestire una banca dati unica dei medicinali e una piattaforma unica di comunicazione, consolidando e garantendo l’interoperabilità delle banche dati esistenti e previste al riguardo.

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