«Così ho imparato a parlare al cuore dei malati»

Settembre 12, 2025 - 15:00
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«Così ho imparato a parlare al cuore dei malati»
Don Claudio Preda

Sono passati 10 anni dall’apertura del nuovo ospedale di Garbagnate Milanese in via Forlanini 96, dopo l’abbandonato di un vecchio sanatorio ormai fatiscente. Come in ogni nosocomio, anche al “Guido Salvini”, al primo piano, è sorta una cappella. In occasione del decimo anniversario di costruzione, spiega il cappellano don Claudio Preda, venerdì 12 settembre alle 10 l’arcivescovo Mario Delpini celebrerà la Messa e con un rito particolare benedirà l’altare. Seguirà la visita ai ricoverati dell’hospice adiacente alla cappella e, in sala Arcobaleno, l’incontro con operatori e personale sanitario.

Una veduta della cappella

Oltre all’intervento dell’Arcivescovo sul tema della speranza nel tempo della malattia, in sintonia con l’Anno giubilare, sono previsti quelli di Marco Bosio, direttore generale dell’Asst Rhodense, e di un medico specialista. L’ospedale dispone di 400 posti letto e copre un vasto territorio, che comprende Garbagnate, Bollate e Passirana di Rho; il cappellano si prende cura anche degli ospiti della Rsa “Sandro Pertini”, dipendente dalla stessa Asst.

Don Claudio, che oggi vive in un appartamento all’interno dell’ospedale, ha iniziato il suo ministero in ambito sanitario quattro anni fa. Quando gli è stato proposto l’incarico, non ha esitato ad accettare, lasciandosi alle spalle oltre 30 anni di vita in parrocchia. L’attenzione alla salute in realtà l’ha sempre avuta: «Prima di diventare prete, sono uscito dal Seminario e ho prestato servizio per due anni all’istituto Palazzolo di Milano come seminarista». Quell’esperienza lo ha aiutato nel discernimento, perché non escludeva una scelta vocazionale di sacerdozio dedicato in particolare alla pastorale sanitaria: «In terza teologia sono rientrato nel Seminario diocesano e nel 1987 sono stato ordinato sacerdote».  

L’ingresso

Nonostante la sensibilità verso gli ammalati, don Claudio non si è improvvisato nel suo ruolo di cappellano ospedaliero, ma ha frequentato ogni sabato per due anni un Master presso l’Istituto superiore di scienze religiose. «Mi è servito molto – spiega -, perché i corsi spaziavano dalla Bibbia alla spiritualità, fino alla bioetica di cui non sapevo niente, anche perché 30 anni fa in Seminario non se ne parlava. Il Master di spiritualità della salute mi ha aiutato, non tanto ad acquisire competenze, ma per entrare in certe dinamiche e avere uno sguardo generale sul contesto in cui lavoro».

All’inizio don Claudio era affiancato da due diaconi permanenti, ora è solo e deve dividere il suo tempo tra ospedale e casa di riposo; ma quando ha bisogno due preti del territorio lo aiutano e lui stesso, quando riesce, dà una mano in parrocchia.

«All’ospedale di Garbagnate ho trovato un ambiente bello, anche molto provocante dal punto di vista delle relazioni, perché in parrocchia le domande sono altre. Non ero attrezzato da questo punto di vista per lavorare con gli ammalati, ho dovuto imparare un nuovo linguaggio, utilizzare parole che fossero più efficaci, perché all’inizio le mie erano inappropriate al contesto (diciamo catechetiche) e non andavano al cuore delle persone».

Con ogni ricoverato l’approccio è diverso: «Un conto è l’anziana in geriatria che ha un percorso spirituale particolare, altro è incontrare qualcuno colpito all’improvviso da una malattia: in questi casi anche nei non credenti emergono le domande vere e accompagnarli non è facile». Poi aggiunge: «Ho imparato tanto anche dai familiari dei malati, entrando in una relazione nuova perché le loro domande sono diverse. In effetti ho imparato a dare meno risposte e a porre più domande. Anche in hospice ho creato un buon rapporto con i medici e con le infermiere: rispetto ai ricoverati in ospedale l’approccio con i malati terminali è più olistico e il personale ha una grande sensibilità».

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia