Delmastro chiama Fullone per formare la penitenziaria: è imputato per le torture nel carcere di Santa Maria Capua Vetere

Ottobre 28, 2025 - 11:30
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Delmastro chiama Fullone per formare la penitenziaria: è imputato per le torture nel carcere di Santa Maria Capua Vetere

Antonio Fullone, come reso noto dal quotidiano Domani, è stato nominato a capo del Dipartimento per la formazione degli agenti penitenziari. La pratica sarebbe stata caldeggiata fortemente dal sottosegretario alla giustizia, il meloniano Andrea Delmastro Delle Vedove, e il Ministro Nordio avrebbe avallato senza problemi. Fullone – ecco il problema per molti – è però imputato nel processo scaturito dai pestaggi avvenuti nell’aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Una vicenda orribile, documentata dalle immagini riprese dalle telecamere interne.

Sono 105 gli imputati tra agenti della penitenziaria, funzionari del Dap e medici dell’Asl di Caserta, molti sotto processo con l’accusa di tortura e depistaggio. Fullone all’epoca era Provveditore per le carceri della Campania e fu lui a ordinare la perquisizione straordinaria poi finita in pestaggio, benché la legge conferisce il potere di disporre perquisizioni al direttore del carcere e al comandante della penitenziaria, e non al provveditore regionale, che può agire solo attivando il potere di surroga per inerzia. La scelta di Fullone è stata però difesa in Aula lo scorso gennaio dall’allora capo del Dap, Francesco Basentini, secondo il quale la correttezza era dovuta al contesto temporale in cui era maturata la perquisizione, ovvero alla forte emergenza legata al Covid e alle conseguenti rivolte che avvenivano in tutte le carceri italiane, e perché nel carcere di Santa Maria Capua Vetere c’erano serie criticità organizzative, non essendoci un direttore titolare (c’era un reggente), per cui si evidenziava una sorta di “scollamento tra direzione del carcere e polizia penitenziaria”, tale per cui l’operato di Fullone fu ritenuto corretto.

In realtà anche il gip scrisse nell’ordinanza che andava esclusa “la sussistenza di una formale illegittimità della perquisizione” da parte di Fullone. Anzi si legge ancora che “appariva non già inopportuno ma addirittura doveroso accertare che i detenuti del carcere sammaritano nel corso della protesta del 5 aprile non si fossero dotati di strumenti atti ad offendere”. All’epoca il dirigente fu sospeso e sostituito nell’incarico. Non è accusato di tortura ma come ricordato dal Domani di “maltrattamenti, favoreggiamento personale, e falso in atto pubblico”. Ora è comunque pronto a ripartire con un ruolo importante all’interno dell’amministrazione penitenziaria, anche con l’incarico di direttore della Scuola Superiore dell’esecuzione penale ‘Piersanti Mattarella’. E questo ha suscitato malumori perché per alcuni non avrebbe dovuto ricoprire questo incarico: le ragioni dell’opportunità prevarrebbero sul principio di presunzione di innocenza.

In realtà, da quanto abbiamo potuto ricostruire, la sospensione di Fullone è durata per 3 anni e 3 mesi e per il successivo anno ha avuto solo un ruolo di consulenza, quindi nessun incarico effettivo. Dopo quasi 4 anni e mezzo (5 anni è il massimo della sospensione che l’amministrazione può infliggere) ha ricevuto l’attuale incarico alla formazione. È stato l’ultimo ad essere reintegrato e per legge sarebbe dovuto essere reintegrato nelle sue funzioni, quindi gli sarebbe dovuto essere riassegnato un provveditorato. Invece lo hanno messo appunto alla formazione, unico incarico dirigenziale che non ha funzioni operative di alcun genere. In questo modo, secondo fonti ministeriali, sarebbero state superate le questioni di opportunità mentre altri imputati avrebbero mantenuto funzioni di comando a differenza di Fullone a cui è tolta la funzione operativa.

Al di là delle polemiche sulle presunte ragioni di opportunità, resta il fatto che Antonio Fullone fino a quando non è scoppiata l’inchiesta ha ricevuto numerosi apprezzamenti da molti che operano nel settore penitenziario. Considerato un dirigente molto attento ai diritti dei detenuti, fu uno dei primi, ad esempio, durante l’emergenza Covid a predisporre, tramite un accordo con la Asl regionale, test sierologici rapidi per i detenuti. E insieme ad associazioni, come quella napoletana del Carcere Possibile Onlus, ha aiutato negli anni ad aprire sempre di più il carcere per le attività promosse dalla società civile. Quando era provveditore in Toscana sottoscrisse un altro protocollo per la tutela e la promozione dei diritti dei bambini e degli adolescenti figli di persone sottoposte a misure detentive. Insomma per anni si è speso per un carcere più umano, ora è sotto processo come imputato eccellente in una inchiesta per tortura. Un paradosso che verrà sciolto solo dopo tre gradi di giudizio

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia