Disaccoppiare i prezzi di gas ed elettricità? In Spagna è realtà: -75% dal 2019 grazie alle rinnovabili

La crescita del Pil in Spagna è proiettata quest’anno verso un +2,7%, oltre 4 volte la stima per il nostro Paese (+0,6%) grazie alla crescita degli investimenti, dei consumi, una buona gestione dell’immigrazione e un robusto sviluppo delle fonti rinnovabili, che permettono di soddisfare la domanda di energia elettrica a costi ridotti. In altre parole, la Spagna sta concretizzando quel disaccoppiamento tra i prezzi del gas e dell’elettricità che finora in Italia si immagina soltanto. La ricetta messa in campo dai cugini iberici non è un cambiamento nel design di mercato – basato sul meccanismo del prezzo marginale –, ma sta tutta nella robusta quanto rapida installazione di nuovi impianti rinnovabili.
Non si tratta di una sorpresa: in Spagna nel 2024 i prezzi dell’elettricità sono stati inferiori del 40% rispetto a quelli che sarebbero stati se la quota di energia solare ed eolica fosse stata ancora ai livelli del 2019. Secondo un modello predisposto dalla Banca di Spagna, se si raggiungessero gli obbiettivi al 2030 del Pniec spagnolo i prezzi del kWh potrebbero ridursi di un ulteriore 50%. Ed è quanto sta accadendo.
Un nuovo studio pubblicato oggi dal think tank Ember mostra che rapida crescita dell'eolico e del solare in Spagna ha ridotto del 75% l'influenza del costoso gas e del carbone sui prezzi dell'elettricità dal 2019, mentre nello stesso periodo Germania e l'Italia hanno registrato un calo rispettivamente del 12% e del 13% nelle ore in cui il prezzo dell'elettricità è stato legato ai costi del gas. Risultato? La Spagna è ora uno dei mercati elettrici più economici d'Europa.
Con l'aumento della quota di rinnovabili più economiche, i combustibili fossili – in genere gas metano – determinano il prezzo meno spesso. L'analisi ha rilevato che i generatori fossili hanno influito sul prezzo dell'elettricità in Spagna solo nel 19% delle ore nella prima metà del 2025, la quota più bassa tra i cinque paesi europei con il più grande parco di gas; di conseguenza, il prezzo all'ingrosso dell'elettricità in Spagna è stato inferiore del 32% rispetto alla media dell'Ue.
«Nella prima metà del 2025, la produzione di energia da combustibili fossili rappresentava solo un quinto della domanda di elettricità in Spagna (20%), molto meno che in Italia (43%) – spiega a greenreport Beatrice Petrovich, ricercatrice Ember che ha contributo a curare l’analisi – Al contempo la produzione di elettricità da nucleare in Spagna è rimasta stabile negli ultimi anni, sia in valori assoluti che in relazione alla domanda o al mix di generazione nazionale, quindi non spiega la riduzione dalla dipendenza dalle energie fossili per la produzione di elettricità».
Anche l’Italia le rinnovabili continuano a crescere (+4 GW le nuove installazioni nei primi 8 mesi del 2025), ma a ritmi molto inferiori a quelli necessari per traguardare gli obiettivi al 2030 (circa +11GW/anno) e in rallentamento rispetto al 2024.
«Vale la pena notare che la Spagna – aggiunge a greenreport Hannah Broadbent, direttrice delle comunicazioni in Ember – ha installato rinnovabili a uno dei ritmi più rapidi in Europa: tra dicembre 2019 e giugno 2025 la Spagna ha raddoppiato la propria capacità eolica e solare, aggiungendo più di qualsiasi altro Paese dell’Ue ad eccezione della Germania, un mercato elettrico grande il doppio. Di conseguenza, la Spagna ha ridotto l’influenza dei combustibili fossili sul prezzo dell’elettricità più rapidamente di altri Paesi. La Spagna ha diminuito del 75% il numero di ore in cui i prezzi dell’elettricità sono superiori al costo della generazione da fonte fossile tra il 2019 e il 2025 (dal 75% delle ore al 19%), mentre la Germania ha ottenuto solo una riduzione del 12% (dal 35% delle ore al 30%) e l’Italia una riduzione del 13% (dal 74% delle ore al 64%)».
La Spagna ha semmai altri problemi, legati alla stabilità della rete, come emerso drammaticamente nel blackout che ha coinvolto milioni di utenti lo scorso aprile; l’analisi del gran apagón ha messo in luce una responsabilità che, contrariamente a quanto si è sentito raccontare, non ricade sulle rinnovabili non programmabili, bensì su alcuni impianti tradizionali incaricati di garantire la stabilità del sistema. Eppure il problema da affrontare resta.
«La Spagna rischia di ricadere in una costosa dipendenza dal gas tra i timori post-blackout – argomenta Chris Rosslowe, analista senior di Ember – Il potenziamento delle reti e delle batterie aiuterà la Spagna a liberarsi definitivamente dalla dipendenza dai combustibili fossili».
Su questi due fronti l’Italia è già più avanti, come mostrano gli esiti della prima asta Macse bandita da Terna per le batterie e gli investimenti programmati sempre da Terna (23 miliardi di euro) sulle reti ad alta tensione al 2034. Ma senza installare rapidamente nuovi impianti rinnovabili utility scale, questi sforzi resteranno inutili.
«L’Italia – conclude Petrovich – rimane molto dipendente dal gas fossile per la produzione di elettricità, rendendo le famiglie e le imprese più vulnerabili alle impennate nei prezzi del gas rispetto ad altri Paesi dell'Ue. Mantenere la crescita dell'eolico e del solare aiuterà a proteggere i consumatori italiani dagli shock dei prezzi sul mercato globale del gas. Un'azione politica tempestiva per sostenere la crescita dell'eolico e del solare includere promuovere l'elettrificazione, accelerare la diffusione degli accumuli e la flessibilità della domanda».
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