Gaza, la Flotilla respinge la mediazione italiana e riparte da Creta. Israele: “Nessuno violerà il blocco navale”

Bruxelles – Cresce l’apprensione per le sorti degli equipaggi della Global Sumud Flotilla. Diverse imbarcazioni dovrebbero lasciare oggi (26 settembre) Koufonisi, piccola isola a sud est di Creta, alla volta di Gaza. Mancano circa 500 miglia nautiche alle acque presidiate dalla marina israeliana, davanti all’enclave palestinese. La Flotilla ha finora respinto gli appelli per scaricare gli aiuti a Cipro e fare dietrofront, nonostante le minacce del governo di Israele.
L’ultimo intervento autorevole è quello del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, che ha chiesto “alle donne e agli uomini della Flotilla” di “raccogliere la disponibilità offerta dal Patriarcato Latino di Gerusalemme di svolgere il compito di consegnare in sicurezza quel che la solidarietà ha destinato a bambini, donne, uomini di Gaza”. Mattarella ha lodato il “valore dell’iniziativa”, che si è “espresso con ampia risonanza e significato”.
Ma il piano di mediazione messo a punto in fretta e furia dal governo italiano, che prevederebbe la consegna degli aiuti a bordo delle imbarcazioni umanitarie a Cipro, al Patriarcato latino di Gerusalemme, il loro trasferimento in Israele e infine la consegna a Gaza da parte delle autorità israeliane, è stato respinto dagli attivisti. “Non possiamo accettare questa proposta perché arriva per evitare che le nostre barche navighino in acque internazionali con il rischio di essere attaccati”, ha spiegato la portavoce per l’Italia della Flotilla, Maria Elena Delia. Precisando che “la questione degli aiuti è importantissima” e che “siamo pronti a valutare delle mediazioni, ma non cambiando rotta perché significa ammettere che si lascia operare un governo in modo illegale senza poter fare nulla“.
In una nota diffusa ieri, il ministero degli Esteri di Tel Aviv ha avvertito che “Israele non consentirà alle navi di entrare in una zona di combattimento attiva e non permetterà la violazione di un legittimo blocco navale“. Il ministro Gideon Sa’ar ha poi attaccato la Flotilla, il cui “vero scopo è provocare e servire Hamas”. Israele sostiene di aver “offerto diverse opzioni per lo scarico degli aiuti”, invitando anche le navi ad attraccare al porto di Ashkelon, pochi chilometri a nord di Gaza, “da dove sarebbero stati trasferiti tempestivamente e in modo coordinato alla Striscia”.
Crosetto, parlando in Aula alla Camera, ha avvertito: “La Flotilla si trova a 450 miglia dal punto pericoloso, che è l’uscita dalle acque internazionali. A quel punto nessuno sarà più in grado di garantire sicurezza e aiuto nel caso accadesse qualcosa”. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in un’intervista al Corriere della Sera, ha affermato che “entrare nelle acque di Gaza è del tutto sconsigliabile”. La premier Giorgia Meloni, a New York per l’Assemblea generale dell’Onu, si è mostrata molto fredda nei confronti dell’operazione umanitaria, sostenendo che “tutto questo è gratuito, pericoloso e irresponsabile” e che “non si possono fare azioni che sembrano fatte apposta per mettere in difficoltà il governo italiano”.
L’eurodeputato del Partito Democratico, Marco Tarquinio, ha sottolineato che Crosetto “dimentica di dire che le acque di Gaza non sono israeliane, ma palestinesi“, e che sono “occupate e usate di forza da Israele in spregio al diritto internazionale”. Il blocco terrestre, aereo e marittimo su Gaza è stato imposto da Israele nel 2007, in seguito alla presa del potere di Hamas nella Striscia, e mai revocato. Dalla nave Morgana, una delle 45 imbarcazioni della Flotilla pronte a salpare da Creta, l’eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra Benedetta Scuderi ha rivolto “un profondo ringraziamento” a Mattarella per aver sottolineato l’importanza della missione e ha attaccato chi, “come la premier Meloni, ha parlato di irresponsabilità”. Scuderi ha lanciato a sua volta un appello a Mattarella: “Chiediamo di sostenere la richiesta di aprire corridoi umanitari sotto il controllo dell’Onu“.
A Bruxelles, fonti spiegano che per schierare l’Agenzia Ue della guardia di frontiera e costiera bisognerebbe modificarne il mandato. Passare insomma dagli Stati membri, perdere tempo, mentre la Flotilla è a una settimana di navigazione da Gaza. La Commissione europea sta alla finestra, preoccupata, definisce “inaccettabili” gli attacchi alle imbarcazioni umanitarie e si schiera timidamente a fianco della Flotilla. Il ministro degli Esteri greco, Giorgos Gerapetritis, seppur minimizzando gli attacchi dei droni, ha affermato che ci sarà un’indagine approfondita per determinare cosa sia successo. Se Atene dovesse confermare che quelle incursioni in territorio europeo provengono da Israele, allora a Bruxelles qualcuno dovrebbe alzare i decibel. Tanto quanto si fa per il passaggio di droni sugli aeroporti di Copenaghen e Oslo.
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