I mille e uno alter ego di Goldie Boutilier

A Parigi sono le 22.00, è la fine di una giornata in cui non ha fatto altro che piovere a tratti, l’umore sobbalza di conseguenza; a qualche giorno di rientro dalle vacanze le batterie sono già al limite dell’esaurimento. Sormontati i primi inghippi tecnici di connessione su zoom, la voce schietta e ammaliante di Goldie ci proietta dall’altro lato dell’Oceano, in una Los Angeles che percepisco come solare, elettrica. Probabilmente è anche merito suo. «La mia musica è come un film di Tarantino: super cinematografica, intensa, pericolosa, sempre sul filo del rasoio. Scrivo canzoni come se fossero sceneggiature: scovo un personaggio e lo immergo in una scena che si può immaginare a occhi chiusi». Che lo spettacolo abbia inizio.
Goldie Boutilier è una cantautrice, Dj e modella di origini canadesi, ma soprattutto artista anticonvenzionale. All’apparenza incarna la brava ragazza: frangetta, caschetto biondo, occhi blu e sguardo penetrante che trasuda energia. Ascoltando la sua musica – un blend
coeso di alt-pop e indie rock – si distinguono nettamente talento, determinazione e resilienza. Drammatica tanto nel suono che nell’interpretazione, si è emancipata dalla pressione di conformarsi alle norme. In men che non si dica emergono ricordi dell’enfant prodige che canta con una spazzola come microfono e organizza concertini in salotto per tutta la famiglia. È la star del summer camp che si esibisce in ogni occasione da quando ha cinque anni. «Sono molto legata alla mia bambina interiore, adoro sperimentare, essere teatrale e tutto quel genere di cose: fa parte del mio Dna. Sono sempre stata un camaleonte. I miei genitori mi hanno insegnato a muovermi in ambienti diversi a seconda di chi mi sta intorno, a saper essere educata quando vai a trovare la nonna di qualcuno o se capiti in visita alla Casa Bianca».
Qualcuno potrebbe confondersi e scambiarla per una nuova voce della scena musicale, ma Kristin Kathleen Boutilier ha debuttato già nel 2011 sotto lo pseudonimo My Name Is Kay, deliziandoci con sonorità più dance. Trasferitasi a Los Angeles a soli ventun anni, firma con Interscope Records, collabora con Ryan Tedder dei OneRepublic. Vittima delle pressioni e illusioni dell’industria discografica, si ritrova intrappolata in un percorso creativo senza direzione. I momenti bui che la trascinano verso il basso sono tanti, fino a che non approda in Francia. Non senza fatica – e avventure tossiche più o meno memorabili – si appropria della Ville Lumière per farne un laboratorio di sperimentazione, ritrovare spazio e autonomia creativa. Oggi racconta senza filtri quella fase della sua vita segnata da cadute e rinascite. Nel suo imperdibile corto autobiografico Emerald Year afferma: «I miei testi sono diretti, questa musica è la più personale: ogni strumento è suonato dal vivo e ogni storia è la mia».
Se The Actress è un omaggio ai ruoli che ha interpretato per sopravvivere (starlet di Hollywood, escort e giovane ingenua francese), Cowboy Gangster Politician, è una disperata documentazione del dolore vissuto che ne ha decretato il successo. Altre storie di cruda vulnerabilità riaffiorano in The Lineup dove ricorda che, quando lavori come escort, ti metti in fila fino a che qualcuno non ti compra per circa un’ora. «Mentre prima iniziavo dalla melodia, ora mi concentro sempre più sui testi. Uno dei miei posti preferiti per scrivere era il mio appartamento nel nono arrondissement di Parigi. Non c’era nessuna distrazione, solo una stanza bianca, senza quadri alle pareti, con un pianoforte bianco e la luce del sole che mi faceva compagnia.» Ultimamente viaggia parecchio, e spesso le parole affiorano in movimento: saggi, storie… in una newsletter su Substack condivide parte dei suoi scritti.
Quando si sente pronta, va in studio con il suo libricino, lo sfoglia con la squadra che la aiuta a evidenziare i passaggi chiave, è da lì che nascono gli EP e gli album. «Ogni canzone è un nuovo round, una nuova possibilità, una nuova strategia. C’è così tanta adrenalina in circolo quando pubblico qualcosa di nuovo. É come una partita di poker: a volte è tutto un bluff, a volte punti tutto, a volte tutta la sala è con te. Chi sono sul palco è una versione molto più grande di me stessa. È uno spettacolo, quando mi esibisco cerco di spingermi oltre e restare nel personaggio, mentre nella vita reale dipende da chi ho intorno».
Quando non è in palestra a lavorare su coreografie travolgenti, o in un negozio vintage in cerca dell’outfit perfetto, la troviamo in giro per il mondo in tournée. Sono sforzi che riscontrano un successo meritato: in scena dà prova di carisma e di aplomb straordinari. Con il suo nuovo disco, Goldie Montana, uscito il 5 settembre, rivela ancora una volta uno stile dolceamaro potente, che non si dimentica. «Il mio album — e alter ego — Goldie Montana rispecchia un modo di giocare: con l’amore, con noi stessi e in nome dell’istinto di autoconservazione. C’è potere nello scegliere di indossare nuove scarpe e decidere di giocare per vincere.» Sul palco con una band tutta al femminile di cui ha tanto sognato, canta storie magnetiche. Senza prendersi troppo sul serio, ci insegna che nella vita non vale la pena arrendersi: «Mi piacciono i film con protagoniste “anti-eroine”, è così che ho iniziato a entrare nei personaggi.
Trovare alter-ego mi ha in un certo senso salvato la vita e la carriera. Goldie Montana è uno di questi. Quando salgo sul palco entro nei suoi panni e sono un po’ più coraggiosa, anzi, molto più coraggiosa che nella vita reale. Sento di poter occupare più spazio, non devo chiedere scusa, ottengo quello che voglio. Penso che ognuno di noi abbia almeno 4 o 5, 10 alter ego a cui attingere.» In Favorite Fear, la focus track scritta a Parigi in poche ore in compagnia dell’amico artista e produttore francese Max Baby, inquietudini e ossessioni si srotolano in un flusso scandito, serrato. Che si tratti di quest’ultimo progetto o dei lavori passati, per capire il suo sound e la sua estetica irresistibili, è opportuno assistere a una sua performance e scavare un po’ nella sua storia. Quanto a noi, finiamo per chiacchierare di boulangerie parigine, abbiamo vissuto nello stesso quartiere. Ci salutiamo con la promessa di restare in contatto e incontrarci al prossimo concerto del 22 settembre al Point Éphémère. Spengo il computer e mi sento più coraggiosa anche io. L’incantesimo Goldie ha fatto effetto.
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Con un passato da DJ, Goldie Passa il suo tempo a scoprire nuova musica che nessuno conosce. Per Linkiesta Etc. ha preparato una playlist per quando esci di casa e ti senti bene con te stesso, cammini per strada in una giornata di sole e ascolti qualcosa in cuffia, come in un film. Un mix di canzoni potenti che ti mettono in uno stato d’animo sicuro e carico di fiducia.
Ascolta qui la playlist
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