I tre coraggiosi del Pd, e le iniziative riformiste per uscire dal guado

Settembre 12, 2025 - 18:00
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I tre coraggiosi del Pd, e le iniziative riformiste per uscire dal guado

Sono stati solo tre i deputati del Partito democratico che in occasione del voto di mercoledì sulle mozioni sulle spese militari hanno votato in modo diverso da quello indicato da Elly Schlein e dalla capogruppo Chiara Braga. Tre riformisti: Lia Quartapelle, Marianna Madia e Lorenzo Guerini. A loro va aggiunto idealmente Piero Fassino che si trovava all’estero. Sia quest’ultimo che Guerini avevano tentato di ammorbidire il testo ma Braga e Peppe Provenzano, nel nome di Pedro Sanchez, si sono mostrati irremovibili. Alla fine, tre dissensi. Solo tre.

Ora, posto che tutta questa vicenda è stata penosa – il centrosinistra si è presentato con quattro mozioni diverse, ovviamente tutte bocciate – ed è archiviabile nel cassetto delle cose inutili, ci sarebbe da fare una riflessione, stante i numeri, sulla reale possibilità dei riformisti di incidere nelle scelte (almeno a Roma, perché a Bruxelles, dove ci sono Pina Picierno, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Irene Tinagli e vari altri, pesano molto di più). Questa componente non riesce nemmeno a discutere, a ottenere una riunione della Direzione che non si riunisce da febbraio.

La componente riformista dunque non pesa negli atti parlamentari. Forse riesce a ottenere qualche posto nelle liste locali ma non ha un sindaco importante né un presidente di Regione. Non ha un leader dopo che Stefano Bonaccini si è progressivamente posto sotto l’albero schleiniano e questa è una questione che presto verrà affrontata. Il punto di riferimento fondamentale di Paolo Gentiloni c’è in spirito ma non in atto. La componente non pare coltivare particolari rapporti con Matteo Renzi e con Carlo Calenda, che pure spesso hanno le loro identiche posizioni come appunto sul riarmo europeo (tanto è vero che Madia ha votato a favore della mozione di Italia viva).

Il problema politico di quest’area è chiaro. Sovrastati dalla Schlein machine (il Nazareno è molto più tosto di quanto la cultura open di Elly lasciava presagire). Non si va né avanti né indietro e in questo senso Schlein può fregarsi le mani. Di fatto, i riformisti sono un po’ in mezzo al guado. Non intendono regalare il partito alla segretaria e per adesso non sembrano avere l’intenzione di andarsene, anche se c’è chi considera l’ipotesi di andare a costruire qualcosa di diverso, nella prospettiva di fare un nuovo Pd da un’altra parte.

Bisogna dire che non è colpa loro se sul Pd si è affermata una torsione radicale in competizione-alleanza con il populismo di Giuseppe Conte: è un segno di questo tempo che spinge a estremizzare le posizioni. E contrastarle non è facile. C’è però un po’ di movimento. A partire da questa iniziativa di Picierno a Ventotene, dove parlerà oggi pomeriggio Gentiloni. Tre giornate con ospiti internazionali importanti. Da qui nascerà una Fondazione che intende raccogliere questa spinta democratica, libertaria e europeista per fare qualcosa di strutturato e permanente. Una Fondazione non è un partito, ma un soggetto politico, sì.

Nelle prossime settimane ci saranno le votazioni nelle varie Regioni, e finalmente ci sarà la Direzione. Potrebbe esserci un confronto a brutto muso con la segretaria, ma questo dipenderà anche dai risultati elettorali. Il tempo non è molto. Non si può reggere per molto in mezzo al guado. Il tempo delle scelte sta arrivando. Bisogna muoversi in fretta perché forse gli elettori riformisti che ancora votano Pd non meritano questa inerzia. Renzi e Calenda possono restare le sole opzioni, se non si fa niente.

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Redazione Redazione Eventi e News