Il valore costituzionale dell’ambiente, spiegato dalla Corte di Cassazione

La sentenza n. 24717 del 7 luglio 2025 della Corte di Cassazione costituisce un importante punto di riferimento nella giurisprudenza italiana in materia di diritto ambientale e responsabilità penale. Questa pronuncia si colloca in un contesto normativo in continua evoluzione, caratterizzato da un crescente impegno nella tutela dell’ambiente e da un rafforzamento delle norme penali connesse. La Corte è stata chiamata a pronunciarsi sul ricorso di un soggetto, accusato di abusiva produzione di emissioni in atmosfera ai sensi dell’articolo 279 del D.Lgs. n. 152/2006. Il Tribunale di Catanzaro, con sentenza del dicembre 2024, aveva assolto l’imputato applicando l’articolo 131-bis c.p., che consente l’esclusione della punibilità per fatti di particolare tenuità. Tuttavia, la Cassazione ha annullato tale decisione, affermando che le violazioni delle norme ambientali costituiscono reato anche se motivate da esigenze straordinarie o di pubblica utilità.
La Corte ha ribadito che il principio di legalità impone il rispetto assoluto delle norme poste a tutela dell’ambiente. Non è ammessa alcuna eccezione fondata su presunte urgenze o necessità di interesse pubblico. La tutela dell’ambiente, secondo la Cassazione, non è un valore negoziabile: essa rappresenta un limite invalicabile per le azioni sia dei cittadini sia delle imprese. La sentenza conferma inoltre la centralità della protezione ambientale come valore costituzionale, rafforzata dalla legge costituzionale n. 1 del 2022, che ha inserito la salvaguardia dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i principi fondamentali della Carta. Tale riconoscimento costituzionale impone che qualsiasi attività economica o intervento pubblico rispetti rigorosamente i parametri di tutela ambientale, senza possibilità di deroghe.
Un altro principio fondamentale riaffermato dalla Corte riguarda l’inapplicabilità dell’articolo 131-bis c.p. alle violazioni ambientali. Le violazioni delle norme a tutela dell’ambiente non possono essere considerate di scarsa rilevanza, poiché hanno effetti potenzialmente gravi e duraturi sul territorio, sulla salute pubblica e sulla biodiversità. La Cassazione ha chiarito che la rilevanza penale di tali condotte non può essere minimizzata, evidenziando come la protezione dell’ambiente richieda misure preventive e sanzionatorie efficaci, capaci di dissuadere comportamenti illeciti. Questo principio rappresenta un richiamo diretto alle imprese affinché adottino modelli organizzativi e gestionali idonei a prevenire il rischio di reati ambientali, in linea con le previsioni del D.Lgs. 231/2001.
La sentenza ha importanti implicazioni pratiche: essa rafforza la necessità di un impegno concreto da parte delle imprese nella gestione delle proprie attività in conformità alle normative ambientali, promuovendo la cultura della sostenibilità e della responsabilità sociale. La Corte evidenzia come la prevenzione dei reati ambientali non possa essere affidata al caso o alla buona volontà dei dirigenti aziendali, ma richieda sistemi organizzativi strutturati, formazione continua del personale e procedure operative dettagliate. Inoltre, la pronuncia si inserisce in un contesto europeo più ampio, coerente con i principi di prevenzione dell’inquinamento e di responsabilità delle imprese sanciti dalla normativa comunitaria. La sentenza rafforza il principio secondo cui chi produce danno all’ambiente deve risponderne pienamente, in armonia con la regola “chi inquina paga”.
In definitiva, la sentenza n. 24717/2025 rappresenta un passo fondamentale nel consolidamento della tutela ambientale in Italia. Essa riafferma con chiarezza che l’ambiente è un bene giuridico fondamentale e che la sua protezione non può essere subordinata a necessità contingenti. La pronuncia sottolinea l’importanza della responsabilità penale e amministrativa, richiamando imprese e cittadini a comportamenti proattivi e rispettosi delle normative. In questo modo, la Corte contribuisce a costruire un quadro normativo e giurisprudenziale coerente con la sostenibilità e con la prevenzione dei rischi ambientali, consolidando la consapevolezza che la protezione dell’ambiente non è solo un obbligo giuridico, ma una responsabilità collettiva fondamentale per la salvaguardia del territorio e del futuro delle generazioni.
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