Incendi boschivi in Italia: 115 km² di foreste in fumo nel 2025

L’Italia ha vissuto un’altra stagione di incendi drammatica, segnando uno dei peggiori bilanci degli ultimi quattro anni. Tra il 1° gennaio e il 15 settembre 2025 sono stati rilevati circa 1600 grandi incendi boschivi che hanno devastato quasi 890 km² di territorio, colpendo duramente gli ecosistemi forestali. I dati di Ispra, elaborati insieme al sistema europeo European forest fire information system (Effis), mostrano un quadro preoccupante: le foreste hanno subito danni ingenti, con 115 km² di aree boschive andati in fumo, pari al 13% del totale incendiato. Questa superficie comprende in particolare 54 km2 di macchia mediterranea, boschi di leccio e sughera, 33 km2 di boschi di querce, 23 km2 di foreste di conifere e 5 km2 di superfici arboree non classificate.
Il 39% delle superfici forestali bruciate nella stagione incendi 2025 si trovava in aree protette, spesso parte integrante della rete Natura 2000.
Il peso della stagione incendi si è concentrato nel Sud Italia. Sicilia, Calabria, Puglia e Campania da sole hanno contribuito per l’85% delle superfici totali percorse dal fuoco. La Sicilia, con 480 km² bruciati, è la regione più colpita, con la provincia di Agrigento che ha perso 171 km², quasi un quinto del totale nazionale. In Calabria, gli incendi hanno devastato 143 km², con la provincia di Cosenza al primo posto per superficie forestale compromessa, pari a 13 km². In Puglia i roghi hanno interessato 81 km², mentre in Campania, su 58 km² di superfici bruciate, 18 km² erano ecosistemi forestali.
Gli episodi più gravi mostrano quanto la crisi incendi non sia solo una questione di numeri, ma tocchi anche aree di elevato valore ecologico e paesaggistico. A Trapani, il 20 luglio, le fiamme hanno travolto 55 km² di superfici naturali nei comuni di Buseto Palizzolo, Castellammare del Golfo, Custonaci e San Vito Lo Capo, lambendo e in parte distruggendo siti Natura 2000 come Monte Cofano, Monte Sparagio e la riserva dello Zingaro. Nelle province di Enna e Caltanissetta, tra fine luglio e metà agosto, sono andati in fumo 11 km² di foreste, comprese aree tutelate della rete Natura 2000. Non è andata meglio sul Vesuvio: tra il 5 e il 12 agosto un incendio ha colpito 8 km², di cui 3 km² erano foreste, all’interno del Parco Nazionale e di altri siti protetti.
Questa geografia delle fiamme mette in evidenza la fragilità del patrimonio forestale italiano. Nonostante le foreste rappresentino una quota relativamente ridotta della superficie incendiata rispetto a praterie e arbusteti, il loro valore ecologico è incomparabile. In molte aree, i roghi hanno distrutto habitat già vulnerabili, riducendo la biodiversità e compromettendo la capacità di rigenerazione naturale. La concentrazione degli incendi in zone protette rende la stagione 2025 ancora più drammatica, segnando la perdita di ecosistemi già sottoposti a vincoli di tutela.
L’Italia, ancora una volta, si trova a fare i conti con un clima che amplifica i rischi e con una gestione del territorio che fatica a garantire prevenzione e resilienza. La stagione incendi 2025 non è solo un bilancio di ettari bruciati: è il segnale di un patrimonio naturale che rischia di perdere, anno dopo anno, la sua capacità di resistere e rigenerarsi.
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