Indagini in corso sullo strano caso del furto in gioielleria a Varese


Probabilmente italianissimo, ben vestito e persino con un tocco distinto: sono i segni particolari del rapinatore vecchio stile. Gli investigatori non pensavano di imbattersi, dopo così tanti anni, in un colpo dallo stampo ormai superato, di quelli che nei negozi della città giardino non si vedevano da almeno trent’anni.
Un uomo che entra in giacca e cravatta, suonando il campanello della gioielleria a volto scoperto, se da un lato rischia di essere riconosciuto, dall’altro ottiene il vantaggio di non destare sospetti immediati. E così è stato: la doppia porta di sicurezza della gioielleria Fiocco, in corso Matteotti a Varese, è stata aggirata e il malvivente, una volta dentro, ha estratto una pistola che ha subito intimorito la commessa presente. La donna, sotto minaccia, ha aperto la cassaforte consegnando al rapinatore il bottino.
Sul valore del colpo, per il momento, non ci sono elementi certi. La Squadra Mobile di Varese, che procede d’ufficio vista la gravità del reato, attende ancora l’elenco dettagliato dei preziosi sottratti, che solo i titolari potranno fornire.
Le modalità dell’azione fanno riflettere: il centro storico di Varese è stato più volte teatro di furti o rapine, spesso con caratteristiche diverse, che vanno dalla rapina impropria – un furto aggravato da una spinta o uno schiaffo – fino alle spaccate in grande stile ai danni delle boutique di lusso. Un colpo così, invece, a volto scoperto e con un atteggiamento quasi “d’antan”, lascia supporre una pianificazione accurata, non casuale, che sfrutta l’effetto sorpresa e la scarsa prevedibilità di un simile approccio.
Non si esclude, dunque, che possa trattarsi di un rapinatore professionista in trasferta: bottino in tasca, pistola sparita, mescolato in pochi istanti tra residenti a passeggio e impiegati sotto i portici fino a dileguarsi nelle stradine del cuore varesino.
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