Infarto: scoperto un fattore insospettato che può contribuire a scatenarlo

Gli attacchi di cuore restano tra le principali cause di morte al mondo. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2022 le malattie cardiovascolari hanno causato circa 19,8 milioni di decessi, con l’85% dei casi dovuti a infarti e ictus.
Ora, una ricerca recentemente pubblicata sul Journal of the American Heart Association suggerisce che alcuni batteri, presenti abitualmente nella bocca e nella gola, potrebbero contribuire alla formazione o alla rottura delle placche arteriose che bloccano il flusso sanguigno verso il cuore.
Cosa accade durante un infarto
L’infarto, o infarto miocardico, si verifica quando il sangue non riesce a raggiungere correttamente il muscolo cardiaco a causa di un’ostruzione nelle arterie coronarie. Questo blocco può avere diverse origini: la formazione di coaguli, spasmi delle arterie o l’accumulo di placca aterosclerotica composta da colesterolo, grassi e altre sostanze.
Negli ultimi anni la scienza ha posto l’accento sul ruolo dell’infiammazione nella progressione dell’aterosclerosi. L’ipotesi che infezioni batteriche possano alimentare questo processo non è nuova, ma era stata accantonata dopo vari tentativi falliti di curare i pazienti con antibiotici a lungo termine. Oggi, grazie a nuove tecniche molecolari, l’ipotesi torna d’attualità.
Lo studio
A guidare la nuova ricerca è stato il professor Pekka J. Karhunen, docente alla Facoltà di Medicina e Tecnologia della Salute dell’Università di Tampere, in Finlandia.
Gli studiosi hanno analizzato campioni di placca coronarica prelevati da 121 persone decedute improvvisamente per arresto cardiaco e da altri 96 pazienti sottoposti a un intervento di rimozione chirurgica della placca.
I risultati hanno evidenziato con frequenza la presenza di Streptococchi del gruppo viridans, batteri comunemente localizzati nella bocca e nella placca dentale. Secondo i ricercatori, questi microrganismi potrebbero avere un ruolo chiave nell’innescare infiammazione e instabilità nelle placche arteriose.
Il viaggio del batteri dal cavo orale alle arterie
Gli streptococchi viridans sono noti per colonizzare i denti e partecipare alla formazione della placca dentale, un biofilm protetto che di norma non rappresenta una minaccia. Tuttavia, in particolari condizioni, questi batteri possono penetrare nel circolo sanguigno e raggiungere le arterie.
All’interno delle placche aterosclerotiche, la loro presenza può alimentare processi infiammatori capaci di indebolire le pareti delle arterie. Quando la placca si rompe, il sangue coagula attorno a quella lesione, formando un trombo che può interrompere bruscamente il flusso verso il cuore.
Karhunen ha spiegato che la ricerca sta indagando anche se il fenomeno di calcificazione del biofilm batterico, noto nei denti, possa avere un ruolo nella calcificazione delle arterie coronarie.
Una conferma dell’importanza dell’infiammazione
Il cardiologo Sergiu Darabant, del Miami Cardiac & Vascular Institute, non coinvolto nello studio, ha commentato che i risultati non sorprendono ma aggiungono “un tassello fondamentale al puzzle”.
Da tempo si sospetta che l’infiammazione giochi un ruolo decisivo nella formazione e nella rottura delle placche. Se i batteri orali contribuiscono a questo processo, si apre la possibilità di nuove terapie preventive che vadano oltre i classici farmaci per colesterolo, pressione o diabete.
Nonostante l’interesse suscitato, alcuni esperti invitano alla prudenza. Yu-Ming Ni, cardiologo e lipidologo in California, ha sottolineato che i dati attuali mostrano una correlazione, ma non dimostrano un rapporto di causa-effetto diretto.
Secondo Ni, servono ulteriori ricerche per capire se la presenza dei batteri sia davvero un fattore scatenante dell’infarto o piuttosto una conseguenza dei processi che portano alla formazione delle placche.
Dobbiamo preoccuparci?
Gli streptococchi del gruppo viridans non sono patogeni aggressivi nella maggior parte dei casi. Anzi, convivono abitualmente con l’organismo umano nella bocca, nelle vie respiratorie e nel tratto gastrointestinale, contribuendo all’equilibrio dell’ecosistema microbico.
Il problema nasce quando questi batteri entrano in circolo, ad esempio a causa di infezioni dentali non curate, e raggiungono organi sensibili come il cuore. In tali situazioni possono provocare infezioni gravi, tra cui l’endocardite, un’infiammazione delle valvole cardiache.
L’igiene orale come arma di prevenzione
Uno dei messaggi più concreti che emergono da questo studio riguarda l’importanza della salute orale. Mantenere una corretta igiene dentale e trattare tempestivamente le infezioni della bocca non è solo una questione estetica, ma può avere ripercussioni dirette sulla salute cardiovascolare.
Brett A. Sealove, cardiologo presso la Hackensack Meridian Jersey Shore University Medical Center, sottolinea come la connessione tra salute orale e sistemica sia ormai supportata da numerose evidenze. Lavaggi regolari, visite odontoiatriche e trattamenti tempestivi delle infezioni dentali possono ridurre il rischio che i batteri entrino nel flusso sanguigno.
Vaccini e prospettive future
Al momento non esiste un vaccino contro gli streptococchi viridans. Alcuni ricercatori ipotizzano che in futuro si possa sviluppare un’immunizzazione mirata per ridurre il rischio di biofilm batterici nelle arterie. Tuttavia, la strada è ancora lunga e complessa.
Nel frattempo, gli specialisti raccomandano di trattare rapidamente eventuali infezioni, in particolare quelle dentali, e di seguire le vaccinazioni già disponibili contro malattie respiratorie come influenza e Covid-19, che possono anch’esse aumentare il rischio cardiovascolare.
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