Inflazione, le previsioni restano invariate e la BCE opta per la pausa sui tassi

Bruxelles – La valutazione sulle prospettive dell’andamento dell’inflazione “resta pressoché invariata”, e questo dunque non giustifica un taglio del costo del denaro. Il consiglio direttivo della Banca centrale europea opta dunque per una pausa, e lascia invariati i tassi di interesse. Rispetto alla situazione di luglio, dunque non cambia molto: permangono incertezze nonostante l’intesa UE-USA sui dazi, e in generale a Francoforte non si vedono, al momento, né miglioramento né peggioramenti della situazione economica. Si sceglie quindi la via dell’attesa e della prudenza, esattamente come nella seduta di fine luglio.
Il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale resta dunque al 2 per cento, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali rimane al 2,15 per cento, e il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale è confermato al 2,40 per cento. Quale sarà il livello dei tassi sarà da vedere sulla base del generale andamento della situazione.
La presidente della BCE, Christine Lagarde, ribadisce ancora una volta che l’istituzione da lei guidata “non è vincolata a un particolare percorso dei tassi”, e che le decisioni continueranno a essere prese “volta per volta” sulla base della “valutazione delle prospettive di inflazione e dei rischi a esse associati, considerati i nuovi dati economici e finanziari”.
Intanto gli esperti della Banca centrale europea tracciano un quadro dell’inflazione simile a quello prodotto a giugno: ora l’inflazione attesa è 2,1 per cento nel 2025, all’1,7 per cento nel 2026 e all’1,9 per cento nel 2027. In sostanza l’obiettivo del 2 per cento a medio termine viene visto come assicurato, ma l’assenza di segnali migliorativi induce a restare su ‘chi va là’. “Gli accordi commerciali hanno in qualche misura ridotto l’incertezza, ma l’impatto globale di questi accordi sarà chiaro solo nel corso del tempo“, sottolinea Lagarde in relazione agli accordi sui dazi. A cui aggiunge una postilla: “An nuovo peggioramento delle relazioni commerciali potrebbe ulteriormente frenare le esportazioni e trascinare verso il basso gli investimenti e i consumi”.
In questo quadro tutto sommato imprevedibile diventa ancora più imperativo “rafforzare l’eurozona e la sua economia”, che non significa solo riforme strutturali e politiche di bilancio prudenti e volte a risanamenti de conti e stabilità. Vuol dire, sottolinea Lagarde, che “a un anno dalla pubblicazione del rapporto di Mario Draghi sul futuro della competitività europea, resta essenziale dare seguito alle sue raccomandazioni con ulteriori azioni concrete e accelerarne l’attuazione“.
La presidente della BCE vuole mettere in chiaro qual è la situazione. “Continuiamo a trovarci in una buona posizione”, ma se si considera l’andamento del costo della vita, “il processo disinflazionistico è finito“, e l’espansione economica è limitata. “Si prevede che tariffe doganali più elevate, un euro più forte e una maggiore concorrenza globale freneranno la crescita per il resto dell’anno“. Allo stesso tempo, continua Lagarde, “l’effetto di questi fattori negativi sulla crescita dovrebbe attenuarsi il prossimo anno”.
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