Intervista con Salvatore Marino, direttore artistico del Vertical Movie Festival: “L’arte ha il compito di andare controcorrente”

“Ci occupiamo di cinema verticale dal 2017, il festival non è nato da presupposti stilistici, ma sulla base di dati”. Salvatore Marino, apprezzato e trasversale attore con una solida carriera alle spalle, è il direttore artistico del Vertical Movie Festival, giunto all’ottava edizione, che si terrà a Grottaferrata (Roma) dal 15 al 17 ottobre.
Il primo festival internazionale di audiovisivi in formato verticale 9/16 accoglie opere da ogni angolo del globo. Al centro del racconto c’è sempre il tema del Green, un impegno concreto per la sostenibilità e l’ambiente, che si dipana attraverso le diverse sezioni in concorso.
L’obiettivo è dare spazio a visioni originali, a sceneggiature innovative, a regie sorprendenti e a montaggi che ridefiniscono le regole. A questo si aggiunge la sezione Vertical Voices, uno spazio dedicato alle storie che ribaltano le prospettive e danno voce a chi troppo spesso rimane ai margini.
In questa intervista Salvatore Marino ci ha parlato delle novità del Vertical Movie Festival, ma anche dei prossimi progetti teatrali, regalandoci infine un sentito ricordo di Gigi Proietti.
Salvatore, quali saranno le novità di questa ottava edizione del Vertical Movie Festival, di cui è direttore artistico?
“Quest’anno ai vincitori verrà consegnato un premio biodegradabile che nel caso in cui dovesse andare perso non inquina ma si scioglie con gli elementi della natura. Se però viene conservato in luoghi sani e riparati dura nel tempo. Raffigura una giraffa, stampata in 3D con polimeri vegetali e simboleggia la verticalità e anche la natura, visto che il cuore pulsante del Festival è il green, con un’attenzione particolare alla sostenibilità, alle energie rinnovabili, a tutto ciò che riguarda il nostro pianeta”.
All’interno del Festival c’è anche una sezione che si chiama Vertical Voices che dà voce a quelle storie che altrimenti resterebbero ai margini, alle opere sulla diversità, sui diritti umani…
“E’ nata quest’anno in collaborazione con Città Metropolitana di Roma Capitale, di concerto con la consigliera Tiziana Biolghini che si occupa di questi argomenti. Abbiamo creato una sezione che raccoglie delle opere che raccontano storie di realtà legate a quel segmento della stratificazione sociale che spesso rimane un po’ ai margini”.
C’è anche una sezione di opere realizzate con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, a suo parere quanto potrebbe essere utile al cinema?
“Stiamo vivendo un’altra pietra miliare di un cambio epocale, esattamente come negli anni Novanta fu una rivoluzione poter mandare con il computer una email che due secondi dopo può essere letta da una persona che abita dall’altra parte del mondo. L’avvento dell’intelligenza artificiale sta marcando il passo e deve essere utilizzata come un ausilio, come un servizio offerto dalla tecnologia, non deve sostituire l’uomo. Dobbiamo soltanto capire come sfruttarla al meglio e con parsimonia. L’intelligenza artificiale di fatto sta cambiando il cinema da un anno e mezzo, purtroppo molti doppiatori sono con la valigia in mano e rischiano di essere licenziati. La Paramount sta anche pensando di distribuire due opere il prossimo anno avendo in partenza le versioni con le diverse dizioni, per cui un attore con la sua voce parlerà tutte le lingue del mondo con un labiale perfetto. Bisogna dunque capire come regolarci. L’incidenza dell’intelligenza artificiale sul cinema è pesante, soprattutto nella post produzione, negli effetti speciali, quindi il dibattito è acceso perchè c’è il rischio che alcuni reparti chiudano e molte persone restino senza lavoro”.
Il Vertical Movie Festival è partito da un’idea controcorrente, quella della verticalità nel cinema, quanto è importante oggi andare controcorrente e non omologarsi a ciò che viene imposto?
“Questo è lo sforzo che si deve fare sempre, l’arte ha il compito di creare dei cortocircuiti per evitare che si appiattisca l’offerta artistica e non solo. Andare controcorrente significa riuscire a percepire nell’aria qualcosa che accadrà in futuro, anche in quello immediato. Nel caso del cinema verticale, di cui noi ci occupiamo da otto anni, il festival non è nato da presupposti stilistici, ma sulla base di dati. Lavorando per una decina di anni con Rai 2 per “I Fatti Vostri” e occupandomi di web anche per “Propaganda Live” su La7, andavo a dragare internet per trovare dei filmati curiosi, divertenti, tipo quelli che propone Striscia la notizia, e ne abbiamo raccolti quarantacinquemila. Mettendo in ordine per argomento quest’archivio è uscito che il 70% erano in formato verticale. Essendo una percentuale bulgara abbiamo fatto delle ricerche che hanno confermato i dati. A quel punto abbiamo deciso di dare vita a questo festival quando ancora non c’era Tik Tok. Oggi l’audiovisivo in rete utilizza per il 92-93% i video verticali e le opere che vengono presentate al Vertical Movie Festival mostrano che i giovani sono molto predisposti a raccontare storie attraverso questo formato. Si parla ovviamente di opere pensate per essere fruite su un dispositivo mobile che può essere un tablet messo in verticale o uno smartphone e non per essere viste in televisione o al cinema”.
In quali progetti teatrali sarà prossimamente impegnato?
“Da aprile 2026 riprendiamo “A spasso con Daisy” che ha avuto degli esiti felicissimi. Abbiamo fatto quasi quattrocento repliche e continueremo a portarlo in scena in tutta Italia. E’ la versione teatrale da cui è tratto l’omonimo film pluripremiato, interpretato da Morgan Freeman e Jessica Tandy. Sono in scena con Milena Vukotic che interpreta Daisy e con Maximilian Nisi che dà il volto a Boolie. Io vesto invece i panni dell’autista Hoke. E’ uno spettacolo delizioso che ci ha dato grandi soddisfazioni”.
Tra Hoke, questo autista di colore da lei interpretato, e Daisy si crea un’amicizia speciale che permette loro di superare le diffidenze, le differenze e anche la paura del “diverso” …
“E’ un argomento fondamentale che riguarda da sempre l’uomo il fatto di riuscire a capire che le relazioni tra le persone devono essere sincere. E’ un testo che, partendo da un presupposto di contrapposizione tra la comunità ebraica e quella afroamericana, ci ricorda che quando si ha paura del prossimo bisogna frequentarlo per far sì che questo timore svanisca. Ci sono tante comunità straniere in Italia e si sentono spesso frasi come “gli stranieri rubano il lavoro agli italiani, portano le malattie, dovrebbero tornare a casa loro”. In realtà questa è soltanto una narrazione politica utilizzata per la gestione delle masse. Invece bisogna far capire che gli stranieri che sono residenti nel territorio italiano sono assolutamente persone come noi e attraverso la frequentazione si scopre che hanno gli stessi problemi e le stesse esigenze di tutti. Nessuno ad esempio vuole la guerra. Nello spettacolo Hoke e Daisy, che all’inizio non riescono ad entrare in connessione tra di loro, hanno modo con il tempo di conoscersi, di rispettarsi e da lì nasce un’amicizia. E’ quello che dovrebbe accadere sempre nelle relazioni con gli altri”.
Tra i tanti progetti per la tv, il cinema e il teatro in cui ha recitato c’è anche la serie “Villa Arzilla” con la regia di Gigi Proietti. Che ricordo conserva del Maestro?
“Gigi è stato il padre artistico mio e di tutti quelli che hanno frequentato il suo laboratorio. Era una persona estremamente generosa, ci sentivamo magari tre o quattro volte l’anno e voleva sapere che cosa stessi facendo, perché era anche foriero di consigli e voleva che i suoi allievi facessero bella figura sul palco. Gigi era sempre disponibile, voleva leggere i copioni, ci dava delle idee, ed è stato un grande maestro. Quando diresse “Villa Arzilla”, in cui recitava c’era il gotha del teatro, da Ernesto Calindri a Giustino Durano, da Caterina Boratto, che era una star degli anni Quaranta, a Marisa Merlini, tutti pendevano dalle sue labbra in quanto era anche un regista straordinario. La sua scomparsa è stata una grossa perdita”.
di Francesca Monti
Si ringrazia Patrizia Simonetti
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