Kering, parte oggi l’era de Meo. Si attende la nomina di Bellettini alla guida di Gucci

È alle porte la nuova era di Kering. Prende il via oggi, 15 settembre, il mandato di Luca de Meo come nuovo CEO dopo il benestare del consiglio d’amministrazione ricevuto in occasione dell’assemblea generale di martedì scorso. La nomina del manager, quasi un plebiscito, è stata approvata con il 98,97% dei voti.
Ma potrebbe non essere l’unica nell’ambito di un cambio della guardia che vede il player rimettersi a un manager che vanta un’inedita estraneità al mondo del lusso in senso stretto. Guardando più da vicino alla maison ammiraglia – sebbene ormai da tempo sofferente – di casa Kering, Gucci è al centro di un altro imminente valzer di poltrone: sono infatti ormai insistenti i rumors sulla possibile uscita di Stefano Cantino dalla poltrona di CEO, dove era stato chiamato meno di un anno fa.
A sostituirlo dovrebbe essere Francesca Bellettini, già figura apicale tra i ranghi di Kering nel ruolo di deputy CEO nonché responsabile dello sviluppo e del coordinamento degli amministratori delegati di tutte le maison del gruppo. L’attesa è proprio per la giornata di oggi, in cui de Meo dovrebbe prendere la parola a suggellare l’inizio del proprio mandato. La nomina della Bellettini dovrebbe semplificare la linea di comando e si abbinerebbe, come anticipato da Miss Tweed, all’incarico di Jean-Marc Duplaix come nuovo COO del gruppo.
Si preannuncia, dunque, un periodo denso di cambiamenti e rivoluzioni sotto l’egida di de Meo: solo pochi giorni fa, all’indomani dell’assemblea generale che ha visto la conferma del nuovo CEO, la società ha diramato una nota che annunciava una modifica, in seguito un accordo congiunto tra le parti, nel deal con Mayoola stipulato nel 2023 in occasione dell’acquisizione da parte di Kering di una partecipazione del 30% in Valentino per 1,7 miliardi di dollari. Secondo quanto ora stabilito, l’attuale assetto proprietario della casa di moda romana non subirà variazioni prima del 2028.
La nomina di Bellettini rappresenterebbe, dunque, la seconda e cruciale decisione presa da de Meo, che quasi una settimana fa ha promesso di voler far partire il suo piano di rilancio per il gruppo francese del lusso entro la fine dell’anno.
In realtà il manager ha già lavorato intensamente dietro le quinte dallo scorso giugno, quando Kering aveva annunciato che che l’ex Renault sarebbe succeduto nel ruolo di AD a François-Henri Pinault, il quale avrebbe mantenuto solo il ruolo di presidente nell’ambito di una struttura di governance del tutto rinnovata.
“Non spetta all’azienda adattarsi alla famiglia che la controlla, spetta alla famiglia adattarsi alle esigenze dell’azienda. È il momento giusto per Kering di avere un nuovo CEO, di avere una nuova prospettiva, una nuova visione”. Con queste parole, dette a Wwd, si era espresso proprio il patron del colosso, contestualizzando un’investitura che è più di una nomina, per una società al momento finanziariamente e strategicamente esposta come Kering.
Un punto di svolta ampiamente dibattuto negli ultimi mesi da investitori e addetti ai lavori, per via dell’alterità un manager che è un vero e proprio outsider del lusso: de Meo è infatti a tutti gli effetti un veterano dell’universo automotive, con una carriera iniziata in Renault nel 1992, a cui era poi tornato nel 2020 dopo essere passato per Toyota Europe, Fiat e Volkswagen. Proprio in Renault il suo ruolo ha coinciso con l’era della ristrutturazione, significando riduzione dei costi e riorganizzazione strategica.
Un ruolo chiave, dunque, che gli è evidentemente valso l’ingresso dalla porta principale nel dorato comparto luxury, il quale non si è lasciato spaventare dalla sua estraneità al settore. Quella stessa estraneità rappresenta proprio il nodo nevralgico della sua nomina: è il segno che serve ormai una visione non condizionata da consolidati vizi di forma? E, ancora, incarna una tendenza, quella di guardare fuori anziché dentro i confini del settore per risolverne la crisi o rappresenta invece un unicum legato alla necessità di risanamento dei conti?
Le valutazioni sui risultati di una nomina così disruptive andranno rimandate, ma intanto analisti e mercati sembrano fiduciosi. “Kering con de Meo sembra avere fatto una scelta di campo coraggiosa – aveva commentato a Pambianco Magazine Luca Solca, global luxury goods analyst per Bernstein – cercando il migliore talento anche al di fuori del settore. Tenere la famiglia al vertice dell’azienda non è necessariamente una garanzia di successo”.
E ancora Bernstein definisce “irregolare” la traiettoria al momento seguita dal colosso, nel suo report ‘Kering: Playing the yo-yo’: il titolo del player avrebbe infatti guadagnato già +50% dai minimi recenti, senza che però si siano ancora visti segnali concreti di miglioramento operativo.
Un trend che non è nuovo secondo la società di consulenza, e già ravvisato negli ultimi dieci anni in marchi come Prada, Burberry, Ferragamo e Tod’s, i quali hanno altalenato tra cicli di entusiasmo e raffreddamento.
Al momento, quello degli investitori è più che altro un ‘atto di fede’: la nomina di de Meo, sottolinea il report, è sicuramente incoraggiante, così come la nomina di Demna al timone creativo di Gucci, ma si tratta ancora di una “scommessa”, nella speranza che de Meo “agisca subito e con decisioni importanti prese nella giusta direzione”.
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